Beni culturali

Adeguamento cattedrali. Dalla Cei arriva il Bando nazionale. Mons. Russo: “Sia frutto di lavoro sinodale che coinvolga tutta la comunità”

Arriva il Bando nazionale per l’adeguamento liturgico delle cattedrali. Il contributo assegnabile può arrivare fino al 75% della spesa massima ammissibile di 400mila euro. Le manifestazioni di interesse vanno presentate entro il prossimo 7 maggio. Oggi è stata presentata a Roma la prima fase del Bando

foto SIR/Marco Calvarese

A poco più di un mese dalla riflessione e dal dibattito internazionale sulla dismissione delle chiese che hanno prodotto le Linee guida per il loro riutilizzo, pubblicate lo scorso 17 dicembre dal Pontificio Consiglio della cultura, la Chiesa italiana si interroga sulla questione dell’adeguamento liturgico delle cattedrali. Occasione ne è la pubblicazione del Bando nazionale per l’adeguamento liturgico delle cattedrali da parte dell’ Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto e dell’ Ufficio liturgico nazionale della Cei. Il tema è stato al centro della giornata di formazione promossa oggi a Roma dai due uffici. Sullo sfondo la convinzione che il progetto di adeguamento liturgico di una cattedrale sia un atto ecclesiale e culturale e possa costituire una preziosa occasione di coinvolgimento dell’intera comunità diocesana nell’elaborazione di un piano pastorale condiviso.

“Deve essere il frutto di un lavoro sinodale, di un lavoro di Chiesa”,

avverte mons. Stefano Russo, vescovo di Fabriano-Matelica, segretario generale della Cei e presidente del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto. Riconoscendo che in questo ambito “non si può improvvisare né prendere scorciatoie”, e che “quanto avvenuto fino ad oggi non è sempre stato all’altezza delle aspettative”, il segretario Cei rivolge l’invito ad “operare in conformità con la riforma liturgica scaturita dal Concilio Vaticano II” e a “fare sempre più un lavoro di Chiesa dove i diversi attori in campo sono coinvolti con uno stile sinodale e la comunità è cosciente di quanto si va a fare”.

Di adeguamento come

“atto di fedeltà al Concilio e atto di tradizione e di fede, di amore”,

parla don Franco Magnani, direttore Ufficio liturgico nazionale Cei. “Non partiamo da zero”, osserva citando la nota pastorale “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica” del 1996. Lo spazio architettonico, spiega, “è parte integrante del rito”. Per questo, conclude, “siamo chiamati a intervenire su un nuovo hardware sul quale far funzionare il software della riforma liturgica. Il bando intende rendere possibile questa sfida”.

“Un progetto culturale di ampia portata” che “richiede la partecipazione attiva di varie competenze, il pastore, il liturgista, l’architetto, l’artista, lo storico dell’arte e dell’architettura, lo storico della Chiesa”, chiosa mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta (Taranto) e presidente della Commissione episcopale per la liturgia della Cei, secondo il quale occorre “dare il primato alle celebrazioni dei sacramenti”; ad uno spazio “in cui la Chiesa si riunisce attorno all’altare e all’ambone a celebrare la santa Eucaristia”. E la cattedrale deve essere icona visibile “della chiesa locale” ed

“espressione della chiesa delineata dal Concilio e auspicata da Papa Francesco: in uscita e povera e per i poveri”.

Dunque il progetto deve essere “essenziale, solido e senza sprechi”. Si devono immediatamente individuare i suoi simboli fondamentali: fonte battesimale, altare, ambone; deve essere inoltre accessibile a tutti, illuminata, sicura; soddisfacente dal punto di vista climatico, dell’acustica e della luminosità.

La sfida, secondo mons. Fabio Trudu, docente di liturgia e teologia dei sacramenti presso la Pfts di Cagliari, “è armonizzare la conservazione con l’adeguamento”. La cattedrale è “immagine della Chiesa radicata nel territorio”, ma è anzitutto “un monumento della fede cristiana”; uno “spazio che celebra’”. E la cattedra episcopale non deve essere “un trono” bensì “un seggio semplice e solenne al tempo stesso”. Nelle cattedrali “la storia ha lasciato le sue tracce” eppure “riescono a risultare contemporanee ad ogni tempo”. Alla nostra generazione, conclude, è chiesto di “ricevere questa eredità e aggiungere una pagina che accoglierà la sfida di

armonizzare la conservazione con l’adeguamento”.

Fantasia creativa, realismo, umiltà. Queste le parole d’ordine proposte da mons. Roberto Filippini, vescovo di Pescia (Pistoia), portando alla giornata di studio l’esperienza del restauro della cattedrale di Santa Maria Assunta e dell’adeguamento liturgico del suo presbiterio. Il presule sottolinea il parallelismo tra adeguamento dei luoghi di culto e rinnovamento delle prassi pastorali “perché la Chiesa sia all’altezza della sua missione” e spiega che i restauri realizzati anche in vista del giubileo diocesano dei 500 anni, “sono diventati una sorta di allegoria di ciò che dovremmo fare nella nostra Chiesa locale”. Ripercorrendo l’iter di restauro e adeguamento della cattedrale, mons. Filippini precisa che si è trattato di “un’impresa impegnativa da ogni punto di vista, ma più delicato e complesso è stato l’adeguamento liturgico del nuovo presbiterio: nuovi altare, ambone, cattedra”. La spesa per quest’ultimo “si aggira sui 200 mila euro mentre la ristrutturazione è molto più impegnativa”.

“Il contributo assegnabile” per l’adeguamento liturgico delle cattedrali “può arrivare fino al 75% della spesa massima ammissibile di 400mila euro”,

spiega don Valerio Pennasso, direttore Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, presentando nella seconda sessione della giornata il relativo Bando nazionale pubblicato in applicazione delle disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della Cei per i beni culturali e l’edilizia di culto. il bando è unico, a due livelli: diocesano e nazionale”. Si parte con la candidatura diocesana a livello regionale per una prima verifica dell’adeguatezza agli indicatori del bando nazionale, cui seguirà la valutazione di ammissibilità ai bandi diocesani. Il 7 maggio 2019 è l’ultimo termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse all’indirizzo concorsi.bce@chiesacattolica.it. in modo da poter selezionare entro il 29 maggio quelle che saranno effettivamente coinvolte nel progetto e per le quali verranno avviate le procedure per i bandi diocesani.

Andrea Zappacosta, ingegnere e collaboratore del suddetto Ufficio, definisce “indispensabile” per ogni progetto uno studio di fattibilità: “confronto con la comunità diocesana, raccolta di tutte le informazioni e di tutte le esigenze, verifica sulle possibilità di intervento”. Al tempo stesso “attenta analisi di scopi e contenuti e strumento di controllo”. Don Umberto Bordone, direttore Scuola Beato Angelico, laboratorio di formazione per l’adeguamento delle cattedrali, ne descrive obiettivi, metodi e iniziative.