Quest’anno, per la prima volta, la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) verrà celebrata nella solennità di Cristo Re dell’Universo, domenica 21 novembre. Dopo 35 anni la Gmg cambia collocazione e dalla Domenica delle Palme, per decisione di Papa Francesco, si trasferisce all’ultima domenica dell’anno liturgico. Ma questa sarà anche la prima Gmg post lockdown: è ancora vivo il ricordo della Gmg 2020 (5 aprile), priva di giovani, della benedizione delle Palme, di canti e di festa, con tutte le chiese chiuse a causa dell’emergenza Coronavirus. Nonostante le restrizioni furono molte le diocesi che celebrarono ugualmente la Giornata grazie all’uso delle tecnologie digitali. Dopo più di un anno lo scenario è totalmente diverso: le chiese locali hanno organizzato incontri e celebrazioni in vista di questo appuntamento che si inserisce nel cammino verso la Gmg internazionale di Lisbona del 2023. Papa Francesco nel suo messaggio per la XXXVI Gmg, dal tema “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!”, invita i giovani a meditare sulla conversione di San Paolo, che da “persecutore giustiziere” diventa “discepolo testimone”. Il Pontefice offre ai giovani alcune indicazioni concrete su come “alzarsi” e “diventare testimoni” nei confronti dei tanti coetanei che incontrano “sulle ‘vie di Damasco’ del nostro tempo”, tra le quali: “Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane”; “Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere”.
“Una felice coincidenza”. Indicazioni raccolte da don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg), per il quale l’invito ai giovani ad “alzarsi” è, dice al Sir, “una felice coincidenza”. “Questi quasi due anni di blocco causato dal Covid-19 – spiega il sacerdote – sono stati molto pesanti per i giovani che si sono visti sottrarre, nel pieno del loro percorso di studio, di scelte, non solo tempo prezioso ma anche la possibilità di fare esperienza di questo passaggio di vita stando in mezzo ai loro coetanei, rimanendo in relazione stretta – anche fisica – con gli altri.
È un tempo che nessuno restituirà a questi giovani. Non parlo solo del tempo, del sogno – questa è comunque un’età che non torna – ma del fatto che questo rallentamento influirà molto sulla loro vita”.
In questo senso, sottolinea il responsabile del Snpg, “il verbo ‘alzati’ va ad intercettare una situazione di vita reale dei giovani e il loro bisogno forte di riprendere in mano la vita. Alzarsi e ripartire”. Letta in questa prospettiva si può parlare di una
“Gmg della ripartenza, del riappropriarsi della propria vita”.
Valgono, ricorda don Falabretti, le parole di Papa Francesco: “Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero”.
Un monito anche per gli adulti. Inevitabile che la Gmg, con tutti i suoi significati, riguardi non solo i giovani ma interpelli anche il mondo degli adulti. “Rialzarsi”, per il sacerdote, “deve essere un monito anche per gli operatori pastorali per capire che la pastorale non è fine a se stessa, che non serve a ‘riempire’ iniziative ed eventi. La pastorale – sottolinea – è a servizio delle persone e del Vangelo. ‘Ridire’ oggi il Vangelo in questo tempo particolare è priorità assoluta. Dobbiamo rialzarci in modo nuovo, con una maggiore attenzione al fatto che l’annuncio è per l’uomo e che ciò che facciamo è per la vita dei nostri giovani. Dobbiamo essere pronti a modellare l’annuncio per venire incontro alle domande e ai bisogni dei giovani di questo tempo”. “Ciò non vuol dire – avverte il responsabile del Snpg – cambiare i contenuti, ma cambiare stile”.
“Cambiare stile vuole dire ascoltare”.
Spiega don Falabretti: “Ricordo che durante il Sinodo dei giovani del 2018 la parola che circolava di più è stata ‘ascolto’. Se non rimaniamo in costante atteggiamento di ascolto dei giovani, della loro vita e dei loro bisogni non riusciremo a capire in che modo mostrare loro il Vangelo e cosa il Vangelo ha a che fare con la loro vita. Il Sinodo dei giovani ha messo la pastorale giovanile in una situazione privilegiata: ora che siamo entrati in un cammino sinodale esteso a tutta la vita della Chiesa, quella esperienza va messa a frutto. Il cammino sinodale è un esercizio di dialogo e di confronto che chiede a tutti di ‘alzarci’, giovani e adulti, per costituirci testimoni di Cristo”.