Momento di riflessione

Contemplazione per raggiungere l’amore: consigliata per coloro che si sentono poveri nella preghiera e desiderano crescere nell’amore

L’amore è un cammino o una meta? E ancora, come possiamo “raggiungere” l’amore? Per noi, l’idea di raggiungere qualcosa – raggiungere un obiettivo – ha un senso di azione compiuta, e forse ciò ha fatto sì che la Contemplazione per raggiungere l’amore, pratica che si fa a conclusione degli Esercizi, venga vissuta come una chiusura, quando in realtà essa è un’apertura. Sulle orme di papa Francesco, padre Diego Fares ci accompagna in un percorso di contemplazione e di preghiera, partendo dalle due indicazioni di Sant’Ignazio per crescere nell’amore: fare e comunicare.

Nel suo incontro con i gesuiti del Myanmar, il Papa ha parlato degli Esercizi e della Contemplazione per crescere nell’amore. Mi è piaciuta la sua interpretazione: “Raggiungere l’amore” significa “crescere nell’amore”. Per noi, l’idea di raggiungere qualcosa – raggiungere un obiettivo – ha un senso di azione compiuta, e forse ciò ha fatto sì che la Contemplazione per raggiungere l’amore, pratica che si fa a conclusione degli Esercizi, venga vissuta come una chiusura, quando in realtà essa è un’apertura. Se le cambiamo il nome e alla conclusione degli Incontri di preghiera di quest’anno, ad esempio, proponiamo una “Contemplazione per crescere nell’amore”, non sentiamo che qualcosa è finito, ma che qualcosa si apre: abbiamo

un esercizio spirituale da praticare nella vita attiva.

La Contemplazione per crescere nell’amore è il frutto con il suo seme, figura che riassume tutti gli Esercizi e che ciascuno può seminare nel giardino e nei metaforici “vasi” della propria vita quotidiana.

Ci sono due “indicazioni” di sant’Ignazio per crescere nell’amore. Sono corti come un tweet, ma sono pieni di sapienza.

La prima indicazione è questa: “L’amore deve essere messo più nelle opere che nelle parole”.

Se continuiamo con la metafora del frutto e del seme, quello che ci dice Ignazio è in quali vasi seminare l’amore affinché cresca bene. Se lo si mette in un’opera concreta, l’amore attecchisce immediatamente e cresce. Pertanto, dobbiamo esercitarci nel “metterlo più nelle opere che nelle parole”. Attenzione che non dice “solo” nelle opere. Tuttavia, in quella tensione sempre feconda in cui si muove il Vangelo, tra pratica e annuncio, la prima deve avere un certo primato.

Il secondo appunto dice: “L’amore consiste nella comunicazione fra le due parti”.

Sant’Ignazio ci descrive la dinamica della comunicazione: “Vale a dire, nel dare e comunicare l’amante all’amato ciò che ha o ciò che può dare, e così, al contrario, l’amato all’amante; cosicché, se uno ha la scienza, darla a colui che non ce l’ha, e lo stesso se ha onori, se ha ricchezza, e così via, l’uno all’altro”.

Crescere nell’amore significa, quindi, crescere nella comunicazione.

Ricordiamo una storia della vita di Ignazio che ci può spiegare come è cresciuto nella sua comunicazione con Dio (come è cresciuto nell’amore).

Padre Luis Gonçalvez da Cámara ci parla dell’ultimo incontro che ha avuto con Ignazio, il quale gli raccontava la sua storia: “Lo stesso giorno, prima di cena, mi ha chiamato con l’aspetto di una persona più raccolta del solito, e ha fatto una specie di protestación, cioè una dichiarazione di fede, che in sostanza consisteva nel mostrare l’intenzione e la semplicità con cui aveva narrato queste cose, dicendo che era ben sicuro che non raccontava niente di più; e che aveva commesso molte offese contro Nostro Signore dopo che aveva iniziato a servirlo, ma non aveva mai ceduto al peccato mortale, al contrario, sempre era cresciuto nella devozione, cioè nella facilità di incontrare Dio, e ora più che in tutta la sua vita. E sempre e in qualsiasi momento in cui voleva incontrare Dio, lo incontrava. Aggiunse che anche in quel momento aveva molte volte delle visioni, specialmente quelle che sono state precedentemente menzionate, per esempio di vedere Cristo come il sole, ecc. Ciò accadeva spesso quando stava trattando di cose importanti, e questo gli forniva un’ulteriore conferma, ecc.” (Autobiografia n. 99).

