“Un piccolo aiuto offerto a tutti, per saper scorgere e sperimentare nel dolore, nella sofferenza, nella solitudine e nella paura la vicinanza e la tenerezza di Dio”. Così Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, definisce “Forti nella tribolazione. La comunicazione della Chiesa nel tempo della prova”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana in versione scaricabile gratuitamente anche più volte, grazie agli aggiornamenti che verranno fatti con un “work in progress” fino alla fine della pandemia di Covid-19. Un tempo, questo, che per Tornielli richiede “sempre di più una buona informazione”. “In prima linea”, come quella fatta dalla Radio vaticana ai tempi della seconda guerra mondiale, e di cui i media vaticani raccolgono ora il testimone, modificando i palinsesti radio e video. Perché la gente, in tempi di coronavirus, “vuol sentir parlare di cose essenziali, e non di chiacchiericcio”.
Se c’è una parola che caratterizza questo tempo di pandemia è la solitudine, come si legge nell’introduzione del libro. L’antidoto è la comunione?
L’idea di questo libro è nata dalla constatazione che il momento difficile che stiamo vivendo porta con sé una forte domanda di senso e di spiritualità. La crisi ci porta a essere più essenziali. Il fatto di essere chiusi dentro le nostre case, tuttavia, non deve far venir meno il senso della comunità, la capacità di fare rete. Abbiamo cambiato la nostra programmazione e i nostri palinsesti video e radio proprio perché ci siamo accorti di quanto bisogno ci sia di comunione. Anche un libro scaricabile e gratuito come quello che abbiamo appena pubblicato può essere un aiuto per riscoprire alcuni brani di preghiere tradizionali della Chiesa, per conoscere le indicazioni su come accedere ai sacramenti in tempi di coronavirus, per ascoltare la parola del Papa che quotidianamente ci conforta.
Da oggi, sotto il logo della Lev sarà visibile anche la data, in modo che ognuno possa scaricare il testo più volte, se vuole seguire gli aggiornamenti.
E al Santo Padre è dedicata proprio la terza parte del volume, che raccoglie i suoi interventi a partire dal 9 marzo, come le omelie della Messa a Santa Marta, gli Angelus, la storica preghiera del 27 marzo in piazza San Pietro. Francesco non perde occasione per farci sentire la sua vicinanza…
In questo momento è fondamentale la vicina dal della Chiesa e del Papa. Le Messe a Santa Marta c’erano anche prima, ma il Santo Padre ha voluto aprirle a tutti e fa l’omelia ogni giorno: non avveniva sempre, prima. E’ un modo per accompagnare il popolo di Dio in questi tempi difficili. Certo, lo streaming e la preghiera non sono paragonabili alla partecipazione alla liturgia eucaristica, ma sono un conforto e un accompagnamento prezioso.
E’ impressionante vedere quanti milioni di persone non si perdono l’appuntamento della Messa delle sette, in un momento della giornata – la mattina presto – che porterebbe tutti coloro che sono in “smart working” ad essere più flessibili con gli orari. Gli ascolti erano già alti su Tv2000, ma poi RaiUno ha portato tantissimo nuovo pubblico, senza contare i flussi su YouTube.
Quello del Papa è un tentativo di raggiungere in tutti i modi possibili le persone che vogliono essere raggiunte e di dare un messaggio di vicinanza e di accompagnamento, perché tutti siamo sulla stessa barca, come ha detto durante la supplica nella piazza vuota.
E’ un invito a interrogarci sul nostro modo di comunicare?
In tempi di coronavirus, nel nostro Dicastero abbiamo cambiato qualcosa anche nel nostro modo di fare informazione, con la radio e la tv. Abbiamo spazzato via il palinsesto della radio e l’abbiamo sostituito con due momenti, alla mattina e al pomeriggio, dal titolo “In prima linea”: uno specchio per il web, continuamente aggiornato, dove si raccontano esperienze che provengono dalla società e dalla comunità, per fare rete e per far comprendere come le comunità cristiane si inventino continuamente iniziative per essere vicine, con creatività, alla loro gente.
Specie in momenti eccezionali, le persone vogliono sentir parlare di cose essenziali e non di chiacchiericcio. Ci vuole sempre di più una buona informazione, che faccia rete e che aiuti ad attraversare momenti come questo.
Come state vivendo la prova del coronavirus all’interno del Dicastero?
Come per tutti, anche per noi c’è stato un cambiamento radicale nelle modalità di lavoro. Utilizziamo molto più di prima la videoconferenza e la videochat. Questo tempo che viviamo ha reso tutti più consapevoli del nostro ruolo di servizio. Mi viene da pensare al ruolo che ha avuto Radio Vaticana alla seconda guerra mondiale. A come è riuscita a dare un aiuto per ritrovare i dispersi dalla guerra, per mettere in contatto le famiglie con chi era al fronte e per diffondere una informazione che non era solo vera ma aiutava anche a vivere questo tempo, con una prospettiva di speranza. E’ un compito che tutti noi ci siamo sentiti sulle spalle: anche se da casa, tutti si sentono coinvolti, forse di più rispetto a prima del Covid-19.
C’è un “proprium” dei mezzi di comunicazione di ispirazione cristiana, ed è il fatto che il senso di servizio si unisce al tentativo di dare chiavi di lettura che aiutino la speranza, attraverso uno sguardo evangelico sui tempi.
Il che non vuol dire ottimismo senza senso: la fede non nega l’angoscia, la paura, la morte, ma le illumina e offre la prospettiva che è Dio la risposta. E’ lui che ci ha fato suo figlio, Dio ha sofferto con noi e ha sofferto insieme a noi e per noi.