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Hogar Buen Samaritano. P. Escobar (direttore): “Il Papa dirà ai malati di Hiv che la loro vita ha un valore immenso”

Papa Francesco si recherà domenica 27 gennaio nella periferia di Panama tra i malati di Aids in visita alla Casa Hogar El Buen Samaritano. “Venendo qui – dice padre Domingo Escobar, direttore del Centro– il Santo Padre dà valore non solo a quello che facciamo ma anche a chi vive qui. I malati di Hiv sentono di non valere niente. Contratto il virus sentono di perdere tutto, anche la dignità. Papa Francesco con la sua presenza dirà invece che non è vero, che la loro vita ha valore immenso e che tutti possono e devono avere un posto nella società”

(da Panama) Ci sono due Panama: una ricca, visibile, splendente nei suoi grattacieli vetrati. Ma è una Panama non reale, perché qui vive solo una esigua minoranza. L’altra invece è vera ed è povera, sabbiosa, disordinata. È popolata da persone che ogni giorno devono combattere per trovare un lavoro, accedere ai servizi sanitari, all’educazione, all’acqua potabile. Fuori dai giochi politici del Paese. Papa Francesco ha scelto di venire qui. Ha deciso di visitare domenica 27 gennaio la Casa Hogar El Buen Samaritano dove sono accolti, curati e seguiti malati affetti dall’Hiv/Aids. Si trova nel “Corigimiento de Juan Diaz”, a solo 3 chilometri dal centro della città, vicino alla parrocchia di Santa Maria del Camino.

Tutto nasce nel 2005, da un’idea maturata in parrocchia dopo la Settimana Santa. “Se crediamo nella Resurrezione di Gesù, dobbiamo credere anche che la vita è più forte della morte, ovunque”. Per dare un segno forte a questa intuizione, si sceglie di aprire le porte ai malati di Aids. Sono le persone più povere.

Vittime di discriminazioni e pregiudizi, lasciati soli, spesso abbandonati dalla loro stessa famiglia.

Una piaga che a Panama colpisce l’1% della popolazione (soprattutto le popolazioni indigene) per un totale complessivo di 30/40mila persone siero positive.

Casa Hogar accoglie 16 persone (11 uomini e 6 donne), dai 18 ai 76 anni. Sono i casi più gravi. Vivono in stanzette pulite, dotate dell’essenziale. Su un lettino, è sdraiato un uomo. È in piena crisi di astinenza: febbre alta, tremori. Casa Hogar è anche questo. Ma c’è anche una sala pranzo, una cucina, una lavanderia. E anche una mensa dove ogni giorno, da lunedì a venerdì, si offrono 60 pranzi gratis ai più poveri del quartiere. Oltre ai residenti, la Casa segue anche una trentina di famiglie “esterne” che hanno un malato di Aids in casa ma non i mezzi finanziari per curarlo. E sempre dal Centro è partito un programma di educazione sessuale e prevenzione, rivolto ai giovani e nelle scuole.

 

La dignità. Era agosto quando padre Domingo Escobar, direttore del Centro, riceve una telefonata dall’arcivescovo Ulloa Mendieta. Pensava ad un cambio di parrocchia. E invece era l’annuncio a sorpresa che che Papa Francesco sarebbe andato a visitare, durante la Gmg, la Casa Hogar. “Venendo qui – dice – il Santo Padre da valore non solo a quello che facciamo ma anche a chi vive qui. I malati di Hiv sentono di non valere niente.

Contratto il virus sentono di perdere tutto, anche la dignità.

Papa Francesco con la sua presenza dirà invece che non è vero, che la loro vita ha valore immenso e che tutti possono e devono avere un posto nella società. Li aiuta a ritrovare stima in se stessi”. Padre Domingo è anche il parroco della parrocchia di Santa Maria del Camino dove ha costruito un centro educativo per bambini e ragazzi a rischio e un laboratorio di falegnameria dove sta lavorando (era falegname prima di diventare prete) alla costruzione della sedia e dell’inginocchiatoio che userà il Papa.

 

Il programma. Tra pulizie, ristrutturazioni, sistemazione dei locali, il Centro si prepara ad accogliere Papa Francesco. All’ingresso principale – spiega Eric Rodriguez, amministratore – il Papa sarà accolto dai direttori di 4 istituzioni caritative della Chiesa. Ci sono anche le Suore della Carità di Madre Teresa e centri di accoglienza per bambini orfani e persone di strada. E’ stato quindi adibito un cortile dove il Papa si soffermerà a parlare con gli ospiti. Sarà padre Domingo Escobar a dare il benvenuto al Santo Padre. Lo ringrazierà – dice – “a nome di tutti i sofferenti del Paese e a nome del volto caritativo della Chiesa panamense, di quella Chiesa che va incontro a Cristo sofferente”. Al Papa sarà dato in dono un quadro della Madonna, ritratta con la tipica fisionomia del volto indigeno e vestita con i tipici abiti tradizionali panamensi. “Ci aspettiamo un messaggio forte”, dice Rodriguez, “focalizzato sui poveri, gli scartati, i malati di Hiv. Un messaggio che tocca il cuore ed ha uno sguardo di Misericordia sulle persone che vivono nelle periferie anche esistenziali del mondo”.