Queste ultime tre domeniche si contraddistinguono per l’insegnamento sull’amore, dato da Gesù ai suoi discepoli. Dopo la disputa che si era accesa tra quest’ultimi su chi tra di loro fosse il più importante e sull’esclusione pregiudiziale dettata dalla non appartenenza al gruppo dei dodici, in questa domenica ci viene proposto di riflettere sulla vita di coppia.
L’essenza del vivere, secondo l’insegnamento di Gesù, consiste nel consegnarsi all’altro: chi blocca i carismi dell’esistenza è un egoista, colui, invece, che coinvolge l’altro, con il proprio amore, aderisce e si realizza pienamente secondo il disegno del Padre.
La tentazione (mettere alla prova), di cui ci parla Marco nel brano del Vangelo, consiste proprio in questo: Dio è amore, mentre Satana è dominio. La questione del ripudio è posta dai Farisei, coloro che meglio di tutti dovevano conoscere il disegno di Dio sulla coppia, ma è pur vero, sembra dirci l’evangelista, che esiste una logica egoistica anche nel modo di vivere la religione. Ci riesce facile accettare di praticare la solidarietà o la carità all’interno di un’associazione o di compiere semplicemente un’azione di volontariato in un giorno settimanale; i Farisei, invece, ci trascinano all’interno della vita famigliare, dove si convive continuamente insieme e dove, in quei tempi, regnava la certezza della supremazia dell’uomo sulla donna. Gesù prende le distanze dalla legge di Mosè, in quanto una cosa può essere fatta sia per disposizione normativa che per amore, ma le due logiche sono in antitesi tra di loro.
L’uomo è destinato alla comunione, ci ricorda il libro della Genesi, ma non con una realtà da sottomettere, bensì con “un aiuto che gli corrispondesse”. Quest’ultima espressione ci aiuta a comprendere che la donna è colei che nei confronti dell’uomo sta “di fronte”, è un “universo diverso” con cui si entra in comunione.
La vita di coppia non si basa sul possesso, ma sul dono reciproco. Gesù, riconducendoci al disegno della creazione divina, ci chiede di incamminarci per la strada dell’amore, dove l’unione con l’altro ci può introdurre in un legame più intenso rispetto a quello della famiglia d’origine, facendoci pregustare l’amore del Padre per l’umanità.