Papa Francesco: “Non tralasciamo di ringraziare, porteremo nel mondo la speranza”

Ultima udienza generale per il 2020, stamani, dalla biblioteca del Palazzo apostolico vaticano. Il Pontefice ha incentrato la sua catechesi sulla preghiera di ringraziamento: "Il 'grazie' motivo conduttore delle nostre giornate". Poi, la vicinanza alla popolazione croata colpita dal sisma

(Foto Vatican Media/SIR)

La preghiera di ringraziamento al centro della catechesi dell’ultima udienza generale di Papa Francesco del 2020, alla vigilia del canto del Te Deum. Il perché traspare anche dal suo saluto ai pellegrini di lingua polacca: “Avvicinandoci alla fine di quest’anno, non lo valutiamo solo attraverso le sofferenze, le difficoltà e i limiti causati dalla pandemia”. L’invito è piuttosto a guardare al “bene ricevuto in ogni giorno”. Nella biblioteca del Palazzo apostolico vaticano, in collegamento tv e streaming, il Pontefice ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di ringraziamento alla luce dell’episodio raccontato dall’evangelista Luca della guarigione, operata da Gesù, dei dieci lebrosi. Ma solo uno torna a ringraziarlo. “Questo racconto, per così dire, divide il mondo in due: chi non ringrazia e chi ringrazia; chi prende tutto come gli fosse dovuto, e chi accoglie tutto come dono, come grazia”.

La preghiera di ringraziamento. Il “grazie” è il filo che collega le riflessioni del Papa. “Siamo stati pensati prima che imparassimo a pensare; siamo stati amati prima che imparassimo ad amare; siamo stati desiderati prima che nel nostro cuore spuntasse un desiderio”, ha osservato.

“Se guardiamo la vita così, allora il ‘grazie’ diventa il motivo conduttore delle nostre giornate”.

Citando il catechismo, Francesco ha evidenziato che “la preghiera di ringraziamento comincia sempre da qui: dal riconoscersi preceduti dalla grazia”. “Per noi cristiani il rendimento di grazie ha dato il nome al Sacramento più essenziale che ci sia: l’Eucaristia”. Il Pontefice ha, quindi, spiegato il significato della parola greca: ringraziamento. Parlando a braccio, ha poi evidenziato che “vivere è anzitutto aver ricevuto”. Quindi, il riferimento al fatto che “tutti nasciamo perché qualcuno ha desiderato per noi la vita”. E, a seguire, una serie di “debiti di riconoscenza”. Verso educatori, catechisti, persone che “hanno svolto il loro ruolo oltre la misura richiesta dal dovere”. “E hanno fatto sorgere in noi la gratitudine. Anche l’amicizia è un dono di cui essere sempre grati”.

Coltivare l’allegrezza. La gioia dell’incontro con Gesù, l’allegrezza che ne deriva. Su questo aspetto il Papa ha rivolto particolarmente l’attenzione, mentre “il demonio, dopo averci illusi, ci lascia sempre tristi e soli”.

“Se siamo in Cristo, nessun peccato e nessuna minaccia ci potranno mai impedire di continuare con letizia il cammino, insieme a tanti compagni di strada”.

Citando i Vangeli, Francesco ha ricordato che “il passaggio di Gesù suscitava spesso gioia e lode a Dio in coloro che lo incontravano”. Soffermandosi sul samaritano che torna a ringraziarlo, il Papa ha ricordato che quest’uomo “a gioia aggiunge gioia”: “Oltre alla guarigione, si rallegra per l’avvenuto incontro con Gesù. Non solo è liberato dal male, ma possiede ora anche la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo”.
Nelle parole del Pontefice, anche una citazione di Dante a proprosito dell’Amore “che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, 145). Francesco l’ha utilizzata per ribadire che “non siamo più viandanti errabondi che vagano qua e là: abbiamo una casa, dimoriamo in Cristo, e da questa ‘dimora’ contempliamo tutto il resto del mondo, ed esso ci appare infinitamente più bello”.

“Soprattutto, non tralasciamo di ringraziare: se siamo portatori di gratitudine, anche il mondo diventa migliore, magari anche solo di poco, ma è ciò che basta per trasmettergli un po’ di speranza”.

La solidarietà alla popolazione croata. Infine, Papa Francesco ha ricordato il terremoto che, ieri, ha provocato vittime e danni ingenti in Croazia. “Esprimo la mia vicinanza ai feriti e a chi è stato colpito dal sisma. Prego in particolare per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari”. Da parte sua, un auspicio:

“Le autorità del Paese, aiutate dalla Comunità internazionale, possano presto alleviare le sofferenze della cara popolazione croata”.

Ai pellegrini di lingua italiana, Francesco ha augurato che “il nuovo anno sia sereno e fecondo di ogni desiderato bene”. Agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli di viverlo come “un dono prezioso, impegnandovi a costruire la vostra vita alla luce della verità”.

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