“Se tutto il nostro cristianesimo non ci porta alla misericordia, abbiamo sbagliato strada, perché la misericordia è l’unica vera meta di ogni cammino spirituale”. Nella seconda udienza generale trasmessa in diretta streaming dal palazzo apostolico vaticano, il Papa è tornato su uno dei temi portanti del suo pontificato, già oggetto del suo primo Angelus da papa, come ha ricordato lui stesso a braccio: da qual giorno – ha rivelato – ha sentito e compreso che il messaggio che avrebbe dovuto dare sempre, ogni giorno, “da vescovo di Roma”, si poteva riassumere in una sola parola. Perché “la misericordia non è una dimensione fra le altre, ma è il centro della vita cristiana: non c’è cristianesimo senza misericordia”: è “l’aria da respirare”. Al termine dell’udienza, l’adesione al Rosario in famiglia promosso dalla Cei per domani, festa di San Giuseppe – “Io vi accompagnerò da qui” – e una preghiera speciale per i medici, gli infermieri, i volontari “che rischiano la vita” per stare accanto a coloro che soffrono a causa del Coronavirus.
“Tutti siamo in deficit nella vita e abbiamo bisogno della misericordia”,
dice a braccio Francesco nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla quinta Beatitudine “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. “Sappiamo che, se anche non abbiamo fatto il male, manca sempre qualcosa al bene che avremmo dovuto fare”, l’analisi di Francesco: “Ma proprio questa nostra povertà diventa la forza per perdonare!”. “Siamo debitori e se saremo misurati con la misura con cui misuriamo gli altri, allora ci conviene allargare la misura e rimettere i debiti, perdonare”, l’invito. “Se la quinta beatitudine promette di trovare misericordia e nel Padre Nostro chiediamo la remissione dei debiti, vuol dire che noi siamo essenzialmente dei debitori e abbiamo necessità di trovare misericordia!”, la tesi del Papa:
“Tutti siamo debitori, tutti. Verso Dio, che è tanto generoso, e verso i fratelli. Ogni persona sa di non essere il padre o la madre che dovrebbe essere, lo sposo o la sposa, il fratello o la sorella che dovrebbe essere”.
“Ci sono due cose che non si possono separare: il perdono dato e quello ricevuto”, spiega il Papa: “Ma tante persone sono in difficoltà, non riescono a perdonare. Tante volte il male ricevuto è così grande che riuscire a perdonare sembra come scalare una montagna altissima”. “Uno sforzo enorme”, che da soli non possiamo affrontare, “ci vuole la grazia di Dio, dovremmo chiederla”. “Coloro esercitano la misericordia troveranno misericordia, saranno ‘misericordiati’”, la reciprocità della quinta Beatitudine, “l’unica l’unica in cui la causa e il frutto della felicità coincidono”. Ma la misericordia è un tema ricorrente in tutto il Vangelo, perché “è il cuore stesso di Dio”. Non è un caso che nel Padre Nostro noi preghiamo: “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
“La misericordia di Dio è la nostra liberazione e la nostra felicità”, riassume Francesco: “Noi viviamo di misericordia e non ci possiamo permettere di stare senza misericordia.
E’ l’aria da respirare.
Siamo troppo poveri per porre le condizioni, abbiamo bisogno di perdonare, perché abbiamo bisogno di essere perdonati”. “Ognuno deve ricordare di avere bisogno di perdonare, di avere bisogno del perdono, di avere bisogno della pazienza”, il consiglio del Papa, secondo il quale “questo è il segreto della misericordia: perdonando si è perdonati. Perciò Dio ci precede e ci perdona Lui per primo. Ricevendo il suo perdono, diventiamo capaci a nostra volta di perdonare. Così la propria miseria e la propria carenza di giustizia diventano occasione per aprirsi al regno dei cieli, a una misura più grande, la misura di Dio, che è misericordia. Da dove nasce la nostra misericordia? Gesù ci ha detto: ‘Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso’. Quanto più si accoglie l’amore del Padre, tanto più si ama”.