“Il cristiano è libero, deve essere libero”. “Tanti cristiani”, invece, “si rifugiano nel legalismo, nella casistica”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI e dedicata al tema della libertà cristiana, che “si fonda su due pilastri fondamentali: primo, la grazia del Signore Gesù; secondo, la verità che Cristo ci svela e che è Lui stesso”. “Una predicazione che dovesse precludere la libertà in Cristo non sarebbe mai evangelica”, il monito di Francesco sulla scorta della Lettera di San Paolo ai Galati: “Non si può mai forzare nel nome di Gesù, non si può rendere nessuno schiavo in nome di Gesù che ci rende liberi”. “Proprio lì dove Gesù si è lasciato inchiodare, Dio ha posto la sorgente della liberazione radicale dell’uomo”, ha ricordato il Papa: “Questo non cessa di stupirci: che il luogo dove siamo spogliati di ogni libertà, cioè la morte, possa diventare fonte della libertà. Ma questo è il mistero dell’amore di Dio! Non lo si capisce, lo si vive”, perché “la verità della fede non è una teoria astratta, ma la realtà di Cristo vivo, che tocca direttamente il senso quotidiano e complessivo della vita personale”.
“Quanta gente che non ha studiato, che non sa leggere e scrivere ma ha capito bene il messaggio di Cristo,
ha quella saggezza che la fa vivere”, ha esclamato Francesco a braccio:
“Quanti uomini, quanta gente troviamo che vive la vita di Cristo più dei grandi teologi”.
“La libertà rende liberi nella misura in cui trasforma la vita di una persona e la orienta verso il bene”, ha ricordato Papa, secondo il quale “per essere davvero liberi abbiamo bisogno non solo di conoscere noi stessi, a livello più profondo, ma soprattutto di fare verità in noi stessi a un livello più profondo. E lì, nel cuore, aprirci alla grazia di Cristo”.
“La verità ci deve inquietare”,
l’invito a braccio: “Parola tanto cristiana, l’inquietudine. Sappiamo che ci sono tanti cristiani che mai si inquietano, non c’è movimento nel loro cuore. Manca l’inquietudine, che è il segnale che lo Spirito Santo sta lavorando dentro di noi. Per questo dico che la libertà ci deve inquietare, ci deve porre continuamente delle domande, affinché possiamo andare sempre più al fondo di ciò che realmente siamo. Scopriamo in questo modo che quello della verità e della libertà è un cammino faticoso che dura tutta la vita”.
“È faticoso rimanere liberi, ma non è impossibile”,
il commento ancora una volta fuori testo del Papa: “La libertà ci fa vivere, ci fa gioiosi, ci fa felici”.
Salutando, dopo la catechesi, i fedeli di lingua francese, il Santo Padre ha menzionato il rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia, incaricata di valutare l’ampiezza del fenomeno degli abusi compiuti sui minori dal 1950 in poi. “Ne risultano purtroppo numeri considerevoli”, ha osservato Francesco: “Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza, il mio dolore per i traumi che hanno subito. E anche la mia vergogna – la mia vergogna, la nostra vergogna – per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterlo al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera”. E “prego, preghiamo insieme tutti”, l’invito ai presenti in Aula Paolo VI: “A te, Signore, la gloria, a noi la vergogna. Questo è il momento della vergogna!”. “Incoraggio i vescovi francesi, e voi fratelli, superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetono”, ha concluso il Papa, esprimendo inoltre “vicinanza e paterno sostegno ai vescovi francesi davanti a questa prova, che è dura, ma è salutare. Invito i cattolici francesi ad assumersi le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti”.