Papa Francesco all’udienza: “Pur se perseguitata e fraintesa la Chiesa è casa aperta a tutti”

Dedicata all'ultima "tappa missionaria" di San Paolo - Roma - l'ultima udienza del Papa sugli Atti degli Apostoli.  7mila persone in Aula Paolo VI

foto SIR/Marco Calvarese

La Chiesa è una “casa aperta a tutti i cuori in ricerca”. Anche se “perseguitata, fraintesa e incatenata, mai si stanca di accogliere con cuore materno ogni uomo e ogni donna per annunciare loro l’amore del Padre che si è reso visibile in Gesù”. Il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi – l’ultima dedicata agli Atti degli Apostoli, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone – con questa immagine. “Il viaggio di Paolo è la prova che le rotte degli uomini, se vissute nella fede, possono diventare spazio di transito della salvezza di Dio attraverso la Parola della fede che è un fermento attivo nella storia, capace di trasformare le situazioni e di aprire vie sempre nuove”. Così Francesco ha commentato l’ultima “tappa missionaria” di San Paolo: Roma, dove l’apostolo delle genti “approda dopo un viaggio lungo e travagliato, segnato da minacce e pericoli, ma anche da incontri ospitali, dal buon profumo della fede dei discepoli di Cristo e dalle rivelazioni consolanti e incoraggianti del Signore”.

“Le peripezie di Paolo non hanno devitalizzato la Parola, ma l’hanno potenziata”, il commento di Francesco, perché “la regia degli eventi non appartiene agli uomini ma allo Spirito Santo, che dà fecondità all’azione missionaria della Chiesa”.

È per questo che il viaggio narrato negli Atti degli Apostoli “non si chiude con il martirio di Paolo, ma con la semina abbondante della Parola”. Secondo il Papa, “la fine del racconto di Luca, imperniato sul viaggio del Vangelo nel mondo, contiene e ricapitola tutto il dinamismo della Parola di Dio, Parola inarrestabile che vuole correre per comunicare salvezza a tutti”. A Roma Paolo incontra anzitutto i suoi fratelli in Cristo, che “lo accolgono e gli infondono coraggio e la cui calda ospitalità lascia pensare a quanto fosse atteso e desiderato il suo arrivo”. Poi gli viene concesso di abitare per conto proprio sotto “custodia militaris”, cioè con un soldato che gli fa da guardia.

“Era ai domiciliari”,

l’espressione usata a braccio. “Malgrado la sua condizione di prigioniero”, Paolo può incontrare i notabili giudei prima in un “incontro informale” che li trova “ben disposti” e poi in uno “più ufficiale” durante il quale, per un’intera giornata, “Paolo annuncia il regno di Dio e cerca di aprire i suoi interlocutori alla fede in Gesù, a partire dalla legge di Mosè e dai Profeti”. “Poiché non tutti sono convinti, egli denuncia l’indurimento di cuore del popolo di Dio, causa della sua condanna, e celebra con passione la salvezza delle nazioni che si mostrano invece sensibili a Dio e capaci di ascoltare la Parola del Vangelo, della vita”.

“Luca conclude il libro, mostrandoci non la morte di Paolo ma il dinamismo di una Parola che non è incatenata”,

la tesi di Francesco: “in una casa dove accoglie quanti vogliono ricevere l’annuncio del regno di Dio e conoscere Cristo”, Paolo annuncia la fede “con tutta franchezza e senza impedimento”.

“Questa casa aperta a tutti i cuori in ricerca è immagine della Chiesa che, pur se perseguitata,  fraintesa e incatenata, mai si stanca di accogliere con cuore materno ogni uomo e ogni donna per annunciare loro l’amore del Padre che si è reso visibile in Gesù”,

le parole conclusive del Papa, che ha chiesto di “essere evangelizzatori coraggiosi e gioiosi”, capaci “di impregnare le nostre case del Vangelo e renderle cenacoli di fraternità, dove accogliere il Cristo vivo, che viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo”.

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