“L’ispirazione del cardinale Bassetti sulla scorta di Giorgio La Pira, a cui il Papa ha dato un grande seguito, sta travalicando i confini dell’Italia”. A rivelarlo al Sir è mons. Antonino Raspanti, vicepresidente della Cei, illustrando l’incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo in programma dal 23 al 27 febbraio. Tra i possibili obiettivi concreti: una Carta di intenti comune tra vescovi e sindaci che si affacciano sul Mare Nostrum e l’istituzione di un Consiglio dei giovani del Mediterraneo.
Manca meno di un mese all’incontro di Firenze: a che punto è la preparazione, e quale la risposta dei vescovi?
Per quanto riguarda l’incontro dei vescovi, abbiamo predisposto contenutisticamente tutto: argomenti, suddivisioni dei temi, programmi e i tempi di discussione. Anche la logistica è ben definita, mentre è ancora in via di definizione – vista l’attuale situazione sanitaria – l’adesione dei partecipanti, con le oscillazioni di alcuni numeri. Per le giornate di sabato e domenica, ad esempio, abbiamo invitato tutti i vescovi italiani: finora hanno aderito al nostro invito circa 70 vescovi, un numero un po’ inferiore a quello di Bari perché rispetto a due anni fa, quando la pandemia era ancora all’inizio e non ne capivamo ancora bene la portata, ora la conosciamo meglio e c’è più paura. Sono quasi 60 i delegati, con uno o due rappresentanti per ogni circoscrizione ecclesiastica, a seconda delle dimensioni: tra di essi, anche alcuni laici esperti provenienti dalle Conferenze episcopali straniere. A questi vanno aggiunti i circa 30 membri del Comitato scientifico: ogni giorno, quindi, parteciperanno alle giornate di Firenze circa 90 persone, prima dei due giorni finali in cui la platea si estenderà in attesa del Santo Padre.
Per la seconda volta Papa Francesco sarà presente a questa iniziativa della Chiesa italiana sul Mediterraneo, che “obbliga i popoli e le culture alla prossimità”, come ha detto Francesco a Bari. Quale responsabilità comporta per le chiese che si affacciano sulle sponde del Mare Nostrum?
Come la volta scorsa a Bari, l’obiettivo è sempre quello di sviluppare la nostra comune appartenenza alla grande area del Mediterraneo. Finora, infatti, ci sono state le Conferenze episcopali europee, la Conferenza delle Chiese africane e quella delle Chiese orientali, ma non c’è ancora il senso della comune appartenenza delle Chiese al Mediterraneo, a causa di fratture e di confini molto netti.
Sviluppare la coscienza di un’appartenenza comune, cioè di una nuova soggettività ecclesiale non è qualcosa che si fa in due incontri: ci vuole tempo. Intanto, c’è il sentore che altre Conferenze episcopali – come quella francese – abbiano mostrato interesse per incontri simili a quelli che in queste due edizioni ha organizzato la Cei. Comincia a nascere l’idea di una circolarità. L’ispirazione del cardinale Bassetti sulla scorta di Giorgio La Pira, a cui il Papa ha dato un grande seguito, sta travalicando i confini dell’Italia.
Tutto ciò incrocia e si coniuga perfettamente con la sensibilità sinodale che Francesco vuole che la Chiesa assuma, non solo come modo di procedere e di lavorare, ma come coscienza ecclesiologica e teologica. E’ l’idea di “popolo di Dio” contenuta nella Lumen Gentium, che il Papa vuole che si traduca in una prassi sinodale consolidata. Il fatto che a Firenze le Chiese sorelle si consultino e dialoghino su temi comuni, con una collaborazione e un sostegno interni ed esterni, vuole andare proprio in questa direzione.
Tornando Lesbo cinque anni dopo il suo primo viaggio apostolico, Papa Francesco ha dipinto ancora una volta il Mediterraneo come “un cimitero senza lapidi”, invitando a scongiurare il “naufragio di civiltà”. Tra le novità di Firenze c’è il contemporaneo incontro con i sindaci: può essere l’occasione di una nuova alleanza tra Chiesa e politica, intesa come servizio al bene comune?
È un tentativo. Siamo grati al sindaco Dario Nardella per aver accolto questa intuizione, portandola avanti sulle sue spalle con la città di Firenze. Nelle giornate di giovedì e venerdì i sindaci lavoreranno tra di loro, così come faranno i vescovi a partire già da mercoledì, mentre sabato sarà la giornata in cui sindaci e vescovi lavoreranno insieme, prima di ritrovarsi il giorno successivo alla presenza del Papa.
I sindaci – sono 100 quelli invitati, ma ancora non ci sono dati definitivi sul numero effettivo delle adesioni – hanno accettato di lavorare sulle stesse tematiche dei vescovi, che hanno come filo conduttore il rapporto tra città e cittadinanza mediterranee, da due punti di vista diversi: ci sarà un tentativo di trovare qualche punto in comune, magari sottoscrivendo insieme una Carta di intenti con obiettivi semplici ma concreti.
C’è la volontà di farlo, segno che anche la sponda civile della città di Firenze, di impronta lapiriana, si mostra sensibile e non certo riluttante a queste tematiche. Ci vuole il dialogo interculturale nella quotidianità: non solo dalla sponda cristiana, ma anche chiedendosi quale ruolo possa giocare in esso la città, quale contributo possa dare e quale riconoscimento di diritti e doveri reciproci sia necessario, in una situazione caratterizzata ovunque dal pluralismo, ma con situazioni e accenti molto diversi da città a città.
Con quale bagaglio si augurerebbe di ripartire, dopo i giorni di Firenze?
Con la responsabilità di qualcosa di comune, qualcosa di semplice e di realizzabile insieme. Oltre alla conferma e all’ulteriore impulso dell’opera-segno della Caritas, realizzata a Bari con l’associazione Rondine-Cittadella della Pace, tra i progetti possibili c’è quello di
dare vita ad un Consiglio dei giovani del Mediterraneo,
sulla scia di alcune istituzioni che funzionano a Firenze già da decenni a favore della gioventù e della pace.