La Giornata mondiale dei poveri, che si celebra in tutto il mondo il 14 novembre per volere del Papa, due giorni prima della messa che Francesco celebrerà quel giorno nella basilica di San Pietro avrà un momento di preparazione molto intenso e significativo: domani, 12 novembre Francesco si recherà in forma privata ad Assisi e nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove incontrerà sempre in forma privata un gruppo di 500 poveri provenienti da diverse parti dell’Europa per trascorrere con loro un momento di ascolto e preghiera. Sarà la quinta volta del Santo Padre nella città del santo di cui ha scelto – primo Pontefice nella storia – di portare il nome. La prima visita pastorale di Francesco ad Assisi porta la data del 4 ottobre 2013, primo anno di pontificato, cui hanno fatto seguito quelle del 4 agosto 2016 nell’ottavo centenario del Perdono di Assisi, del 20 settembre dello stesso anno per la Giornata mondiale di preghiera per la pace e infine del 3 ottobre 2020 per la firma dell’enciclica Fratelli tutti.
“La povertà non è frutto di fatalità”,
scrive il Papa nel messaggio per la Giornata di quest’anno, che ha per tema: “I poveri li avete sempre con voi”. “I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano”, incalza Francesco evocando un altro Francesco: ”Gesù non solo sta dalla parte dei poveri, ma condivide con loro la stessa sorte.
La loro presenza in mezzo a noi è costante, ma non deve indurre a un’abitudine che diventa indifferenza, bensì coinvolgere in una condivisione di vita che non ammette deleghe”.
La spoliazione. Rimangono indelebili nella memoria le immagini di Papa Francesco che, nella sua prima visita ad Assisi, come primo atto entra nella Sala della Spoliazione del vescovado – esattamente nel luogo dove Francesco d’Assisi si è spogliato di tutto per seguire la chiamata impellente di Gesù – e formula questo auspicio sotto forma di preghiera, incontrando i poveri assistiti dalla Caritas: “Che il Signore dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma non di 20 lire, spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, è il cancro della società! È il cancro della rivelazione di Dio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù!”.
La sete. “L’Amore non è amato”, il tema della meditazione del 20 settembre 2016: secondo alcuni racconti era questa la realtà che turbava San Francesco di Assisi. “Egli, per amore del Signore sofferente, non si vergognava di piangere e lamentarsi a voce alta”, dice il Papa citando le Fonti Francescane e il gesto di un’altra grande santa: “Madre Teresa di Calcutta volle che nelle cappelle di ogni sua comunità, vicino al Crocifisso, fosse scritto ‘Ho sete’”. “Estinguere la sete d’amore di Gesù sulla croce mediante il servizio ai più poveri tra i poveri è stata la sua risposta”, il commento di Francesco: “Il Signore è infatti dissetato dal nostro amore compassionevole, è consolato quando, in nome suo, ci chiniamo sulle miserie altrui. Nel giudizio chiamerà ‘benedetti’ quanti hanno dato da bere a chi aveva sete, quanti hanno offerto amore concreto a chi era nel bisogno: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25,40)”. “Le parole di Gesù ci interpellano, domandano accoglienza nel cuore e risposta con la vita”, l’esortazione del Papa:
“Nel suo ‘Ho sete’ possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”.
La misericordia. Poco più di un mese prima, dalla Porziuncola, Bergoglio aveva aggiunto un altro tassello decisivo a quella che potremmo chiamare la “catechesi” francescana, soprattutto in relazione ai poveri. “Il perdono di cui san Francesco si è fatto ‘canale’ qui alla Porziuncola continua a ‘generare paradiso’ ancora dopo otto secoli”. “In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo”, il riferimento all’anno giubilare da lui indetto in omaggio ad uno dei tempi portanti del pontificato: “Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace. Chiediamo a san Francesco che interceda per noi, perché mai rinunciamo ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia”. Parole, queste, che anticipano un altro gesto senza precedenti in tempi recenti per un Pontefice: la scelta di firmare la sua terza enciclica fuori dal Vaticano, sulla tomba di San Francesco. Un gesto importante, ma compiuto in silenzio e in raccoglimento, in un clima di semplicità preceduto dalla preghiera. L’omaggio, ancora una volta, è a San Francesco, “che dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi”, si legge nell’incipit della Fratelli tutti. Il 12 novembre, tornando ad Assisi, Papa Francesco avrà intorno a sé i poveri d’Europa: fratelli e sorelle da abbracciare.