La testimonianza cristiana “dà fastidio a coloro che hanno una mentalità mondana”. Ma il cristiano è colui che segue la via delle Beatitudini, e non quella dei “compromessi”, a costo di pagarla col martirio. Nell’udienza trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca del Palazzo apostolico, il Papa ha concluso il ciclo di catechesi sulle Beatitudini soffermandosi sull’ultima di esse: “Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli”. “Non scoraggiamoci quando una vita coerente col Vangelo attira le persecuzioni della gente”, l’invito. Durante i saluti finali, un appello nel giorno della festa della compatrona d’Italia e patrona d’Europa: “Chiedo a Santa Caterina che protegga l’Italia durante questa pandemia, e protegga tutta l’Europa perché rimanga unita”.
“Quando appare la santità ed emerge la vita dei figli di Dio – spiega Francesco – in quella bellezza c’è qualcosa di scomodo che chiama ad una presa di posizione: o lasciarsi mettere in discussione e aprirsi al bene o rifiutare quella luce e indurire il cuore, anche fino all’opposizione e all’accanimento”.
“Il mondo, con i suoi idoli, i suoi compromessi e le sue priorità, non può approvare questo tipo di esistenza”, la tesi del Papa: per il mondo, con le sue “strutture di peccato”, la vita secondo il Vangelo è “un errore e un problema, qualcosa da emarginare”, e i cristiani sono “idealisti o fanatici”. “Se il mondo vive in funzione del denaro, chiunque dimostri che la vita può compiersi nel dono e nella rinuncia diventa un fastidio per il sistema dell’avidità. Questa parola – fastidio – è la parola chiave”. L’ultima beatitudine “annuncia la stessa felicità della prima: il regno dei Cieli è dei perseguitati così come è dei poveri in spirito”: “La povertà in spirito, il pianto, la mitezza, la sete di santità, la misericordia, la purificazione del cuore e le opere di pace possono condurre alla persecuzione a causa di Cristo, ma questa persecuzione alla fine è causa di gioia e di grande ricompensa nei cieli”. Il sentiero delle Beatitudini “è un cammino pasquale che conduce da una vita secondo il mondo a quella secondo Dio, da un’esistenza guidata dalla carne – cioè dall’egoismo – a quella guidata dallo Spirito”.
“Sono tanti, i martiri di oggi, sono di più dei martiri dei primi secoli”,
l’omaggio del Papa a chi dà la vita per la propria fede. “E’ curioso, attira l’attenzione vedere come nelle persecuzioni dei martiri cresce l’ostilità fino all’accanimento”, la denuncia: “Basta vedere le persecuzioni del secolo scorso, delle dittature europee, come si arriva all’accanimento contro i cristiani, contro la testimonianza cristiana e conto l’eroicità dei cristiani”. “È doloroso ricordare che, in questo momento, ci sono molti cristiani che patiscono persecuzioni in varie zone del mondo, e dobbiamo sperare e pregare che quanto prima la loro tribolazione sia fermata”, l’appello del Papa. Nello stesso tempo, “il dramma della persecuzione è anche il luogo della liberazione dalla sudditanza al successo, alla vanagloria e ai compromessi del mondo”.
“Non sempre il disprezzo degli uomini è sinonimo di persecuzione: c’è anche un disprezzo che è colpa nostra, quando perdiamo il sapore di Cristo e del Vangelo”,
il monito di Francesco. “I compromessi con il mondo sono il pericolo”, perché “il cristiano sempre è tentato di fare compromessi con lo spirito del mondo”. “Rifiutare i compromessi e andare sulla strada di Gesù Cristo”, la ricetta del Papa: “Questa è la vita del Regno dei cieli, la più grande gioia, la vera letizia”. Il “percorso” citato è quello di San Paolo: “Quando pensava di essere un giusto era di fatto un persecutore, ma quando scoprì di essere un persecutore, divenne un uomo d’amore, che affrontava lietamente le sofferenze della persecuzione che subiva”.