E’ di ieri la notizia che il ministero dell’Interno avrebbe inviato una circolare ai prefetti per aumentare i rimborsi per i migranti accolti: erano stati ridotti a 19/26 euro a persona (prima erano 35) dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una cifra talmente risibile – per vitto, alloggio e integrazione – che molte cooperative e associazioni hanno deciso di non partecipare più ai bandi lanciati dalle prefetture, perché altrimenti non sarebbero riusciti a coprire i costi. Le gare quindi sono andate deserte e le prefetture di conseguenza hanno dovuto gestire una patata bollente. Lo Stato ha l’obbligo di ospitare i richiedenti asilo. Anche Caritas ambrosiana, che prima della riduzione accoglieva 2.500 persone, aggiungendo comunque di tasca propria 300.000 euro per garantire una ospitalità dignitosa e percorsi seri di inserimento sociale, ha partecipato ad una sola gara (anziché 5) nel Comune di Milano per un centro di 150 persone, Casa Suraya. “Abbiamo deciso di fare quello che potevano, ospitando meno persone ma con nostre risorse”, dice al Sir il direttore di Caritas ambrosiana, Luciano Gualzetti. Nessuno alla Caritas ha ancora visto la circolare, per questo, prima di esprimere un giudizio netto sul provvedimento, attende che le condizioni siano chiare. “Se adesso questi soldi arriveranno dalla convenzione – afferma – sarà una notizia sicuramente positiva. Ma non venga fuori che noi ci guadagniamo. Con i 35 euro certamente non ci sguazzavamo. Se poi qualcuno non faceva il proprio dovere o non rispettava il capitolato non sta a noi dirlo. I controlli spettano allo Stato. Siamo stufi di essere quelli che vengono trattati male perché cercano di lavorare nel modo migliore possibile e non accettano certe condizioni”.
L’accoglienza ben fatta costa. “Forse si sono finalmente convinti – osserva – che l’accoglienza costa e se la vuoi far bene devi anche riconoscere il valore del lavoro fatto. Fino a ieri le convenzioni erano troppo basse quindi non abbiamo partecipato a nessun bando se non in un caso, nella prefettura di Milano, in un centro con 150 posti. Avevamo la massa critica per non andare totalmente in perdita. Ma tutto ciò che non è previsto dalle convenzioni è a carico della Caritas ambrosiana. La cosa funziona bene, riusciamo ad accompagnare le persone in maniera dignitosa ma solo perché mettiamo noi dei soldi”.
In aiuto alle prefetture. Gualzetti rivela che ultimamente la Caritas ambrosiana, su richiesta delle prefetture che non sapevano più come fare vista la situazione nei territori per effetto dei decreti sicurezza, si è sobbarcata anche dei costi dei cosiddetti “non allontanamenti”, cioè le persone con i permessi umanitari scaduti. “Li abbiamo tenuti a casa nostra e abbiamo preso altri che altrimenti sarebbero finiti in strada, aumentando il disagio e l’insicurezza delle comunità. Ma i costi sono totalmente a carico della Caritas ambrosiana. I volontari ci sono e aiutano molto ma se bisogna garantire servizi di qualità c’è bisogno di professionisti”.
Un dovere dello Stato. Perché “l’accoglienza dei richiedenti asilo è un dovere dello Stato – ricorda – e se agisce attraverso le cooperative, tramite le convenzioni, spetta sempre allo Stato la responsabilità dei controlli per verificarne la serietà”. Già prima della circolare di queste ore, ad esempio a Varese, la prefettura ha dovuto trattare direttamente con le cooperative “per ottenere i posti necessari – spiega il direttore di Caritas ambrosiana – e aumentava il prezzo quasi come prima. Se è così non è una grande novità, comunque leggeremo la circolare per capire meglio”. Lo stesso accadeva durante l’emergenza Nord Africa, quando dai 45 euro di allora si arrivava addirittura a 55 euro “perché gli alberghi costavano – fa notare -. Alla faccia della mangiatoia”.
Dignità e integrazione prima di tutto. A suo avviso ora la circolare non farebbe altro che formalizzare “il gioco delle cose, perché lo Stato deve garantire quei posti a chi ha diritto”, dice Gualzetti, auspicando però che “lo faccia in maniera dignitosa”. “Non c’è ostilità tra noi e le prefetture – puntualizza -. Stiamo facendo tutto quello che possiamo per dare dignità alle persone e ai territori”. Del resto, aggiunge, “molte realtà serie che lavorano con professionalità si sono dovute ridimensionare. Prima o poi il problema doveva saltar fuori”. Certo, conclude,
“il nuovo governo si è reso conto che con le ideologie non si poteva andare avanti,
perché lo Stato deve garantire una accoglienza dignitosa. Abbiamo visto i disastri di quest’ultimo periodo. La nostra massima disponibilità c’è sempre, ovviamente non a qualsiasi costo. Perché oltre a dare vitto e alloggio vogliamo dare percorsi seri di integrazione nelle comunità”.