Papa in Iraq: la carezza di Qaraqosh e il canto di Angela

Papa Francesco oggi in Iraq e a Qaraqosh, nella Piana di Ninive, i giovani locali fremono per incontrarlo, domenica 7 marzo. Lanciano messaggi e canti in una città che indosserà il vestito della festa. La testimonianza di padre Haitham Hano, francescano della Custodia di Terra Santa, originario di Qaraqosh, venuto apposta da Gerusalemme: "Qaraqosh è sempre stata definita una fontana di vocazioni. Speriamo che da questi visita arrivino altre chiamate"

Ci saranno anche i frati della Custodia di Terra Santa a fare festa a Papa Francesco che domenica 7 marzo sarà a Mosul e a Qaraqosh, nella Piana di Ninive. Sono arrivati da Gerusalemme, e uno di loro, padre Haitham Hano, racconta al Sir la gioia del ritorno. Ritorno a casa perché il frate e due suoi confratelli sono iracheni originari di Qaraqosh. Grazie al padre Custode, Francesco Patton, ora potranno rappresentare la Custodia francescana davanti al Pontefice.

Qaraqosh e la Custodia. Un legame particolare lega Qaraqosh alla Custodia di Terra Santa ed è lo stesso padre Haitham a rivelarlo: “Qaraqosh – Bakdhida in aramaico, che è la lingua di Gesù usata ancora dalle comunità cristiane locali – da sempre viene definita ‘una fontana’ di vocazioni sia religiose che sacerdotali. Da questa fontana fuoriescono anche vocazioni francescane. Tutto nasce oltre 30 anni fa con una missione di suore francescane che ha fatto conoscere la spiritualità di Francesco e Chiara di Assisi. Da allora tanti giovani si sono accostati al Poverello di Assisi e ne hanno abbracciato la missione e io sono uno di quelli. Oggi praticamente tutti i frati iracheni che fanno parte della Custodia di Terra Santa sono originari di Qaraqosh. Siamo 4 sacerdoti, ci sono poi due studenti di teologia e filosofia e 25 suore. Una storia che continua grazie ad una scuola ed un convento francescano femminile. La speranza che con la visita del Papa da questa fontana possano sgorgare ancora tante vocazioni”. Ci sarà dunque anche la Custodia di Terra Santa ad accogliere Papa Francesco: “siamo in tutti i Paesi feriti di questa regione e oggi anche in Iraq per condividere gioie e sofferenze col popolo iracheno”.

Ritorno a casa. Padre Haitham tradisce emozione quando racconta del suo ritorno a casa: “Dal 2014 al 2017 abbiamo sofferto la dominazione e la persecuzione dell’Isis,  abbiamo visto le nostre case incendiate, le nostre chiese profanate e fatte esplodere, ma adesso

vediamo tornare la vita e tocchiamo con mano il desiderio di unità del popolo.

Papa Francesco ha voluto fortemente questo viaggio, viene come pellegrino in Iraq per portare conforto e – come lui stesso ha detto nel suo video messaggio – viene per portarci la carezza affettuosa di tutta la Chiesa, per incoraggiarci ad andare avanti”.

Qaraqosh

Campane a festa. La carezza di Qaraqosh vuole ricambiare questa carezza e si sta vestendo a festa. Striscioni, fiori, bandiere, strade tirate a lucido e la chiesa dell’Immacolata Concezione, dove reciterà l’Angelus, è tornata splendere dopo la devastazione dello Stato Islamico. Nell‘agosto del 2014, infatti, la cattedrale fu vandalizzata, profanata e bruciata dalle milizie del Califfato: parte del campanile abbattuto, statue decapitate, gli arredi religiosi e i libri sacri buttati al rogo, mentre il cortile e il coro usati come poligono.

Oggi una nuova statua di Maria è tornata sul campanile ripristinato, le mura e le colonne di marmo annerite dal fumo ripulite e un’immagine alta due metri di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione è stata eretta sull’altare. Poster e striscioni anche sulla strada che, dal punto di atterraggio dell’elicottero papale, porta a Qaraqosh. Tanti recano i ritratti dei martiri della chiesa irachena. Uno di questi, padre Ragheed Ganni, è sepolto nella vicinissima Karamles che al passaggio del Papa suonerà a festa le campane.

Sfida al Covid. In queste ore che precedono l’arrivo del Papa a Baghdad l’attesa è altissima e sfida il Covid. Saranno in tanti lungo le strade ad attendere Papa Francesco. Da oggi, da quando cioé il Papa metterà piede per la prima volta in Iraq e fino a domenica quando arriverà a Mosul e Qaraqosh, saranno giorni vissuti in preghiera e in festa: “I nostri giovani stanno pregando e pregheremo fino a domenica, per preparare il nostro cuore all’ascolto delle parole del Papa – dice padre Haitham -. Qaraqosh è una città dove oggi vivono 25 mila cristiani di rito siro-cattolico, molti sono rientrati ma tanti sono ancora fuori. Lo spirito di questi giorni e la presenza del Papa spero possano aiutarli a rientrare”.

Qaraqosh, giovani in vestiti tradizionali

“Sono i giorni del sorriso di cui tutti, qui nella Piana, avevano nostalgia – continua il francescano -. Grazie al Papa le ferite aperte dalla violenza e dalla persecuzione dello Stato islamico da oggi potranno cominciare a rimarginarsi. Il nostro Pastore viene a raccoglierci e noi siamo pronti a dire ‘Eccomi’”.

“Tanti giovani hanno rispolverato i vestiti tradizionali, simboli della loro terra e della loro fede, e così si mostreranno al Papa. Sono i figli di una terra ferita che vuole rinascere. Al Papa canteranno ‘Tu sei nel mio cuore’ e diranno così il loro benvenuto”.

Il canto di Angela. “Pace, Pace, benvenuto Papa Francesco, strumento di pace. Nel nostro villaggio, Qaraqosh, piccolo nel mondo, con la tua visita noi ci sentiamo nella vera pace, la più grande del mondo”, sono le parole di una melodia che Angela canta in questi giorni a Qaraqosh. Stretta nei suoi abiti tradizionali, insieme ai suoi amici e compagni nella fede, manda il suo saluto in note al Pontefice che arriva. È anche il saluto dei giovani che in Iraq rappresentano il 60% della popolazione. Un Paese giovane che vuole tornare a vivere e sperare.