Un modello da copiare in vista del Giubileo del 2025. Il progetto “Casa Roma” vuole aprire a un nuovo modo di accogliere le persone con disabilità fisiche, mentali e sensoriali, partendo dai bisogni e dai desideri. Presentato oggi nella Capitale, la struttura ricettiva è stata ideata e promossa dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo insieme alla società Xenia spa, società benefit.
L’edificio è in posizione centralissima, in via di Villa Alberici 14, a due passi da San Pietro.
Qui troveranno spazio: sale riunioni, servizi ristorativi e 80 camere. Tutti gli ambienti saranno concepiti e progettati con design innovativo e standard elevati di bellezza e funzionalità.
I lavori inizieranno a gennaio 2022, termineranno fra il 2024 e il 2025, mentre il costo è di 7 milioni di euro. La Casa infine verrà gestita da Panfilia, una società per il 55% del Cottolengo e per il 45% di Xenia spa.
“Abbiamo voluto quest’opera che vediamo come opportunità per portare un’idea innovativa e vera”, commenta padre Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo.
In un periodo di crisi del turismo, dovuta alla pandemia, la società Xenia ha scelto di investire nell’opera. “Ci siamo trasformati in una società benefit. Quando mi sono recato al Cottolengo ho capito che c’era la capacità di far sentire le persone partecipi del luogo”, afferma Ercolino Ranieri, presidente e amministratore delegato della spa. “Abbiamo deciso di sostenere l’iniziativa perché a livello di orizzonte è la strada giusta. Questo incontro ci ha cambiati e portato dentro Xenia con una mentalità nuova e affrontare questa crisi in maniera nuova. Non ci siamo proposti come benefattori ma come partner pertanto sentiamo il peso di un progetto sfidante ma in grado di cambiare la visione della ospitalità”.
A condividere il progetto è anche mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. “Casa Roma – osserva – può diventare un segno concreto con cui dimostrare la dimensione della accoglienza verso tutti”. Nel suo intervento, mons. Fisichella ha centrato l’attenzione su tre parole: coraggio, affidamento e accoglienza. “Il Cottolengo – spiega – ha avuto coraggio perché non sapeva dove stava andando, ma ha avuto il coraggio di iniziare qualcosa di nuovo che credo sia il primo in Europa. Roma diventa capace di guardare al futuro come il prossimo primo evento internazionale del 2025, il Giubileo ordinario. L’altra parola è affidarsi, cioè confidare negli altri. Affidarsi perché le opere realizzate possano trovare la collaborazione e il sostegno di tutti”. “Il terzo termine che mi sta a cuore è accoglienza:
che Casa Roma possa essere accogliente perché tutti quelli che vengano possano sentirsi a casa”.
Chi pensa che il progetto possa diventare un modello per altre strutture ricettive tanto da essere definito uno standard è Massimo Garavaglia, ministro del Turismo. “Il progetto – dichiara – è perfetto. Cambia il modo di approcciare il tema del turismo accessibile perché tutti possiamo avere potenzialmente il problema della disabilità pro tempore”.
A sottolineare il riconoscimento delle persone con disabilità come turisti, interessati alle attrazioni della città, è suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Cei per la pastorale delle persone. “Le persone con disabilità – dice – sono nel mondo un miliardo. Non sono solo da assistere ma sono anche clienti. Un albergo pensato per tutti penso sia in linea con la nostra Costituzione, la Convenzione Onu e con il riconoscimento dell’altro in quanto persona. Spero che strutture del genere possano entro il 2025 essere da stimolo per altri.
L’accessibilità non sono solo le due stanze in più ma è un diritto e una possibilità per godere delle bellezze del nostro territorio”.
“Il gioco di squadra fa sempre la differenza”, aggiunge la deputata Giusy Versace, membro della commissione Affari Sociali della Camera dei deputati. “Combatto affinché la gente impari per ascoltare. Convivo con due arti artificiali e ho voluto annientare i limiti. Viviamo in un Paese – conclude – che va educato sul piano culturale. Serve che i ministeri facciano una campagna di inclusione e sul concetto dell’inclusione di tutti”.