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Gmg 2019: le fragilità dei nostri giovani di fronte alla vita reale

Cent’anni fa siamo venuti dall’altra parte del mondo a risolvere un problema a cui nessuno aveva saputo trovare una soluzione: il dislivello degli oceani. Abbiamo portato qui le chiuse di Leonardo. Cent’anni dopo hanno usato la stessa tecnologia per il raddoppio del canale e sono venuti in Italia a chiedere di costruire le paratie. Perché siamo così scoraggiati nell’affrontare la vita quotidiana a casa nostra? Perché non crediamo più di potercela fare? Penso alla società, alla politica e ovviamente anche alla Chiesa che (Vangelo nel cuore) avrebbe più di una ragione per continuare a seminare speranza con sempre maggiore efficacia

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Questa notte è arrivata una telefonata alle tre: due ragazze urlavano al telefono perché c’erano degli insetti nella stanza. Va bene: non siamo abituati agli scarafaggi sotto al letto. Ma veniva giù il mondo e pretendevano di uscire di casa e che gli trovassimo una nuova sistemazione. – Perché non chiami il tuo accompagnatore? – Ma sono le tre di notte! – Sì anche per noi…
Ovviamente serviva solo un po’ di calma: avevano bisogno di essere rassicurate. Questa mattina la questione appariva molto più piccola. Però un pensiero l’ho fatto: a grandi competenze tecnologiche, questi ragazzi stanno contrapponendo grandi fragilità. La vita reale (sì, questa volta scrivo proprio “reale”) diventa una montagna da scalare appena si presenta un gradino da superare.

È interessante portare i ragazzi dall’altra parte del mondo, perché lo sguardo sulla natura, sulla cultura, le tradizioni e le abitudini di altri uomini aprono loro orizzonti diversi e sorprendenti.

Pensavo che – di per sé – non ci sarebbe bisogno di portarli dall’altra parte del mondo: basterebbe aiutarli ad aprire gli occhi ogni giorno, ad alzare gli occhi dallo smartphone. Se solo anche noi, come loro, non avessimo gli occhi incollati a un piccolo schermo.

In questi giorni stiamo vedendo la bellezza della disponibilità: i panamensi non sono abituati a grandi eventi e non sono organizzati come una delle nostre città. Ma di fronte a un problema non si scoraggiano e non si lasciano prendere dall’ansia: sorridono e si mettono a risolvere la questione. Questo sento proprio che a noi italiani manca, l’abbiamo perso per strada.

Cent’anni fa siamo venuti dall’altra parte del mondo a risolvere un problema a cui nessuno aveva saputo trovare una soluzione: il dislivello degli oceani. Abbiamo portato qui le chiuse di Leonardo. Cent’anni dopo hanno usato la stessa tecnologia per il raddoppio del canale e sono venuti in Italia a chiedere di costruire le paratie. Perché siamo così scoraggiati nell’affrontare la vita quotidiana a casa nostra? Perché non crediamo più di potercela fare? Penso alla società, alla politica e ovviamente anche alla Chiesa che (Vangelo nel cuore) avrebbe più di una ragione per continuare a seminare speranza con sempre maggiore efficacia.