(da Taranto) “Imparando sempre meglio ad unire le nostre forze nel prossimo futuro possiamo veramente diventare un popolo in cammino in grado di aiutare il nostro Paese nella delicata transizione ecologica, sociale e spirituale verso il bene comune”. Ne è convinto mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore, che ha concluso la 49ma Settimana sociale evidenziando il “filo rosso” che lega la precedente edizione, svoltasi a Cagliari, a quella attuale e ha indicato le piste di lavoro futuro per le diocesi e le parrocchie. “Riguardando al percorso che ci ha portato prima a Cagliari e poi a Taranto ci conforta aver scelto il metodo della sinodalità che papa Francesco ci ha indicato per il Sinodo”, ha detto il vescovo: “la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi dando ascolto a tutti”. “Usciti da qui sarà nostro dovere impegnarci perché le giuste istanze, le proposte, il manifesto dei giovani, trovino piena accoglienza e realizzazione: non abbiamo più tempo!”, l’appello: “Abbiamo visto che possiamo realizzare il mondo diverso che abbiamo troppo a lungo solo immaginato mentre si perpetravano scelte di politica economica e sociale che hanno creato divari profondissimi tra gli uomini e oltraggiato la Terra”.
Quattro le “piste di conversione e di generatività futura” proposte alle parrocchie.
“La prima è la costruzione di comunità energetiche”, ha spiegato Santoro, che sono “una grande opportunità dal basso” per realizzare la transizione ecologica e “un’opportunità di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete in direzione del bene comune”. “Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile le comunità energetiche diventano anche uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case famiglia, comunità famiglia e comunità locali come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori”, ha osservato il vescovo: “Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche”. “Sappiamo che abbiamo bisogno di circa 7 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili all’anno se vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero nel 2050”, i dati da cui partire: “Se in ciascuna delle 25610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica che produce al livello massimo possibile di 200 chilowatt (o facesse nascere più comunità che arrivano complessivamente a quella produzione di energia) avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili”. La seconda pista di impegno è quella della finanza responsabile. “Le nostre diocesi e parrocchie – l’invito – devono essere ‘carbon free’ nelle loro scelte di gestione del risparmio utilizzando il loro voto col portafoglio per premiare le aziende leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale”. La terza pista d’impegno è quella del consumo responsabile, tramite la promozione di prodotti “capolarato free” nelle mense scolastiche e nelle diocesi. La quarta proposta, infine, “è la proposta dell’alleanza contenuto nel Manifesto dei giovani: “l’alleanza intergenerazionale e l’alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro Paese”. Di qui la necessità di promuovere nelle comunità di appartenenza i contenuti dell’esperienza di Taranto, e in particolare i 7 punti del Manifesto sull’alleanza proposto e firmato dai giovani: “Promuovere la nascita di cooperative di comunità, cooperative di consumo, comunità energetiche e gruppi di acquisto solidale (GAS); studiare, capire e valorizzare la vocazione del proprio territorio; valorizzare le aree interne anche attraverso la pastorale rurale; essere audaci nel rivedere l’impostazione della formazione verso i giovani, non aver paura di proporre nelle catechesi l’amore e la cura della casa comune; provvedere a che vi sia nelle diocesi e nelle parrocchie un referente con la relativa competenza per la pastorale sociale, del lavoro e dell’ecologia integrale; adoperarsi per la valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa ed in politica sostenendo misure per il tempo di cura della famiglia; favorire e partecipare ai gruppi di cittadinanza attiva che nascono dai problemi del territorio”.
“Non un convegno, ma una piattaforma di partenza per dare speranza e avviare dei processi”.
Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-CIttà delle Pieve e presidente della Cei, ha definito le quattro giornate al PalaMazzola, cui hanno partecipato un migliaio di delegati in rappresentanza della quasi totalità delle diocesi italiane. “L’apporto dei cattolici per affrontare le crisi è fondamentale”, ha sottolineato il cardinale nell’omelia della messa conclusiva celebrata nella concattedrale di Taranto: “Siamo sempre più convinti che le parole e i valori del Vangelo sono in grado non solo di dare una risposta alle domande di senso degli uomini, ma possono anche ispirare l’economia e la politica. Perché si possano trovare soluzioni praticabili alle emergenze ambientali e sociali, è necessario l’aiuto non solo dei cattolici, ma di tutti”. L’appuntamento, oltre che per il Sinodo universale dei vescovi e al Cammino sinodale delle Chiese in Italia, è per il prossimo incontro dei Vescovi del Mediterraneo, nel febbraio 2022, che riprenderà il tema del primo incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, tenutosi a Bari nel 2020.