Accezioni e sfumature a non finire perché, ben si sa, di Maria mai si è detto troppo.
Talvolta però, rimanendo ingabbiati in stereotipi tradizionali, si rischia di cadere in luoghi comuni fuori posto per una persona che, nella sua esistenza, ha avuto in dono un ruolo centrale.
I Vangeli non abbondano nel raccontarci episodi o incontri che abbiano segnato la sua nascita e la sua adolescenza, fermarsi alle leggende o agli scritti apocrifi, ancora una volta può portare fuori strada.
La fanciulla di Nazaret appare improvvisamente sulla scena che l’evangelista vuole annunciare.
I testimoni e le testimoni del Primo Testamento venivano introdotti enunciando il loro casato, la loro ascendenza contava perché ne evidenziava l’identità.
Per Maria invece il contesto familiare viene espresso sobriamente dopo il suo assenso e in relazione a Giuseppe.
Un interrogativo non può essere eluso: una fanciulla riconosce immediatamente un messaggero dell’Altissimo? Quali parametri nel suo immaginario ebraico gliene davano la possibilità?
Il titolo con cui la tradizione cristiana la denomina fin dai primordi: Immacolata, quale senso ha?
A mio avviso può poggiare su un dato ontologico, costitutivo della sua personalità che emerge da tutta la narrazione: questa ragazza su di cui l’Altissimo ha poggiato lo sguardo e che Egli designa ed elegge quale Madre dell’Emmanuele, che viene a salvare il suo e tutti i popoli, è una ragazza trasparente.
Un terso cristallo pronto ad accogliere quella Luce con cui il Creatore sempre si annuncia, un bagliore che può intervenire nel cosmo, negli agenti atmosferici, di ben di più però si tratta: un guizzo interiore, un’apertura dello spirito che consente a JHWH di penetrare dentro, profondamente e di farsi riconoscere.
La Luce che investe una luce per farla diventare, a sua volta, pienamente ricettiva e pronta a donareall’umanità il Messia, quella Luce che irromperà nelle tenebre della storia e condurrà tutti i secoli passati e futuri alla pienezza.
Trasparenza che caratterizzerà tutto l’agire e le scelte di Maria, solo però perché si trattava di una trasparenza a Lei donata fin dal concepimento.
Capacità di ascolto dell’Altissimo che ha rivelato il Suo Nome a Israele, compenetrazione di due volontà che sgorga dalla stessa impossibilità per Lei, trasparente in assoluto, di non prestare orecchio alla Sua Parola.
Non in un gioco di cristalli, di rifrazioni e di rimandi che, per quanto suggestivi poi si arrestano nel finito, nel limite.
Il dono preveniente della trasparenza ha già forgiato la vita della fanciulla non in una sorta di esaltazione egocentrica bensì in un silente nascondimento che non la ha resa celebre o lodata ma limpida senza macchia.
Una Madre che può e desidera insegnare a divenire trasparenti, accoglienti, ricettivi, soprattutto in un frangente quale il nostro, così irto di enigmi e di un invisibile nemico che ci attanaglia.
Chi si lascia rendere trasparente e a Lei si consegna, si ritroverà a dire “Dolce Madre tu fai ogni cosa bene”.