Come rimanere indifferenti all’ulteriore provocazione di Papa Francesco nei confronti di noi consacrate? “Non siate zitellone”. Pro-vocazione, una chiamata a favore di una autenticità di vita, a cui per dono dello Spirito siamo in modo speciale dedicate. Sì perché il primo impegno, il grande impegno e responsabilità che abbiamo nella Chiesa è quella di fare risplendere la bellezza della santità di Dio, riflessa nel volto della Chiesa sposa. Di cui noi donne consacrate siamo segno e testimonianza per vocazione e missione.
Noi non facciamo delle attività in primis, noi siamo luogo esistenziale dove l’amore totalmente gratuito può e deve trovare posto. Di quella gratuità di cui non si finisce mai di imparare, perché una gestazione lunga quanto tutta la vita.
Sono fiera di essere donna consacrata, di vivere giorno per giorno nella relazione con Colui “che mi ha amato e ha dato la vita per me”. Fiera di passare ogni giorno per quella porta stretta che è il Mistero pasquale per lasciarmi plasmare dalla gratuità nelle situazioni concrete della vita. Credo che nulla e nessuno può togliere questa gratuità della logica del dono. Nessuna situazione comunitaria o ecclesiale, sociale o civile perché la vita consacrata non può realizzarsi a partire dalla gratificazione interna o esterna che possa ricevere. Ma è in sé stessa dono, dono per noi e mediante noi per gli altri. Siamo chiamate ad essere segno della gratuità ricevuta e offerta da Colui che è la sorgente dell’Amore.
Grazie Papa Francesco per questa provocazione. Una provocazione che può far male, ma che può davvero essere di stimolo di ritornare alla bellezza e verità di ciò che siamo.
(*) Pie Discepole del Divin Maestro