(da Bari) “Questa è stata solo la prima tappa”. Ad annunciarlo – confermando le parole dette ieri da mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, vicepresidente della Cei e coordinatore del Comitato organizzatore – è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, durante la conferenza stampa conclusiva dell’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, promosso a Bari dalla Chiesa italiana.
“Siamo convinti che questo sia soltanto l’inizio di un cammino che era necessario intraprendere, per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi”, ha detto Bassetti tracciando un bilancio del confronto di questi giorni tra i 58 vescovi di 20 Paesi, “provenienti da tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo: hanno risposto tutti all’appello”.
“In questi giorni – ha proseguito il cardinale – si è fatta luce sulla nostra conoscenza, i nostri rapporti, i nostri problemi. Prima ci chiamavamo fratelli come titolo, dopo queste giornate ci diciamo fratelli perché lo siamo realmente”. “Non abbiamo ancora calendarizzato altri incontri”, ha precisato il presidente della Cei, “ma vogliamo fare un collegamento con tutte le persone interpellate, in modo che ci sia una ‘corrente’ che ci interpella tutti. E’ necessario ogni tanto fare il punto, è l’orientamento che ci viene dal Papa”. Tra le proposte di Bassetti per il futuro, quella di costituire un Forum in ogni Conferenza episcopale nazionale, “per affrontare i temi emergenti, il più importante dei quali è quello della pace, che va continuamente conquistata, che ci sfugge sempre di mano”. “La gente si aspetta molto da noi”, ha detto il card. Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, che per dar seguito alle giornate di Bari ha proposto “un tavolo misto tra cristiani e musulmani, per vedere come creare un’atmosfera che tuteli la dignità umana e la libertà religiosa”. Altra proposta del patriarca, quella di un Comitato che possa seguire l’attività dei vescovi delle Chiese del Mediterraneo, “per dare seguito al loro lavoro”.
“Un punto d’appoggio sostanzioso”.
Così Bassetti ha definito il documento conclusivo dei lavori che i partecipanti all’incontro di Bari consegneranno domani al Papa. Sarà il Santo Padre, infatti, a concludere l’incontro in corso al Castello Svevo di Bari con una messa in Corso Vittorio Emanuele alla quale sono attese 40mila persone. “Abbiamo scritto una pagina che io ho definito bella”, ha detto il presidente della Cei: “Vogliamo essere pastori con l’odore delle pecore, come ci chiede il Santo Padre”.
“Bisogna cambiare non solo il decreto sicurezza, ma tante cose vanno riviste, perché le situazioni si evolvono e il legislatore si deve tenerne conto”.
Sono le parole dedicate dal presidente della Cei domande dei giornalisti sul tema della migrazione. “La società civile progredisce e i problemi si aggravano”, ha proseguito il cardinale: “Cambiare è il segno di una mentalità dinamica che affronta le situazioni così come sono e nella loro evoluzione”, ha spiegato il porporato, che a proposito dell’immigrazione ha esortato a fare una distinzione tra migranti e profughi, “altrimenti si continua a fare una grande confusione”, il monito. “Il fenomeno migratorio c’è sempre stato e sempre ci sarà”, ha precisato: “Ci sono migranti che scelgono volontariamente di andare in altre nazioni”. Cosa del tutto diversa, invece, sono i profughi “che o per la guerra, o per la persecuzione, o per gli effetti dei cambiamenti climatici sono costretti a lasciare le loro terre”. E’ ai profughi, ha ricordato Bassetti, che è rivolta l’esperienza dei “corridoi umanitari”, per “rispondere a quella necessità di accoglienza e di accompagnamento di cui parla il Santo Padre”. “Come sarebbe bello se nell’accoglienza si coinvolgessero sempre di più le nostre famiglie, come è accaduto in Libano”, ha esclamato il presidente della Cei, puntualizzando che
“l’accoglienza non basta:
bisogna creare intorno alle persone un clima di amicizia e di affetto in cui la persona possa crescere e maturare, ritrovando un clima di famiglia”. “Le migrazioni sono una grandissima perdita per noi ed un grande peso per voi”, ha detto il cardinale Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei che ha aggiunto: “I nostri ragazzi vanno via perché non c’è pace, non c’è sicurezza. E chi c’è dietro le guerre? Senza il rispetto dei diritti umani, le persone fuggono”.