Domenica 11 luglio Papa Francesco pronuncerà l’Angelus dal 10° piano del Policlinico Gemelli. Si unirà, così, spiritualmente ad una prassi che San Giovanni Paolo II aveva già sperimentato numerose volte, durante i suoi ripetuti soggiorni nell’ospedale romano. La prima volta in cui Karol Woytjla è entrato da paziente al Policlinico Gemelli è stato in seguito all’attentato contro di lui a opera di Ali Agcà in piazza San Pietro, il 13 maggio 1981. Da allora, il “Vaticano numero tre”, come lo ha chiamato proprio in uno degli Angelus dal Gemelli (13 ottobre 1996) il Papa polacco, è diventato il suo rifugio abituale in seguito a malattie, incidenti, operazioni. Il secondo ricovero di Karol Wojtyla risale al 20 giugno dello stesso anno, appena dopo la fine del precedente, ed è durato 55 giorni, fino al 14 agosto. Il terzo il 12 luglio 1992, per l’asportazione di un tumore all’intestino; il quarto, il 2 luglio 1993, per poche ore, dedicate ad un controllo di routine; il quinto l’11 novembre per 2 giorni, sempre del 1993, per una lussazione alla spalla; il sesto, 29 giorni, dal 29 aprile al 27 maggio 1994, per la frattura del femore della gamba destra; il settimo dal 6 al 15 ottobre 1996, per un’appendicectomia programmata; l’ottavo il 14 agosto 1997 per analisi urgenti. Il nono ricovero è stato d’urgenza il 1° febbraio 2005 per una laringo-tracheite acuta e crisi di laringospasmo, conseguenza di un’influenza. Dopo dieci giorni il rientro in papamobile in Vaticano, sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo. Fino all’ultimo ricovero al Gemelli, il decimo, avvenuto il 24 febbraio 2005 e nel corso del quale ha subito una tracheotomia elettiva. Il 13 marzo il ritorno in Vaticano. La lunga cronistoria dei ricoveri ospedalieri era iniziata con 12 giorni di ricovero a Cracovia, quando Karol Wojtyla aveva 24 anni: uscendo dalla fabbrica dove lavorava, il 29 febbraio 1944, fu investito da un furgone.
Nel Regina Coeli del 17 maggio 1981, la voce di Giovanni Paolo II torna a risuonare in piazza San Pietro attraverso un messaggio registrato nel corso della mattinata al Policlinico Gemelli:
“Carissimi fratelli e sorelle, so che in questi giorni e specialmente in quest’ora del Regina Coeli siete uniti con me. Vi ringrazio commosso per le vostre preghiere e tutti vi benedico. Sono particolarmente vicino alle due persone ferite insieme con me. Prego per il fratello che mi ha colpito, al quale ho sinceramente perdonato. Unito a Cristo, Sacerdote e Vittima, offro le mie sofferenze per la Chiesa e per il mondo. A Te Maria ripeto: ‘Totus tuus ego sum’”. Durante l’Angelus del 12 luglio 1982, nell’imminenza del suo terzo ricovero, il Papa a sorpresa rivela:
“Vorrei ora farvi una confidenza. Questa sera mi recherò al Policlinico Gemelli per sottopormi ad alcuni accertamenti diagnostici. Chiedo le vostre preghiere, affinché il Signore mi sia accanto col suo aiuto e col suo sostegno”.
Scivolando accidentalmente al termine di un’udienza nell’Aula delle Benedizioni, Giovanni Paolo II riporta la lussazione traumatica anteriore della spalla destra. Durante il suo quinto ricovero, il Papa nell’Angelus del 14 novembre 1993 si rivolge così ai suoi fedeli: “Carissimi fratelli e sorelle! Giovedì scorso, come ben sapete, sono stato costretto ad una breve sosta in ospedale, essendo caduto mentre scendevo i gradini del podio per avvicinarmi ai presenti al termine di un’udienza. Si tratta per me di un’ulteriore occasione per unirmi più intimamente al Mistero della Croce di Cristo, in comunione con tanti fratelli e sorelle sofferenti.
Accolgo anche questa prova dalle mani di Dio, che tutto dispone nei suoi disegni provvidenziali, e la offro per il bene della Chiesa e per la pace fra gli uomini”.
A seguito di una caduta accidentale occorsagli nella serata del 28 aprile 1994 e che ha causato la frattura del collo femorale destro, il Santo Padre si ricovera per la sesta volta al Gemelli per sottoporsi ad intervento chirurgico. Resterà in ospedale fino al 27 maggio 1994. Nel Regina Coeli del 22 maggio 1994 il Papa commenta: “Visto che hanno chiuso le finestre di San Pietro, allora ci voleva quest’altra… Buona cosa che ci sia questo finestra di riserva al Gemelli. Un altro Vaticano!”. Poi legge in modo sapienziale il suo soggiorno nel nosocomio: “Il Papa doveva trovarsi al Policlinico Gemelli, doveva essere assente da questa finestra per quattro settimane, quattro domeniche, dovevo soffrire: come ho dovuto soffrire tredici anni fa, così anche quest’anno.
E ho capito che devo introdurre la Chiesa di Cristo in questo Terzo Millennio con la preghiera, con diverse iniziative, ma ho visto che non basta: bisogna introdurla con la sofferenza, con l’attentato di tredici anni fa e con questo nuovo sacrificio.
Perché adesso, perché in questo Anno della Famiglia? Perché la famiglia è minacciata, la famiglia è aggredita. Deve essere aggredito il Papa, deve soffrire il Papa, perché ogni famiglia e il mondo vedano che c’è un Vangelo, direi, superiore: il Vangelo della sofferenza, con cui si deve preparare il futuro, il Terzo Millennio delle famiglie, di ogni famiglia e di tutte le famiglie”.