Il cibo buono per i giovani

Pubblichiamo la prefazione al libro "Discernere da giovani. Vol. 1 - Gli ostacoli" di don Alessandro Di Medio, un manuale in più volumi che vuole trasmettere a ragazzi e ragazze di oggi un metodo ultramillenario per apprendere quest’arte tanto importante per scoprire chi si è davvero e chi si è chiamati a essere

(Foto Signa Veritatis)

Si capisce di avere per le mani un buon testo quando, mentre leggi, inizi a pensare a una serie di persone a cui vorresti farlo conoscere. Un altro segnale è che gli argomenti iniziano ad incrociarsi con le cose di cui chiacchieri con gli amici che incontri, e ne parli volentieri.
Un altro ancora è che quello di cui parla il libro è un tema per te conosciutissimo, visto che di ogni parola che leggi capisci esattamente l’origine e lo scopo, mentre le citazioni ti son quasi tutte più che note, eppure il libro non ti annoia e ti intrattiene con gusto, come quando senti per la milionesima volta l’aria Erbarme dich sul pianto di Pietro nella Passione secondo Matteo di Bach, e ti prende sempre.
Ma c’è un motivo sugli altri che mi tocca e mi consola leggendo questo volume di Alessandro Di Medio, ma per spiegarmi debbo partire dal contesto.

Sono quasi trent’anni che sono presbitero, e tutto il bene che il Signore mi ha mostrato e ha operato dalle mie parti mi ha tanto rallegrato ma talvolta anche rattristato. È quel che succede quando sperimenti che una cosa si può fare molto bene e vedi tanti intorno a te che la fanno molto male o non la fanno proprio.

Non so quando inizierò ad essere del tutto rimbambito o quando il vagone di malattie che mi porto mi toglierà di mezzo, ma talvolta mi abbatto un po’ perché mi sembra che nella Chiesa ci sia una polarizzazione fra il trasformare le Parrocchie in dei Caf assistenziali oppure in dei sacramentifici; o siamo tutti sull’operativo o tutti sul rituale, senza connettere le due parti se non solo a parole.

(Foto San Paolo Editore)

In mezzo ci sarebbe da fare un lavoro sano di fondamento, di educazione, di accompagnamento nella crescita, e questo lavoro richiede sintesi, saggezza e soprattutto cura benevola delle nuove generazioni.
Talvolta mi sembra che stiamo sprecando un’occasione straordinaria, visto che quella di oggi è una generazione consapevole come non mai, e in questo tempo si può fare qualcosa di veramente bello, grandioso, ma ci si perde o su di un operativo senza fondamento – e quindi evanescente – o su di un sacramentalismo latentemente farisaico, senza spessore interiore autentico.

Ma poi ci si imbatte in sacerdoti come don Alessandro Di Medio e un evangelizzatore scassato come il sottoscritto può pensare con allegria: posso anche tirare il fiato, ecco qualcuno che sta lavorando bene!

Don Alessandro esprime anche in questo libro ciò che pratica allegramente ed indefessamente: la cura e l’amore verso questi fiori che sbocciano bene solo se custoditi, corretti ed incoraggiati che sono i giovani.
Il senso di questo testo lo si comprende bene alla luce della coraggiosa sfida intrapresa da questo presbitero arguto e divertente, ma anche lucidamente sferzante, che non sonnecchia come Eli – il sacerdote del Primo Libro di Samuele che non corregge i suoi figli e non impedisce che diventino dei corrotti – ma si muove come «l’amministratore fidato e prudente» che il padrone ha messo a capo della sua servitù «per dare la razione di cibo a tempo debito» di Luca 12,42.
La parola “razione” – che in italiano viene da ratio e quindi implica ragionevolezza, avvedutezza – in greco è “sitometrion” ed è composta da sitos che vuol dire cibo e da metron che vuol dire misura nell’accezione della giusta quantità. A sua volta l’espressione “a tempo debito” è consegnata con le parole “en kairô” che indicano la capacità di cogliere il momento opportuno per le cose. Dare la giusta misura di nutrimento al momento opportuno.
È la sapienza educativa, la quale implica la capacità di distribuire le quantità-qualità e i loro tempi.
Questo libro distribuisce il cibo per dei fruitori giovani ed aperti, in modo semplice ma anche sofisticato, perché non scade nel banale o nel giovanilista – come purtroppo succede spesso nelle proposte cattoliche attinenti.

Il viaggio è lineare e serio, richiede la fatica di pensare, non per scervellarsi quanto piuttosto per accendere la luce nelle stanze interiori inesplorate, e poter divenire padroni della propria casa, come è giusto che sia.

La sua falsariga è patentemente il percorso degli Esercizi di S. Ignazio, e Dio solo sa quanto ci sia bisogno di attingere ancora una volta a quella benedetta sintesi e saperla offrire soprattutto a chi sta “prendendo forma” come una nuova generazione.
L’argomento del primo step è quello della purificazione, passo iniziale dell’avventura degli Esercizi, ma non si pensi a niente di perfezionistico o moraleggiante: tutt’altro! È il processo dell’autenticità, della liberazione dalle scorie e dagli inganni, della semplificazione e della chiarezza. Non è un dinamismo di sottrazione ma di liberazione, di alleggerimento dalle zavorre.
La proposta si articola in una necessaria interattività, e non può essere altrimenti. Questo libro non si legge, si pratica, e, se possibile, si mette a confronto con una guida.
Mi son chiesto: ma se un ragazzo si trova a leggere questo libro ma non ha una guida spirituale – che capisca un minimo degli esercizi di S. Ignazio! – è meglio sconsigliarlo?
La risposta è venuta il giorno dopo che avevo iniziato a chiedermelo, davanti ad un gruppo di ragazze del gruppo vocazionale femminile formato da poco, visto che le dovevo congedare per l’estate e mi chiedevano cosa leggere di utile. Allora ho detto senza esitare:
«Il primo volume di Alessandro Di Medio sul discernimento giovanile! Imparerete un botto di cose urgentissime per voi! E mi raccomando: provate a fare gli esercizi che vengono proposti!».

Era chiaro che sarebbero state aiutate ad entrare a contatto con la propria vita interiore, con i propri pensieri e i propri sentimenti, e ad iniziare ad orientarsi così nel viaggio del discernimento.

Fra i vari capitoli, ho trovato particolarmente incisiva la strada scelta da don Alessandro per far comprendere cosa sia la mentalità e mi sembra che sia stato così felicemente raggiunto lo scopo di fare una prima nitida distinzione fra le due origini dei movimenti interiori.
Resta anche la confortante impressione, legata al corposo uso di citazioni dirette, di non essere davanti ad un prete creativo e auto-referenziale ma ad un cristiano che si è fatto voce di una sapienza più ampia, un fiume di saggezza in cui naviga anche lui e invita a nuotare anche il lettore. È una cosa importante, perché si può discutere forse la modalità, ma di certo non la sostanza degli argomenti.
Insomma: un’operazione felice, ben riuscita.
Non spero solamente che i ragazzi possano fare il viaggio di questo libro – e di quelli che seguiranno! – ma che i sacerdoti giovani si lascino interrogare ed affascinare da questa proposta.
Abbiamo tanto bisogno di accendere la luce, e quindi abbiamo bisogno di qualcuno che insegni dove sia l’interruttore, come fa don Alessandro.

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