A metterli tutti insieme nello stesso posto, i sacerdoti diocesani italiani riempirebbero lo Stadio Via del Mare di Lecce. Nel 2020, infatti, il totale dei sacerdoti è pari a 31.793 unità. Erano 38.209 nel 1990: il calo, in trent’anni, è stato del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno ma solo negli ultimi dieci anni il clero è diminuito dell’11%. Una flessione che in parte, come evidenziato anche nell’inchiesta sui seminaristi, è stata compensata dall’ingresso in Italia di un sempre maggior numero di sacerdoti stranieri al servizio delle diocesi italiane. Nel dettaglio, un incremento di oltre dieci volte: si è passati da 204 nel 1990 a 2.631 nel 2020. Rispetto alla popolazione generale, se nel 2000 solo il 3,4% dei preti era straniero, nel 2010 la percentuale è salita al 6,6% e nel 2020 è arrivata all’8,3%. Tra i soli sacerdoti italiani, dunque, si è registrato un calo del 19,8% (da 36.350 unità nel 2000 a 29.162 nel 2020) mentre i sacerdoti stranieri rappresentano oggi l’8,3% del totale.
“I dati non devono allarmare, ma vanno seriamente presi in considerazione perché intercettano la domanda sulla fecondità vocazionale delle nostre Chiese italiane, gli orizzonti della pastorale giovanile e scolastica, ridondano sulla vita e il ministero dei presbiteri e delle comunità di vita consacrata”, commenta don Michele Gianola, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della vocazioni della Cei: “Evidenziano l’inquietudine espressa da Papa Francesco nel discorso di apertura della 71ª Assemblea generale della Cei, il 21 maggio 2018 quando si è detto ‘preoccupato per l’emorragia delle vocazioni‘. In questo senso, soluzioni di ripiego hanno già mostrato la loro fragilità in vista di una risposta adeguata: ragionare con prospettive di medio o, addirittura, corto respiro, può sterilizzare la generativi della comunità. Occorre ricordare che le vocazioni vengono generate dalla Chiesa madre; a volte, viene dimenticata o trascurata questa capacità generativa.
Una Chiesa che non genera i suoi pastori, che non è feconda delle vocazioni laicali, matrimoniali e di vita consacrata è una Chiesa in affanno.
Tornare a respirare non significa necessariamente crescere di numero ma intuire, discernere sinodalmente e percorrere con coraggio vie di rinnovamento ecclesiale nel fresco solco del Concilio Vaticano II”.
Dai dati forniti dall’Istituto centrale di sostentamento del clero, si apprende che
l’età media del clero è pari a 60,6 anni (+3,2% dal 2000).
L’età media dei sacerdoti italiani è di 61,8 anni ed è aumentata del 4,1% nell’arco degli ultimi 20 anni, mentre quella dei sacerdoti stranieri è pari a 46,7 anni. In calo sono, in particolare, i preti fino ai 30 anni di età, passati dai 1.708 nel 2000 ai 599 nel 2020 (-60%), a fronte di un calo demografico pari al 20% tra la corrispondente popolazione generale. Le diocesi che hanno la maggior presenza di sacerdoti non italiani sono concentrate tutte nelle regioni del centro Italia: nelle 23 diocesi del Lazio, su 2.804 sacerdoti 626 sono stranieri (22,3%). Seguono le 11 diocesi dell’Abruzzo (con il 16%), le 18 diocesi della Toscana (con il 16%) e le 8 diocesi dell’Umbria (con il 15%). In fondo alla lista si trovano le 10 diocesi della Lombardia con 82 sacerdoti stranieri (1,8%) e le 19 diocesi della Puglia con solo 65 preti stranieri (il 3,3%).
Nel 2020 in Italia su 25.595 parrocchie i parroci sono 15.133, ovvero poco più della metà, con una media di 1,7 parrocchie per ogni parroco e di un parroco ogni 4.160 abitanti.
Le regioni con la minor percentuale di parroci sono la Lombardia, il Lazio e la Puglia, quelle con la maggior presenza sono l’Abruzzo-Molise, l’Umbria e la Calabria. Quanto ai sacerdoti “in uscita”, il valore assoluto non è paragonabile con quello “in entrata. Se in Italia oggi prestano servizio 2.631 sacerdoti stranieri, quelli italiani fidei donum che operano all’estero sono 348, ossia l’1,1% del totale. Nel corso degli ultimi vent’anni il numero si è dimezzato (erano 630 nel 2000). Nel 2020, infine, sono morti 958 preti con un incremento di quasi un terzo, rispetto ai 742 morti del 2019. In particolare, se andiamo a vedere la mortalità della prima ondata, notiamo che nel periodo marzo/aprile 2020 sono morti 248 sacerdoti, ovvero quasi il doppio (+92%) di quelli scomparsi nell’analogo arco temporale del 2019 (129). Ancora peggio nel momento culminante della seconda ondata: i 240 morti tra novembre e dicembre del 2020 sono più del doppio (+101%) di quelli dell’anno precedente (119).