This content is available in English

Papa all’udienza: “un santo che non ti rimanda a Gesù Cristo non è un santo, neppure è cristiano”

Papa Francesco ha dedicato l'udienza di oggi al legame tra la preghiera e la comunione dei santi, che "sono ancora qui, non lontani da noi", come "i santi della porta accanto". Ma "un santo che non ti rimanda a Gesù Cristo non è un santo, neppure è cristiano"

(Foto Vatican Media/SIR)

“Quando preghiamo, non lo facciamo mai da soli: anche se non ci pensiamo, siamo immersi in un fiume maestoso di invocazioni che ci precede e che prosegue dopo di noi”. Lo ha spiegato il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico al legame tra la preghiera e la comunione dei santi.

“Le preghiere – quelle buone – sono ‘diffusive’, come ogni bene, si propagano in continuazione, con o senza messaggi sui social”, l’immagine scelta da Francesco: “dalle corsie di ospedale, dai momenti di ritrovo festoso come da quelli in cui si soffre in silenzio… Il dolore di ciascuno è il dolore di tutti, e la felicità di qualcuno si travasa nell’animo di altri. Storie che si fanno storie nella propria vita”.

“Le preghiere rinascono sempre”, ha assicurato il Papa: “ogni volta che congiungiamo le mani e apriamo il cuore a Dio, ci ritroviamo in una compagnia di santi anonimi e di santi riconosciuti che con noi pregano, e che per noi intercedono, come fratelli e sorelle maggiori transitati per la nostra stessa avventura umana. Nella Chiesa non c’è un lutto che resti solitario, non c’è lacrima che sia versata nell’oblio, perché tutto respira e partecipa di una grazia comune”. ”Non è un caso che nelle antiche chiese le sepolture fossero proprio nel giardino intorno all’edificio sacro, come a dire che ad ogni Eucaristia partecipa in qualche modo la schiera di chi ci ha preceduto”, ha sottolineato Francesco:

“Ci sono i nostri genitori e i nostri nonni, ci sono i padrini e le madrine, ci sono i catechisti e gli altri educatori”.

“I santi sono ancora qui, non lontani da noi; e le loro raffigurazioni nelle chiese evocano quella nube di testimoni che sempre ci circonda”, ha ricordato il Papa: “Sono testimoni che non adoriamo – beninteso –, ma che veneriamo e che in mille modi diversi ci rimandano a Gesù Cristo, unico Signore e mediatore tra Dio e l’uomo”.

“Un santo che non ti rimanda a Gesù Cristo non è un santo, neppure è cristiano”,

il monito:  “i santi ci ricordano che anche nella nostra vita, pur debole e segnata dal peccato, può sbocciare la santità, anche all’ultimo momento”. “Non a caso nei Vangeli leggiamo che il primo santo canonizzato è stato un ladro”, l’ aggiunta a braccio: “canonizzato non dal Papa, dallo stesso Gesù”. “La santità è un percorso di vita, di incontro con Gesù, sia lungo, sia breve, sia di un istante”, perché “non è mai troppo tardi per convertirsi al Signore, che è buono e grande nell’amore”. In Cristo, ha ribadito il Papa,

“c’è una misteriosa solidarietà tra quanti sono passati all’altra vita e noi pellegrini in questa: i nostri cari defunti, dal cielo continuano a prendersi cura di noi.

Loro pregano per noi e noi preghiamo per loro e con loro”, ha spiegato Francesco: “Il primo modo di pregare per qualcuno è parlare a Dio di lui o di lei”: “Se facciamo questo frequentemente, ogni giorno, il nostro cuore non si chiude, rimane aperto ai fratelli. Pregare per gli altri è il primo modo di amarli e ci spinge alla vicinanza concreta”. “Anche nei momenti dei conflitti”, ha assicurato:

“Un modo di sciogliere, di ammorbidire il conflitto è pregare per la persona con la quale io sono in conflitto, e qualcosa cambia con la preghiera. La prima cosa che cambia è il mio cuore, il mio atteggiamento: il Signore lo cambia per rendere possibile nuovo incontro ed evitare che il conflitto divenga una guerra senza fine”.

“Il primo modo per affrontare un tempo di angustia è quello di chiedere ai fratelli, ai santi soprattutto, che preghino per noi”, l’invito di Francesco: “Se nella nostra vita le prove non hanno superato il colmo, se ancora siamo capaci di perseveranza, se malgrado tutto andiamo avanti con fiducia, forse tutto questo, più che ai nostri meriti, lo dobbiamo all’intercessione di tanti santi, alcuni in cielo, altri pellegrini come noi sulla terra, che ci hanno protetto e accompagnato”, la tesi del Papa, che ha concluso la catechesi a braccio:

“Perché tutti sappiamo che qui nella terra c’è gente santa, uomini e donne santi, che vivono in santità. Loro non lo sanno, neppure noi lo sappiamo, ma ci sono dei santi: dei santi di tutti i giorni, dei santi nascosti, o come mi piace dire i santi porta accanto”.

Altri articoli in Chiesa

Chiesa