“Un rinnovato impegno” contro la tratta, per “l’eradicazione totale di questa piaga”. A chiederlo, alla vigilia della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani – che si celebra oggi, 30 luglio – è stato il Papa, in una lettera inviata ai componenti dell’équipe “No alla tratta” della Commissione nazionale per la giustizia e la pace (Cnjyp) della Chiesa argentina. Fin dall’inizio del pontificato, che ha coinciso con l’istituzione, nel 2013, della relativa Giornata da parte dell’Onu, Bergoglio ha definito la tratta di persone “un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate”, chiamandola “la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo”. L’impegno di sensibilizzazione della comunità internazionale ha fatto da sfondo a molti interventi papali, tanto da diventare uno dei temi ricorrenti del suo magistero. L’obiettivo: eliminare una volta per tutte questo vero e proprio
“delitto contro l’umanità”, che “riguarda ogni Paese, anche i più sviluppati, e tocca le persone più vulnerabili: donne e ragazze, bambini e bambine, disabili, poveri, chi proviene da situazioni di disgregazione familiare e sociale”.
Oltre agli appelli contenuti in discorsi, omelie e documenti, Francesco ha realizzato iniziative concrete, come la creazione nel 2014 del Gruppo Santa Marta — un’alleanza globale di capi delle polizie, vescovi e comunità religiose — e l’istituzione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione che si celebra ogni anno l’8 febbraio, nel ricordo di santa Giuseppina Bakhita, la suora originaria del Sudan che da bambina fece la drammatica esperienza di essere venduta come schiava. Senza contare i gesti tangibili di vicinanza, come la visita del 12 agosto 2016 alla struttura romana della “Comunità Papa Giovanni XXIII” fondata da don Oreste Benzi, per incontrare 20 donne liberate dal racket della prostituzione. Farsi vicino a tutti i bambini, le bambine e le donne “esposti alla prostituzione e alla tratta, sfigurati nella loro dignità più autentica” è stato anche lo scopo principale del suo viaggio apostolico in Thailandia – ad oggi il suo ultimo viaggio internazionale – che nel novembre 2019 fece tappa anche in Giappone. Porre fine” al “flagello” della tratta e alle “tante schiavitù che persistono ai nostri giorni”, l’appello dalla Chulalongkorn University di Bangkok, la più antica del Paese, dove ha incontrato i leader cristiani e delle altre religioni. Talithà Kum, inoltre – la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone – è attiva dal 2009 in 70 Paesi e la sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale ha pubblicato gli Orientamenti pastorali sulla tratta di esseri umani. Intanto, sono sempre più drammatici i dati sulla tratta nel mondo, che nel 2019 ha fatto registrare più di 108.000 casi in 164 Paesi. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), le vittime della tratta e dello sfruttamento sarebbero oltre 40 milioni, anche se in molti casi questo crimine rimane sommerso. Sui casi segnalati, il 23 per cento riguarda i minorenni e, in un 1 caso su 20, addirittura a bambini con meno di 8 anni. Asia e Africa sono ancora le regioni più colpite. La crisi scatenata dal Covid-19 ha senza dubbio peggiorato la già grave situazione, come denunciato di recente da Caritas Internationalis.
Piaga da sanare. “Per sanare questa piaga, perché è una vera piaga che sfrutta i più deboli, è necessario l’impegno di tutti: istituzioni, associazioni e agenzie educative”, l’appello del Papa dopo l’Angelus del 9 febbraio: “Sul fronte della prevenzione, mi preme segnalare come diverse ricerche attestino che le organizzazioni criminali usano sempre più i moderni mezzi di comunicazione per adescare le vittime con l’inganno. Pertanto, è necessario da una parte educare a un uso sano dei mezzi tecnologici, dall’altra vigilare e richiamare i fornitori di tali servizi telematici alle loro responsabilità”.
Crimine contro l’umanità. “La tratta deturpa l’umanità della vittima, offendendo la sua libertà e dignità. Ma, al tempo stesso, essa disumanizza chi la compie”. Sono le parole pronunciate dal Santo Padre l’11 aprile 2019. “Per questo essa è da ritenersi un crimine contro l’umanità. E questo senza dubitare. La medesima gravità, per analogia, dev’essere imputata a tutti i vilipendi della libertà e dignità di ogni essere umano, sia questi un connazionale o uno straniero”.
Prevenire, proteggere, perseguire. “Sento di dover esprimere un particolare ringraziamento alle tante congregazioni religiose che hanno operato – e continuano a operare, anche in rete tra loro – come “avanguardie” dell’azione missionaria della Chiesa contro ogni forma di tratta”. È l’omaggio di Francesco, nello stesso discorso, a chi è impegnato in prima linea nella difesa delle vittime della tratta: “Gli uffici preposti delle Chiese locali, le congregazioni religiose e le organizzazioni cattoliche sono chiamati a condividere esperienze e conoscenze e ad unire le loro forze, in un’azione sinergica che interessi i Paesi di origine, transito e destinazione delle persone oggetto di tratta. Per rendere più adeguata ed efficace la sua azione, la Chiesa deve sapersi avvalere dell’aiuto di altri attori politici e sociali. La stipulazione di collaborazioni strutturate con istituzioni e altre organizzazioni della società civile sarà garanzia di risultati più incisivi e duraturi”.