Santissima Trinità: l’amante, l’amato e l’amore

Una sorgente d’Amore cui possiamo abbeverarci sempre e lasciarla sgorgare dentro di noi, soprattutto in frangenti storici così duri come i nostri di pandemia, di guerre, di egoismi. Tentando: lasciandosi immergere in quell’Amore che insegna a donarsi

Tentare, nel linguaggio della persona pensante non significa buttare i dadi e giocare d’azzardo… e magari funziona… mi ritrovo multimilionario!
Tentare per chi, da pensante, ascolta la Parola e cerca il Volto di Dio, significa balbettare, cioè provare e riprovare ad esprimere nel nostro limite umano l’Illimite, Colui che non ha limite, l’Infinito.
Non solo ma, come ci ha insegnato il Signore Gesù, l’Infinito è Amore Trinitario.

Quanto poi sia consapevole nella vita quotidiana è ancora tutto da scoprire. Innegabile rimane che nel nostro Battesimo siamo stati segnati dalla Croce di Cristo con le parole “Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Le ripetiamo anche segnandoci ma ne cogliamo l’espressione della nostra vocazione di pensanti che portano il sigillo del Battesimo?
I trattati teologici non sono alla portata di tutti ma la dottrina della Chiesa è chiara. Un accostamento, per la nostra società usa alle slides e alle immagini, è l’affresco di Masaccio a Santa Maria Novella in cui il Figlio pende dalla croce ma è sorretto dall’abbraccio del Padre e lo Spirito, la Colomba, si libra su entrambi.
Ecco i Tre nel momento supremo in cui si rivela l’Amore “fino alla fine”, come scrive Giovanni (13,1).

Il Padre non è il motore immobile, l’impassibile stoico che nulla sfiora e tocca, il Padre soffre con il Figlio e nel Figlio e lo sorregge nella sua dedizione per noi, per ognuno di noi.

In quale misura? Quella di Lui, Infinito: “Dio ha tanto amato il mondo da dare per noi il Suo Figlio Unigenito” (3,16), totalmente nella sofferenza.
Giovanni Paolo II, tanto radicato nel mistero dell’Amore trinitario, ha scritto nell’Enciclica Dominum et vivificantem:

“Nelle ‘profondità di Dio’ c’è un amore di Padre che, dinanzi al peccato dell’uomo, secondo il linguaggio biblico, reagisce fino al punto di dire: ‘Sono pentito di aver fatto l’uomo’… Si ha così un paradossale mistero d’amore: in Cristo soffre un Dio rifiutato dalla propria creatura… ma, nello stesso tempo, dal profondo di questa sofferenza lo Spirito trae una nuova misura del dono fatto all’uomo e alla creazione fin dall’inizio. Nel profondo del mistero della Croce agisce l’amore” (nn. 39 e 41).

I Padri della Chiesa, come ci ha tramandato la Tradizione della Chiesa, con il loro pensiero orante diventato dottrina per noi, ci hanno donato un magistero che ha forato i secoli.
Origene con audacia afferma: “Il Padre stesso non è senza dolore!… Soffre attraverso l’amore”.
Una comunione infinita e perfetta di Amore, insieme ricevuto e donato, per questo Agostino ha potuto gridare dal suo cuore innamorato: “In verità vedi la Trinità, se vedi l’amore… Ecco sono tre: l’Amante, l’Amato e l’Amore”.
Una sorgente d’Amore cui possiamo abbeverarci sempre e lasciarla sgorgare dentro di noi, soprattutto in frangenti storici così duri come i nostri di pandemia, di guerre, di egoismi.
Tentando: lasciandosi immergere in quell’Amore che insegna a donarsi.

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