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“Querida Amazonia” di Papa Francesco: “Solo il sacerdote può presiedere l’Eucaristia”. No alla “clericalizzazione” delle donne

Il ruolo delle donne, l'esclusività del sacerdote nel celebrare l'Eucaristia, la maggiore partecipazione dei laici alla vita della comunità: sono alcuni temi dell'esortazione apostolica post-sinodale, "Querida Amazonia". Per il Papa, lo sfruttamento dell'Amazzonia è "un'ingiustizia e un crimine": "Non possiamo permettere che la globalizzazione diventi un nuovo colonialismo". "L'equilibrio planetario dipende anche dalla salute dell'Amazzonia"

foto SIR/Marco Calvarese

Solo il sacerdote può dire: “Questo è il mio corpo”. E dunque solo lui è abilitato a “presiedere l’Eucaristia”. Nel quarto e ultimo capitolo dell’esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, dedicato all’aspetto pastorale, il Papa non fa alcun riferimento all’ordinazione sacerdotale di diaconi sposati per supplire alla carenza di clero, avanzata nel corso del Sinodo sull’Amazzonia dell’ottobre scorso. “Ciò che non può essere delegato”, nell’esercizio del ministero sacerdotale, è proprio l’essenza dell’ordine sacro, che “configura” il prete a “Cristo sacerdote”. “Tale carattere esclusivo ricevuto dall’Ordine abilita lui solo a presiedere l’Eucaristia. Questa è la sua funzione specifica, principale e non delegabile”. Ci sono altre parole, ricorda Francesco, che “solo lui può pronunciare: ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’. In questi due Sacramenti c’è il cuore della sua identità esclusiva”. “In una Chiesa sinodale le donne, che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche, dovrebbero poter accedere a funzioni e anche a servizi ecclesiali che non richiedano l’Ordine sacro e permettano di esprimere meglio il posto loro proprio”. È l’altra proposta del Papa, che sottolinea che “tali servizi comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo”. “Questo fa anche sì che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità – la tesi di Francesco – ma senza smettere di farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile”. Quattro i “sogni” attorno a cui è articolata l’esortazione: sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale, che corrispondono alle quattro “letture” che il Santo Padre aveva consigliato di adottare, nel suo discorso a braccio pronunciato a conclusione del Sinodo sull’Amazzonia dell’ottobre scorso.

I sacramenti “devono essere accessibili,

soprattutto ai poveri, e non devono mai essere negati per motivi di denaro”, il monito a proposito della necessità di assicurare “una maggiore frequenza della celebrazione dell’Eucaristia, anche nelle comunità più remote e nascoste”. “I laici potranno annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni Sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro”, prosegue il Papa: “Ma hanno bisogno della celebrazione dell’Eucaristia, perché essa fa la Chiesa”.

Di qui l’invito a “tutti i vescovi, in particolare quelli dell’America Latina, non solo a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, ma anche a essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia”.

Diaconi permanenti, religiose e laici dovrebbero assumere “responsabilità importanti per la crescita delle comunità”: “Una Chiesa con volti amazzonici – scrive Francesco – richiede la presenza stabile di responsabili laici maturi e dotati di autorità, che conoscano le lingue, le culture, l’esperienza spirituale e il modo di vivere in comunità dei diversi luoghi”.

“È possibile – aggiunge il Santo Padre in una nota, sulla scorta del Codice di diritto canonico – che il vescovo affidi ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia”.

“Permettere lo sviluppo di una cultura ecclesiale propria, marcatamente laicale”, il “sogno” del Papa per l’Amazzonia, “attraverso un nuovo incisivo protagonismo dei laici”. Il modello indicato è quello delle “comunità di base”, che “quando hanno saputo integrare la difesa dei diritti sociali con l’annuncio missionario e la spiritualità, sono state vere esperienze di sinodalità nel cammino evangelizzatore della Chiesa in Amazzonia”.

A proposito del ruolo femminile, Francesco mette in guardia dal “riduzionismo” che “ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro”. “Senza le donne” la Chiesa “crolla”, l’omaggio del Papa, “come sarebbero cadute a pezzi tante comunità dell’Amazzonia se non ci fossero state le donne, a sostenerle, a sorreggerle e a prendersene cura”.

Nella prima parte dell’esortazione, Francesco parla di “ingiustizia e crimine”, riguardo allo sfruttamento dell’Amazzonia:

“Non possiamo permettere che la globalizzazione diventi un nuovo tipo di colonialismo”,

l’appello del Papa, secondo il quale “bisogna indignarsi” per “un passato vergognoso”. Non manca un “mea culpa” su quei missionari che, in Amazzonia, non sono stati “a fianco degli oppressi”. “L’equilibrio planetario dipende anche dalla salute dell’Amazzonia”, l’esordio del capitolo dell’esortazione dedicato ai temi ecologici: “Il grido dell’Amazzonia raggiunge tutti, perché l’aspetto di conquista e di sfruttamento delle risorse è giunto oggi a minacciare la stessa capacità ospitale dell’ambiente: l’ambiente come ‘risorsa’ rischia di minacciare l’ambiente come ‘casa’”.

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