Siamo giunti ormai a Natale e, dopo un lungo tempo di preparazione con le sue difficoltà e le fatiche, ci siamo impegnati a percorrere il tratto di strada guidati dalla Parola di Dio. Il cammino non è stato semplice anche a causa del risveglio della pandemia. Le paure, le ansie, il bisogno quasi di voler esorcizzare con forza il virus, il contatto con il limite, l’esperienza del senso di impotenza, la ricerca affannosa di segni rassicuranti spesso non ci hanno permesso di alzare il capo, per scorgere la presenza del Signore, anche durante il cammino incerto.
Non è stato facile ricordare che Dio non viene mai meno alle sue promesse. L’insicurezza ci ha portato, a volte, a lasciare cadere per terra la sua Parola, a sperimentare che la fede in alcuni momenti è venuta meno. Mentre ci siamo sentiti soli in questo vagare sospeso, il Signore ci è venuto incontro con la Parola del profeta Isaia: “Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti raccoglierò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore” (Is 54,7-8).
Perché dubitare dell’amore eterno di Dio, quando tutto sembra venire meno, quando non si trovano punti di riferimento, quando ci si sente completamente spogliati di tutto, quando si interrompono le amicizie, quando si fa fatica a rimanere in relazione, quando non si ha un senso per vivere, quando ci si sente soli e abbandonati?
Eppure Dio manda il Figlio nella nostra storia che talvolta appare così indecifrabile, e affida all’umanità un Bimbo che non trova casa, che è in fasce, che si presenta fragile, che non si incarna con i segni regali:
è un Dio impotente per amore, il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro!
Andiamo anche noi verso la mangiatoia degli animali, non come spettatori ma come persone che sostano davanti ad un evento così semplice, umano, tenero, quello della nascita di un bimbo. Lasciamoci raggiungere dal silenzio che avvolge Gesù Bambino, il Figlio di Dio incarnato per noi. Rimaniamo nel silenzio adorante davanti a lui, per sentire nella nostra carne la presenza e la nostalgia di Dio.
Osserviamo la povertà, la fragilità, l’essenzialità di Gesù Bambino, portatore solo di tanto amore, e impariamo da lui a spogliarci di tutto, a fidarci dell’umanità che nel tempo si è dimostrata ostile anche con lui fino ad inchiodarlo sulla croce. Guardiamo l’azione del Padre che, nonostante le infedeltà dell’essere umano, con il dono del Figlio ha evidenziato ciò che c’è di buono in ogni vivente. Non si è lasciato bloccare dai limiti umani e con la nascita del Figlio ha voluto liberare in ciascuno la bellezza dell’umanità avvolta dal suo amore.
Il Padre ha voluto che il Figlio nascesse non nei grandi centri di comunicazione dove tutti si muovono, dove nessuno ascolta, né nei luoghi di potere, dove tutti cercano di essere importanti, di essere al centro, di apparire, ma lontano dai riflettori, in un luogo abitato dall’umiltà che ci fa cogliere ciò che conta veramente nella vita.
Il Natale ci chiede di invertire la marcia che porta al solipsismo, per camminare con ogni altro senza distinzione di persone, collaborando in questo modo con il Signore nella costruzione del Regno. Com’è faticoso vivere con gli altri lungo la circonferenza della vita, senza cercare il centro o rimanendo fuori, proprio come ci insegna la scelta di Dio che ha assunto la nostra carne per farsi uno di noi senza privilegi, senza casse di risonanza!
Eppure ci sono tante persone che, come i pastori, ancora oggi accolgono l’invito dell’angelo a lasciare i propri sogni fatui e ad andare a Betlemme per trovare un Bimbo, l’Emmanuele, che ci indica la strada della gratuità, che porta a vivere l’amore.
Non basta commuoverci davanti al Bambino Gesù. Egli ci invita a testimoniare una vita altra intrisa di carità che tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (cfr.1Cor 13,7), che non si consuma solo nel fare programmi, progetti, opere che, a volte, annullano la persona e le relazioni, mentre spengono l’esistenza. Ci insegna ad affidarci all’azione dello Spirito, a lasciarci guidare da lui nonostante le difficoltà che possiamo incontrare, a permettere a chi ci è vicino di aiutarci ad essere sempre più fedeli al Vangelo, perché appaia la grazia di Dio anche attraverso la nostra vita.
Ancora oggi l’angelo indirizza uomini e donne verso il Bambino Gesù, per imparare da lui a servire l’umanità, condividendo la sorte degli ultimi che spesso vivono ai margini della società, sotto un cielo stellato, al freddo della notte.
Fermiamoci davanti a Lui e impariamo a non chiudere il nostro cuore, per accogliere il dono della sua pace da condividere con i vicini e con i lontani e per portare la gioia del Natale.