Due figure femminili, la “Iustitia” (Giustizia) e la “Comitas” (Amicizia), accomunate da un’inconfondibile armonia di tratti. Sono le ultime opere dipinte da Raffaello poco prima della morte, avvenuta esattamente 500 anni fa, che i visitatori dei Musei Vaticani potranno ammirare insieme ad altre novità che riguardano il “Divin pittore” nella sala della Pinacoteca a lui dedicata. Dopo quasi tre mesi, infatti, di chiusura forzata a causa delle restrizioni imposte dal coronavirus, oggi “i musei del papa” riaprono i battenti, e lo fanno nel pieno rispetto delle misure sanitarie e di sicurezza indispensabili in tempi di Covid-19: termoscanner all’ingresso per misurare la temperatura, obbligo di mascherine e di distanziamento sociale, igienizzazione delle mani grazie ai dispenser disseminati lungo tutti i percorsi museali. Diventa obbligatoria la prenotazione degli ingressi, che potrà essere effettuata dal sito ufficiale. In questo periodo eccezionale non verrà applicato il costo dei diritti di prevendita di 4 euro. Durante l’orario di apertura al pubblico, sarà sempre attivo un presidio di personale medico‐sanitario delle Misericordie di Italia che, insieme alla Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano, fronteggeranno ogni evenienza. Anche gli orari di apertura subiranno delle variazioni: dal lunedì al giovedì le collezioni pontificie rimarranno aperte dalle 10 alle 20, con ultimo ingresso alle 18 (l’uscita dai settori museali inizia alle 19.30); il venerdì e il sabato dalle 10 alle 22, con ultimo ingresso alle 20 (uscita dei settori museali alle 21.30). La consueta apertura gratuita dell’ultima domenica del mese resta al momento sospesa. Da oggi, infine, riaprono anche le Ville Pontificie a Castelgandolfo.
Eccezionale scoperta. Le due figure allegoriche femminili, le uniche del grande ciclo di affreschi realizzate con la tecnica dell’olio su muro, sono l’eccezionale scoperta venuta alla luce dopo cinque anni di restauro del Salone di Costantino – la quarta e grandiosa sala delle Stanze di Raffaello – condotta dal Laboratorio di restauro dei Musei vaticani. L’attribuzione a Raffaello Sanzio della “Iustitia” e della “Comitas” è stata certificata dalle fonti storiche – prima tra tutte quella del Vasari – e dalle analisi scientifiche, e i risultati della sensazionale scoperta sarebbero dovuti essere l’oggetto di un convegno internazionale in programma il 20 aprile scorso mai poi cancellato per l’’emergenza sanitaria in atto. Ad illustrarli in anteprima ai giornalisti, nei giorni immediatamente precedenti alla riapertura odierna, è stata la direttrice dei Musei, Barbara Jatta, insieme alle novità contenute nella Sala VIII della Pinacoteca, completamente rinnovata nel suo allestimento grazie ad una nuova illuminazione a led che restituisce la giusta profondità e il dovuto risalto ai capolavori contenuti. Fresca di restauro, inoltre, la Pala Oddi con l’incoronazione della Vergine, opera giovanile di Raffaello, con evidenti rimandi al Perugino. Al lato opposto, la Madonna di Foligno, quadro della maturità dell’urbinate. Al centro, la celeberrima tela della Trasfigurazione, dipinta da Raffaello pochi mesi prima della sua morte. Alle tre tele, collocate l’una accanto all’altra davanti alla stessa parete, sono state restituite le cornici ottocentesche e napoleoniche, ritrovate grazie ad un’intuizione – poi confermata dai restauratori – della direttrice dei Musei Vaticani e ora riposte nella loro originale collocazione. Dietro di esse e nelle altre pareti, troneggiano in tutta la loro magnificenza gli arazzi realizzati dalla manifattura fiamminga su disegni di Raffaello per adornare la Cappella Sistina. Poco prima del lockdown, tutti i dieci arazzi – in genere esposti a turno nella Sala VIII per garantirne l’idonea preservazione – sono stati esposti per una settimana nella loro sede primitiva, con un grandissimo successo di pubblico.
La Pala dei Decemviri. L’anno dedicato al cinquecentenario della morte di Raffaello si era aperto con un’altra occasione imperdibile, che da oggi si potrà di nuovo ammirare in una speciale sala dedicata, allestita con pareti nere per dare il dovuto risalto all’unico quadro in mostra nella sala: la Pala dei Decemviri del Perugino, eccezionalmente e temporaneamente ricomposta. Grazie alla collaborazione tra i Musei del Papa e la Galleria Nazionale dell’Umbria, la celebre Pala del maestro di Raffaello, raffigurante la Madonna in trono col Bambino e Santi, è stata infatti reinserita nella sua splendida cornice originale e riunita alla cimasa raffigurante il Cristo in pietà del museo perugino. I due dipinti, realizzati nel 1495 per la Cappella del Palazzo dei Priori di Perugia, furono separati nel 1797, in seguito alle requisizioni francesi che portarono a Parigi la sola grande tavola. Cornice e cimasa furono invece lasciate nel Palazzo. Dopo la caduta di Napoleone, la tavola non fu restituita a Perugia ma, per disposizione di Pio VII, entrò a far parte della Pinacoteca Vaticana.