Le celebrazioni per il centenario della nascita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, avvenuta il 7 dicembre del 1921, ci offrono la possibilità di toccare con mano quanto sia feconda e preziosa l’opera educativa della Chiesa che in ogni tempo e in ogni contesto, sotto l’azione della Sapienza divina, offre rinnovate ed efficaci proposte per la formazione delle nuove generazioni. Tra le molte iniziative promosse in questa circostanza è particolarmente significativa la raccolta e la pubblicazione del Magistero dei Pontefici e dei vescovi italiani indirizzato nel corso di un secolo di vita all’Ateneo fondato da p. Agostino Gemelli.
Esprimo viva gratitudine al confratello vescovo mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, per aver curato questa opera, che offre a tutti la possibilità di consultare una documentazione tanto vasta quanto ricca di contenuti. La quantità dei documenti magisteriali rivela la premura che la Chiesa ha riservato a questa istituzione accademica, accompagnandola con interventi puntuali e di grande valore fin dall’inizio e attraverso tutte le fasi del suo sviluppo. L’ampiezza e la qualità degli insegnamenti manifestano quanto sia rilevante per la Chiesa la missione educativa, in particolare l’impegno profuso per l’alta formazione scientifica e professionale in tutti i campi del sapere e dell’operare umano, formazione che consente ai giovani di mettere a frutto i doni ricevuti e di dare il loro contributo al bene comune.
Tale coinvolgimento dei Pontefici e dei vescovi italiani a fianco di una istituzione accademica ha certamente ragioni storiche, legate al complesso rapporto tra la Chiesa e la società italiana dopo l’unità d’Italia; nello stesso tempo, esso rappresenta una singolare prefigurazione di quanto poi emergerà chiaramente con il Concilio Vaticano II. Infatti, nella Dichiarazione sull’educazione cristiana “Gravissimum educationis”, le università cattoliche sono invitate a realizzare “una presenza pubblica, costante ed universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere la cultura superiore; inoltre questi istituti devono formare in tal guisa tutti i loro studenti, che essi diventino uomini veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo” (n. 10).
Nello straordinario sviluppo dell’Ateneo dei cattolici italiani si può vedere come il Magistero della Chiesa abbia svolto un ruolo di volta in volta di sostegno e di incoraggiamento, di guida e di orientamento, di stimolo culturale e di impulso evangelico.
L’Università Cattolica del S. Cuore è stata una vera palestra di elaborazione culturale, di formazione cristiana e di percorsi di santità,
di cui sono testimoni in particolare l’ispiratore, il beato Giuseppe Toniolo, la cofondatrice Armida Barelli, di cui è prossima la beatificazione, il venerabile Giuseppe Lazzati, i servi di Dio Ludovico Necchi e Giulio Salvadori.
La storia della “Cattolica” è un luminoso esempio di quanto sia efficace e fruttuosa l’alleanza tra la fede e la scienza, la teologia e i saperi, la dimensione spirituale e la razionalità.
Attraverso i testi raccolti in questo volume si può apprezzare un Magistero variegato, che si è espresso non tanto quale garante dottrinale della fede, quanto piuttosto come fermento per la ricerca della verità e per la promozione del dialogo con tutti e in ogni campo del sapere, al fine di contribuire a uno sviluppo pieno e integrale dell’umanità.
La peculiare storia dell’Università dei cattolici italiani, come ripetutamente affermato dai diversi Pontefici che ne hanno accompagnato la nascita e la crescita, da Benedetto XV fino ai nostri giorni, ha qualcosa di straordinario e di prodigioso. Nata nel travagliato periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, osteggiata da più parti e sempre alle prese con enormi difficoltà economiche o organizzative, essa ha saputo superare ogni ostacolo e allargare progressivamente il raggio della sua azione formativa e culturale, fino a diventare uno dei più importanti atenei cattolici in Europa e nel mondo. Una storia di cui è doveroso fare memoria, anche per esprimere gratitudine al Signore e a tutti coloro che, a partire dai fondatori, si sono spesi affinché fosse, nelle diverse epoche, un faro luminoso in grado di garantire la formazione cristiana e una qualificata presenza dei cattolici nella società.
