“Non uscir fuori da te, ritorna in te stesso: la verità abita nell’uomo interiore (De Vera Rel. 39.72.). Rientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontani da voi? Andando lontano vi perderete. (…) Torna, torna al cuore” (In Ev. Io. 18.10.).
L’invito al viaggio della vita, quello interiore e più avventuroso di sempre, ci raggiunge nel giorno in cui si fa memoria dell’uomo, del santo che l’ha pronunciato, Agostino d’Ippona,oggi, 28 agosto 2020 e viene quasi a concludere una delle estati più difficili degli ultimi anni.
Parole sincere, sapienti, che si stagliano nitide tra le nebulose contraddizioni di questo tempo in cui l’ambiguità delle informazioni ci ha confuso e la paura e la precarietà per il futuro ci hanno disperso.
Agostino può aiutarci a vivere questo momento paradossale: usciti dal confinamento è finalmente il tempo di rientrare in noi stessi, di smettere la fuga e di tornare a casa!
La sua esperienza di fede si fonda tutta su questo coraggioso passaggio dalla evasione al rientro, dal cercare fuori al ri-trovare dentro:
“Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te” (Conf. X.27.38.).
Coraggio: una delle tre virtù che il santo ci può insegnare ad esercitare ancora oggi. Non la forza aggressiva degli eroi, ma il mite cor-agere, letteralmente l’agire del cuore. Agostino ha avuto il coraggio di agire con il cuore, muscolo che nel mondo antico era sede dei pensieri e dell’intelligenza, della sapienza e della volontà, luogo delle decisioni e sacrario dell’anima che solo Dio scruta nel profondo.
È possibile per tutti noi, figli di questo tempo, tornare al cuore – essere coraggiosi, strappando al degrado quello spazio interiore dove decidere in modo nuovo le direzioni da prendere, gli orientamenti da dare alla vita perché sia sapiente, sapida, gustosa.
Onestà: con rettitudine e franchezza Agostino ha dialogato con la sua coscienza, scegliendo di non mentire mai a sé stesso, ai suoi amici, né ai suoi nemici cercando in tutto la Verità, ammettendo ogni errore, confutando ogni menzogna senza sottrarsi a nessun confronto. La fuga da sé per lui è finita proprio nella consapevolezza di avere in Dio un inseguitore instancabile che lo chiama e lo precede, lo avverte e lo soccorre: “Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (Conf.X.27.38.). Ecco professata l’onestà di arrendersi alla Verità.
Umiltà: “filo d’erba assetato” (Conf. XI.2.3) si definisce Agostino, uomo arido mendicante la rugiada di Dio. Questa la sua imitabile umiltà: il sapersi bisognoso dell’Altro e di altro da sé, attendendo all’opera dell’artigiano che con fatica e Grazia leviga le dure pietre del proprio cuore perché sa che solo insieme ai fratelli può costruire la cattedrale della comunione fraterna, casa sicura tenuta insieme dal cemento della Carità dove tutti hanno “un cuor solo e un’anima sola” (Reg. 3).
(*) Monache Agostiniane – Monastero Santi Quattro Coronati in Roma