Giovanni Paolo I. P. Dabusti (Buenos Aires): “Vi racconto la devozione a Luciani e la guarigione della piccola Candela”

Di quel 22 luglio di 10 anni fa Candela Giarda, all’epoca undicenne, non ha particolari ricordi. Ma questo non le impedisce di essere, come racconta al Sir, “felicissima” per l’annuncio della prossima beatificazione di papa Giovanni Paolo I, coinciso con il riconoscimento della guarigione miracolosa di cui proprio lei fu protagonista. Di quel giorno, invece, ricordano ancora ogni attimo la mamma di Candela, Roxana Sosa, e padre Juan José Dabusti, il sacerdote dell’arcidiocesi di Buenos Aires che, di fronte alla disperazione di Roxana, dopo che i medici le avevano detto che Candela non avrebbe passato la notte, propose di pregare insieme, affidando la ragazza all’intercessione di Giovanni Paolo I, il “Papa del sorriso”. Oggi, la ventunenne Candela vive nella sua città natale, Paraná, 500 chilometri circa a nord della capitale dell’Argentina

(Foto SIR)

Di quel 22 luglio di 10 anni fa Candela Giarda, all’epoca undicenne, non ha particolari ricordi. Ma questo non le impedisce di essere, come racconta al Sir, “felicissima” per l’annuncio della prossima beatificazione di papa Giovanni Paolo I, coinciso con il riconoscimento della guarigione miracolosa di cui proprio lei fu protagonista. Di quel giorno, invece, ricordano ancora ogni attimo la mamma di Candela, Roxana Sosa, e padre Juan José Dabusti, il sacerdote dell’arcidiocesi di Buenos Aires che, di fronte alla disperazione di Roxana, dopo che i medici le avevano detto che Candela non avrebbe passato la notte, propose di pregare insieme, affidando la ragazza all’intercessione di Giovanni Paolo I, il “Papa del sorriso”.

Oggi, la ventunenne Candela vive nella sua città natale, Paraná, 500 chilometri circa a nord della capitale dell’Argentina. È una ragazza perfettamente guarita da quel virus che la stava uccidendo. “Mi sono emozionata – ci confida al telefono – nel sentire le campane che annunciavano la beatificazione di papa Luciani. Certo, spero di poter partecipare alla cerimonia, ma manca ancora del tempo”. Candela è una ragazza semplice e cordiale. Più che della guarigione miracolosa, preferisce parlare della sua vita di oggi, “vivo con la mia famiglia e studio all’Università Sicurezza e Igiene animale”. Ama molto, infatti, gli animali e in particolare i suoi due cani. Giustamente, vive proiettata nel futuro, con i suoi desideri e suoi sogni.

La guarigione miracolosa a Buenos Aires. Ma vale la pena di ripercorrere ciò che accadde quel 22 luglio, e perché si era giunti a quella situazione. “Due mesi prima – ricorda al Sir padre Dabusti – Candela era stata trasferita da Paraná alla più attrezzata clinica Favaloro di Buenos Aires”. Nel marzo di quell’anno la ragazza aveva iniziato ad avere un fortissimo mal di testa.  La diagnosi dei medici, nell’ospedale di Paraná, fu “encefalopatia epilettica a insorgenza acuta, con stato epilettico refrattario ad eziologia sconosciuta”. Le sue condizioni continuarono a peggiorare. Aveva frequenti crisi epilettiche e si dovette intubarla. “A 11 anni pesava poco più di dieci chili, si stava spegnendo – continua il sacerdote -. La sua era una famiglia umile e semplice, la mamma, Roxana, aveva iniziato a frequentare la vicina chiesa dove io ero parroco, alla Nostra Signora de la Rábida. Più volte ci eravamo parlati, sapevo della situazione della ragazza. Ma quel giorno la mamma mi cercò disperata, mi disse che Candela aveva un virus intraospedaliero, che i medici l’avevano avvertita che con ogni probabilità non avrebbe passato la notte. Andai con lei in ospedale e, sono convinto su ispirazione dello Spirito Santo, le proposi di pregare, affidandoci all’intercessione di Giovanni Paolo I. Ricordo bene che io e la mamma tenemmo la mano sul corpo di Candela. Il giorno dopo Roxana mi avvisò che la figlia aveva superato la notte, e che stava un po’ meglio”.

Da quel momento, in modo incredibilmente rapido, la salute della ragazza migliorò. Il 5 settembre fu dimessa. “Ora – dice padre Dabusti – è un fiore di ragazza, la vita le sorride, studia all’università”.

I motivi di una speciale devozione. Inevitabile chiedere al sacerdote cosa stia provando in questi giorni. E, subito dopo, interrogarlo sui motivi che lo spinsero a invocare l’intercessione di papa Luciani. “Sono felice ed emozionato, all’annuncio ho provato una grande consolazione. Qui la situazione economica è difficile, ma spero di poter viaggiare a Roma per la cerimonia di beatificazione, e di poter presto visitare i luoghi cari a Giovanni Paolo I. Sono stato a Venezia, ma mi piacerebbe andare a Canale d’Agordo, a Vittorio Veneto…”.

Perché, dunque, questa speciale devozione per Albino Luciani? “Quando divenne Papa, nel 1978, avevo 13 anni. La sua figura ebbe un grande impatto sulla mia adolescenza e sulla mia vocazione. Di lui mi impressionarono il sorriso, la gioia, ma dall’altra parte la sua umiltà, In camera avevo una sua foto, un suo poster. Più tardi, durante il mio percorso in Seminario, e da giovane prete, chiedevo sempre a chi, da Buenos Aires, era diretto a Roma, di andare sulla sua tomba e di pregare perché diventassi un buon prete. Nel caso della preghiera per Candela, fu la prima volta che feci una cosa del genere. Sono convinto che ciò sia avvenuto per ispirazione dello Spirito Santo”.

Il sacerdote si sofferma sul filo rosso che, a suo avviso, lega Giovanni Paolo I a papa Francesco: “La figura di papa Luciani è profetica per la Chiesa che verrà dopo, è un granello di senape seminato, e lo stesso aspetto profetico vedo nell’attuale Santo Padre”.

Una volta che la ragazza fu guarita, padre Dabusti fece conoscere in Vaticano quanto era accaduto. Il caso è stato preso molto sul serio dalla postulazione e dalla Congregazione per le cause dei santi. La guarigione è stata approfondita in modo accurato e diretto. E siamo, così, giunti all’annuncio della scorsa settimana.

(*) giornalista de “La vita del popolo”

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