Oggi, in modo particolare, è necessario fare tesoro di tutto il cammino compiuto per affrontare le sfide presenti e quelle del domani. È lo stesso Magistero, dedicato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ci invita ad osare per affrontare in modo profetico le grandi questioni in cui si dibatte oggi l’umanità.
Confortati dal cammino fatto e consapevoli che questo Ateneo e tutti gli atenei cattolici sgorgano “ex corde Ecclesiae”, dobbiamo saper guardare al futuro e al compito fondamentale che è affidato alle istituzioni accademiche, frontiera avanzata della missione della Chiesa. Come ho scritto nella Esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit”, occorre in primo luogo promuovere scelte concrete per il “rinnovamento e rilancio delle scuole e delle università ‘in uscita’ missionaria, quali: l’esperienza del kerygma, il dialogo a tutti i livelli, l’interdisciplinarietà e la transdisciplinarietà, la promozione della cultura dell’incontro, l’urgente necessità di ‘fare rete’ e l’opzione per gli ultimi, per coloro che la società scarta e getta via” (n. 222). Sono le indicazioni contenute in modo particolare nel Proemio della Costituzione apostolica “Veritatis gaudium “che costituisce la “magna carta” per il rinnovamento delle università e facoltà ecclesiastiche, ma offre importanti spunti anche per le università cattoliche.
In secondo luogo è fondamentale, ed è un compito specifico delle istituzioni accademiche cattoliche, sviluppare una nuova epistemologia, che consenta di integrare i saperi tradizionali e l’antropologia personalistica con le istanze del sapere contemporaneo e con le innovazioni nei diversi ambiti scientifici: dalle neuroscienze alla comunicazione digitale, dall’approccio quantistico e sistemico a un sapiente ed equilibrato utilizzo dell’intelligenza artificiale. “Non possiamo pensare a una nuova episteme di laboratorio, […] ma della vita sì. In questo orizzonte, l’università ha una coscienza, ma anche una forza intellettuale e morale la cui responsabilità va oltre la persona da educare e si estende alle necessità di tutta l’umanità” (Discorso ai partecipanti alla conferenza internazionale promossa dalla Fiuc “New frontiers for university leaders: the future of health and the university ecosystem”, 4 novembre 2019).
Imprescindibile è quindi il contributo richiesto alle università cattoliche, nel quadro del Patto educativo globale (cfr Messaggio del 12 settembre 2019). Esse infatti devono formare quanti sono chiamati a misurarsi con le inedite e, per molti versi, drammatiche criticità del nostro tempo. Anche grazie a tale contributo i giovani, con la loro intraprendenza, possono promuovere un’economia inclusiva e capace di superare ingiustizie e discriminazioni; favorire uno sviluppo sostenibile rispettoso della nostra casa comune; superare divisioni e pregiudizi per far crescere una società più fraterna e solidale; sostituire la cultura dello scarto e dell’indifferenza con quella dell’accoglienza e della corresponsabilità.
Ma per fare tutto questo occorre passare da uno studio “asettico”, che rischia l’astrazione e l’estraneazione, a
un sapere che sappia misurarsi costantemente con la realtà avendo sempre a cuore la verità, il bene comune e la carità.
Vorrei esprimere tutto questo parafrasando quanto scrivevo alla Pontificia Universidad Católica Argentina: “Non accontentatevi di una [cultura] da tavolino. Il vostro luogo di riflessione siano le frontiere. E non cadete nella tentazione di verniciarle, di profumarle, di aggiustarle un po’ e di addomesticarle. Anche i buoni [professori e studenti], come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini” (3 marzo 2015).
Invitando a tenere lo sguardo rivolto al Sacro Cuore di Gesù, nel quale “sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza” (Col 2,3), auguro alla vostra istituzione accademica di custodire viva la memoria di tutto l’affetto con cui la Chiesa l’ha generata e del ricco insegnamento con cui l’ha fatta crescere, per
affrontare con rinnovato slancio le sfide attuali, non meno impegnative di quelle passate.
Maria, Sede della Sapienza, ispiri, sostenga e protegga il cammino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, perché sappia guardare al futuro rimanendo fedele alle sue origini e alla sua identità, rinnovando con coraggio e creatività l’offerta formativa e mettendo le migliori energie a servizio della missione della Chiesa e di un ineludibile, cambiamento sociale.