Stati Generali: occasione storica per tornare a investire in grande su progetti e infrastrutture

Le forze d'opposizione non vogliono dare sponde a Conte in un momento in cui intorno alla ricostruzione e, in particolare, al “tesoretto” in arrivo dall'Europa, si stanno ridefinendo posizioni e alleanze per il futuro. Del resto si tratta di un'occasione storica per tornare a investire in grande progetti e infrastrutture, dopo molti anni di stasi che hanno indebolito economicamente e socialmente il Paese ben prima dell'esplosione del Covid

(Foto ANSA/SIR)

Gli Stati Generali, concepiti dal premier Conte per mettere a punto il piano di ricostruzione e rilancio del Paese prostrato dalla pandemia, inizieranno sabato e non domani. Sarà una prima giornata di assoluto rilievo, con una sfilza di protagonisti internazionali come la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, alcuni presenti fisicamente a Roma, altri collegati a distanza. Ma dal punto di vista politico pesa fortemente il diniego dei partiti d’opposizione, a cui era stata riservata la giornata inaugurale, prevista inizialmente per venerdì. Lega, FdI e Forza Italia hanno comunicato che parteciperanno a confronti soltanto nelle sedi ufficiali. Che poi il Casino del Bel Respiro di Villa Pamphilij, luogo prescelto per gli Stati Generali, sia un’ufficialissima sede di “alta rappresentanza” della Presidenza del Consiglio conta poco. Il dato è che le forze d’opposizione non vogliono dare sponde a Conte in un momento in cui intorno alla ricostruzione e, in particolare, al “tesoretto” in arrivo dall’Europa, si stanno ridefinendo posizioni e alleanze per il futuro. Del resto si tratta di un’occasione storica per tornare a investire in grande su progetti e infrastrutture, dopo molti anni di stasi che hanno indebolito economicamente e socialmente il Paese ben prima dell’esplosione del Covid. La gestione di questa operazione epocale, e delle sue ricadute in termini di consenso politico e di beneficio economico, è una partita che vede in campo non solo i partiti ma tutti quei soggetti, dagli apparati dello Stato ai grandi gruppi imprenditoriali e finanziari, che si è soliti indicare genericamente come “poteri”, più o meno forti…

Per le forze politiche c’è una variabile ulteriore, le elezioni regionali e amministrative che si terranno a settembre (quasi certamente il 20) insieme al referendum sul taglio dei parlamentari e che stanno già creando tensioni sia all’interno della maggioranza che sul versante dell’opposizione. Fibrillazioni a cui non sono estranee le voci insistenti relative a un ipotetico impegno politico futuro dello stesso Conte come leader autonomo.

Se non si tiene conto di questa chiave di lettura c’è il rischio di non capire molti comportamenti e molte scelte che avvengono in queste settimane sulla scena locale e nazionale. Mentre per l’opinione pubblica è fondamentale la consapevolezza degli interessi in gioco, così da poter valutare in modo realistico ma esigente il modo in cui si impiegheranno le eccezionali risorse a disposizione: se per obiettivi di tornaconto immediato oltre che particolare o per un progetto di rilancio complessivo del sistema Paese, attraverso il superamento di annosi nodi strutturali (la necessaria sburocratizzazione, ad esempio) e investimenti innovativi nei fini e negli strumenti.

E’ un bene che l’utilizzo dei fondi europei straordinari del Next Generation Eu (un nome che esplicitamente chiama in causa le prossime generazioni) debba essere collegato a progetti precisi e concretamente verificabili dalla Ue: finora il modo in cui abbiamo impiegato (o non impiegato) le risorse europee dovrebbe richiedere una seria autocritica invece di alimentare i soliti tic sovranisti.

Conte vuole arrivare al Consiglio europeo del 19 giugno avendo in mano già un “masterplan” che dimostri le intenzioni serie dell’Italia e proprio a questo dovrebbe servire il confronto degli Stati Generali. Tale progetto dovrebbe poi essere la base del Pnr, il Piano nazionale di riforma, il documento programmatico che ogni anno il governo è tenuto a presentare in accompagnamento al Def, il Documento di economia e finanza, con cui si individuano le coordinate della legge di bilancio. E quella del prossimo autunno si preannuncia come la più impegnativa della storia recente della Repubblica.

Dopo la partenza con le personalità internazionali (ma sabato ci sarà anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco), gli Stati Generali riprenderanno lunedì e nei giorni seguenti con le parti sociali: sindacati, imprenditori, ma anche intellettuali, architetti, top manager. Il quadro completo degli inviti non è ancora noto, ma sarebbe fortemente auspicabile l’apporto dei soggetti del Terzo Settore e della società civile organizzata in genere, senza il quale l’evento sconterebbe una lacuna di rilevanza strategica. Interverrà anche Vincenzo Colao, il presidente della task force per la ripartenza il cui rapporto ha suscitato reazioni contrastanti e che pure contiene spunti di sicuro interesse. Fa parte a pieno titolo degli interventi strutturali di cui il Paese ha urgente bisogno il sostegno alle famiglie con figli. Va in questa direzione il disegno di legge delega (denominato Family Act) varato proprio in queste ore dal Consiglio dei ministri. Tra le novità previste compare finalmente l’assegno unico e universale per i figli fino alla maggiore età, una misura che dovrebbe razionalizzare e assorbire i diversi istituti che al momento sono attivi nell’ordinamento. È un primo passo importante anche se il percorso si annuncia lungo e complesso. Innanzitutto il Parlamento dovrà approvare il provvedimento – in cui viene fissato il quadro normativo generale – e poi la palla tornerà al governo che dovrà emanare i decreti attuativi. Oltre al problema dei tempi c’è anche quello delle risorse finanziarie. Il rischio è che l’eliminazione dei bonus e delle detrazioni possa risultare paradossalmente penalizzante per alcune fasce di famiglie. Per evitare questo effetto è necessario che l’introduzione dell’assegno unico sia supportata da uno stanziamento adeguato. E’ una priorità su cui la politica è chiamata a scommettere perché senza le famiglie non sarà possibile una vera ricostruzione e un autentico rilancio del Paese.