Vorrei dedicare l’ultimo articolo di questa rubrica a un’utopia, a un sogno che, se realizzato, ci permetterebbe forse di prendere quanto di buono è germogliato nelle nostre vite dalla crisi della pandemia, e di custodirlo, e di farlo crescere nei fiori e nei frutti di un’esistenza riconciliata con Dio, con il mondo e con gli altri.
Nessuno di noi avrebbe potuto prevedere come sarebbe stata la primavera 2020: l’esplosione nei mesi immediatamente precedenti di una pandemia, e il conseguente lockdown che ci ha costretti tutti a rimanere chiusi nelle nostre case.
Abbiamo tutti subìto questa situazione, ma all’interno di una catastrofe che ovviamente nessuno ha scelto, ognuno ha dovuto scegliere come rispondere. Ora si tratta di portare avanti la scelta estendendola: decidere, e non più subire, la quarantena.
Decidere di vivere un mese di quarantena ogni anno, per sempre.
Questa è l’utopia: un mese di sosta, di quiete, dove l’uomo si riposi e la Terra possa respirare (tutti ci ricordiamo la ripresa ecologica durante la quarantena, vero?).
Un mese senza stipendi e senza tasse, senza rate e senza bollette, con consumi ridotti al minimo sovvenzionati dallo stato (che risparmierebbe su molto altro, del resto).
Un mese che, essendo preventivato e progettato, potrebbe attutire il trauma, trovando le persone preparate a fermarsi. Per un mese.
L’idea di questo articolo mi è venuta da varie parti: alcuni pensieri che ribollivano in me, suffragati da discorsi ascoltati per caso da passanti, nonché da alcune cose scritte in rete. Voci dalla strada, tutte concordi su quanto sarebbe bello e sano e rigenerante (per noi e per il mondo) potersi fermare ogni anno per un po’.
Una parte dell’uomo, rimasta sana e verginale, agogna il silenzio, il raccoglimento, la quiete. Molti ambirebbero un tempo di quarantena ogni anno (ignorando che la cosa sarebbe loro già possibile almeno per qualche giorno andando a fare un corso di esercizi spirituali), perché oggi più che mai è risultato troppo stridente il contrasto tra il caos, il rumore, lo stress e la fretta abituali, e la quiete del lockdown, con il recupero di parti importanti di sé che ha comportato.
E allora portiamola avanti questa idea! Perché dovrebbe essere impossibile? Perché la crisi del coronavirus non potrebbe essere interpretata come il momento storico in cui l’umanità, almeno su una cosa, ha deciso di svoltare definitivamente in meglio?
Quanto al periodo, pensando a un’integrazione armonica dei tre livelli del tempo, e cioè il tempo naturale, il tempo delle attività umane e quello liturgico-spirituale (cosmo-uomo-Dio), se ne deduce abbastanza chiaramente che dovrebbe essere all’incirca quello tra la seconda metà di febbraio e la metà di marzo.
Più precisamente, ogni anno il mese di quarantena potrebbe essere inaugurato dal Mercoledì delle Ceneri, che segna l’inizio della Quaresima, e partire effettivamente il giorno seguente (Giovedì dopo le Ceneri). Questa opzione renderebbe ragione di più questioni, su più livelli. Sul piano della natura, ci troveremmo nel periodo del passaggio dall’inverno alla primavera: tempo di rigenerazione, di sviluppo, di rinascita del mondo vegetale e animale, che finalmente troverebbe un clima limpido e tranquillo per il suo riapparire; a livello antropologico, è il periodo immediatamente successivo alle feste natalizie, con il loro surplus di spese, consumi e vita sociale; ci sarebbe quindi la necessità di un recupero della normalità, della quiete, della sobrietà. Questo è abitualmente il periodo dei logoramenti e dell’accumulo di stress, con conseguenti fantasie evasive verso l’estate, e la quarantena permetterebbe invece sia il riposo che la focalizzazione nel presente.
Infine, a livello liturgico e spirituale, la Quaresima è il tempo della purificazione, dei tagli e della penitenza, del fare il vuoto per riempirsi di vita nuova, del raccoglimento e della meditazione.
Né ci dovrebbe turbare l’idea di rivedere i fedeli impediti per un mese ad accedere alle funzioni in chiesa: in fondo si tratterebbe di vivere più radicalmente la dimensione aneucaristica che la Chiesa di Milano già vive nei venerdì di Quaresima secondo il rito ambrosiano, e le tante proposte di preghiera e di “liturgie domestiche” sorte quest’anno grazie alla quarantena almeno non sarebbero buttate nel dimenticatoio.
Sì, la Quaresima sarebbe davvero il tempo perfetto per questo mese di quarantena perpetua – e la cosa non deve sorprendere, perché i tempi liturgici da sempre sono stati costruiti su quelli della natura e dei ritmi del lavoro umano.
L’ultimo esercizio di questa nostra rubrica è molto semplice: fatti girare e rigirare nella testa quest’utopia solo apparentemente ironica; assaporala, soppesala… ti attrae? Se ci fossero garanzie sociali e politiche adeguate a farne una proposta organizzata e condivisa, e non subìta, aderiresti?
Se ti accorgi che l’idea ti attrae, diffondila. Il cambiamento del mondo passa per la diffusione di visioni innovative.