Crescere nell’amore significa crescere nella “facilità di incontrarlo”, di “vedere Dio in tutte le cose”. L’amore fa sì che tra coloro che si amano sia facile “incontrarsi”. È tipico dell’amicizia e della familiarità questo essere sempre alla ricerca dell’incontro con l’altro, essere pronti, disponibili, fare in modo che l’altro sappia dove trovarmi…

La convinzione che Ignazio semina nei nostri cuori è che, se quello che si vuole è crescere nell’amore, questo, con il nostro Padre celeste, con Gesù e con lo Spirito Santo, non sarà difficile, come si pensa comunemente o come lo spirito maligno cerca di farci pensare. Non è difficile crescere nell’amore avendo Gesù al proprio fianco. Non è difficile crescere nell’amore avendo lo Spirito Santo nel cuore. Non è difficile crescere nell’amore, se siamo consapevoli di essere figli dell’Amore, figli del Padre Misericordioso.

Vedremo adesso quali cose occorre contemplare, su quali punti precisi ci dobbiamo esercitare in mezzo alla vita quotidiana, per crescere in questo amore. Prima, però, ricordiamoci che queste “indicazioni” che dà Ignazio sono grazie, pura grazia. Sono nate da una “Contemplazione per raggiungere l’amore” che Ignazio ha avuto nei pressi del fiume Cardoner: la famosa “visione del Cardoner” (famosa almeno per i gesuiti, ma la cui fama adesso crescerà un po’ di più).

“Una volta stava andando per le sue pratiche di devozione in una chiesa, che si trovava a poco più di un miglio lungo la strada che costeggiava il fiume; così, camminando intento alle sue devozioni, si sedette qualche minuto, con il volto rivolto verso il fiume, che era profondo. E mentre era seduto lì, gli si aprirono gli occhi dell’intelligenza; non che avesse alcuna visione, ma comprendeva e prendeva conoscenza di molte cose, tanto di cose spirituali, quanto di cose della fede e delle parole; e questo con una luce così grande, che tutte le cose gli sembravano nuove. Non è possibile descrivere i particolari che comprese allora, sebbene fossero molti; quello che possiamo dire è che ricevette una grande chiarezza nella comprensione; al punto che, in tutto il corso della sua vita, dopo aver compiuto sessantadue anni, anche mettendo insieme tutti gli aiuti ricevuti da Dio e tutte le cose che aveva conosciuto, non gli sembrava di aver mai raggiunto un livello così alto, come in quella sola volta. E fu così forte questa esperienza di rimanere con una comprensione illuminata, che gli sembrava di essere un altro uomo e di avere un altro intelletto, rispetto a quello che aveva prima” (Autobiografia 30).

Le grazie che “raggiunse” Ignazio – che ricevette quel giorno e lo fecero crescere, facendolo diventare una persona con una mente nuova che vedeva nuova ogni cosa – sono quelle che s’incontrano, con quella saggezza pratica che distillano, per l’intera durata di tutti gli esercizi: nella loro struttura e nel loro ritmo, in ciascuno dei loro passaggi e in tutte le loro parti, e sono riassunti in questa Contemplazione per crescere nell’amore.

Con questo, abbiamo presentato in modo adeguato questa degli Esercizi che, nella sua semplicità fatta di poche frasi, ci offre quattro frutti ricchi di semi che costituiscono un tesoro e, se vengono seminati e coltivati, fanno crescere l’amore.

Quattro semi di contemplazione… per crescere nell’amore

Di seguito proporremo un modo di pregare che può risultare una vera e propria rivelazione per tutti coloro che sentono di pregare poco, per tutti coloro che vorrebbero imparare a pregare. “Insegnaci a pregare”, dissero i discepoli al Signore quando lo videro pregare il Padre. Noi, guardando ad Ignazio (che è uno di quei discepoli sempre appassionati nell’imparare a pregare, uno a cui il Signore insegnava a pregare come s’insegna a un bambino a scuola, nel momento in cui era ignorante nelle cose dello Spirito) gli chiediamo che ci insegni questa “Contemplazione per crescere nell’amore”. È una contemplazione destinata ai poveri e agli ignoranti, quindi quelli che hanno già trovato il loro modo di pregare, per favore si astengano.

(Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

Ho tratto ispirazione da una cosa che il Papa ha detto sui due esami che sant’Ignazio propone negli Esercizi: “Se Sant’Ignazio ci fa esaminare due volte al giorno (non solo i gesuiti, ma tutti coloro che fanno gli esercizi, aggiungo io) non è per farci contare quante pulci e pidocchi abbiamo”. Mi ha fatto ridere e, allo stesso tempo, mi sono vergognato per aver praticato questo esercizio così poco e male nella mia vita. Ma ho anche sentito che rimanere lì a lamentarmi era una tentazione, così subito ho chiesto la grazia di capire meglio come occorre esaminarsi. E proprio lì lo Spirito mi ha illuminato per unire l’esame di coscienza con la Contemplazione per crescere nell’amore!

Si tratta di esaminarsi, sì, ma nell’amore. Non facendo il calcolo delle pulci e dei pidocchi. Non sulla prima cosa che viene in evidenza quando ci esaminiamo: gli errori passati e i doveri futuri.

Si tratta di guardare due volte al giorno come sta il mio cuore. Se è innamorato o no. Se riceve bene e dà bene l’amore. Se è cresciuto nella devozione e se gli do il piacere di “incontrare il Signore ogni volta che lo desidera”.

Non è quello che facciamo normalmente, esaminarci su questo. Inoltre, il fatto di affrontare come un dovere l’esaminare se stessi – e la parola stessa “esame” – risveglia echi affettivi sgradevoli. È una fatica doversi esaminare. Si intuisce che il voto sarà sempre basso, che non verremo promossi, che i risultati saranno, se non totalmente negativi, sempre (più o meno) così così.

Ma non emettiamo giudizi affrettati! Lasciamoci guidare da Ignazio e vediamo su cosa vuole che esaminiamo noi stessi, quali cose ci invita a “contemplare”. I primi due semi sono già stati seminati. Sono quello dell’amore-dono e quello dell’amore-stare. Gli altri due semi devono essere piantati insieme: quello dell’amore-lavoro e quello di collegare l’amore.

Ricordare l’amore-dono

Il primo punto è “Riportare alla memoria i benefici ricevuti”. Questo esercizio di memoria ci fa scoprire che l’amore è un regalo, che l’amore è un dono. Il seminatore lo ha già seminato sui nostri terreni. Lo Spirito è già stato “riversato nei nostri cuori” ed è cresciuto in tutte le culture a cui il Signore ci invia.

L’esercizio consiste nell’esaminare riportando alla memoria, ricordando… Non è difficile esaminare i regali. Immaginiamoci da bambini, il giorno del nostro compleanno, con il tavolo pieno di regali che le nostre zie, i nostri cugini e i nostri amici ci hanno portato.

Questo esame ignaziano non ha niente dell’introspezione né della correzione. Non è l’esame di preparazione ad una confessione. Questi due esami, che vanno fatti rispettivamente a mezzogiorno e la sera, sono totalmente diversi: si tratta di aprire i pacchi dei doni. Vale a dire, si tratta di contemplare sotto forma di regalo, tutto ciò che è accaduto durante quella mezza giornata o quella giornata intera. È stato un regalo svegliarmi, è stato un regalo fare colazione, è stata un regalo la famiglia, è stato un regalo andare al lavoro… Più uno riesce a “scartare” il regalo rispetto ai ruoli della routine che lo avvolgono, meglio si sentirà.

E a forza di vedere regali così pieni d’amore, ci verrà il desiderio di ringraziare chi ce li ha regalati.

Qui sant’Ignazio semina un altro seme, un seme di discernimento che gli arriva insieme ad una tentazione molto radicata: afferma che Dio vuole regalarmi sempre di più, tutto ciò che può, e poi ancora di più, desidera “darmi sé stesso”. Viene così seminata la “gratuità crescente” dell’amore.

Contemplare è guardare tutto questo e “meditarlo con grande affetto”. L’amore ha regalato molto e desidera regalare sempre di più e dare sé stesso in dono. Non si sono meschinità né condizionamenti nell’amore. È un regalo e basta. È necessario prendere coscienza, quindi, ringraziando per i tanti benefici ricevuti.

Da qui scaturisce spontanea l’offerta: quando si ricevono regali così belli, viene voglia di regalare. In Ignazio è nato il desiderio di dire:

Prendi, Signore, e ricevi
tutta la mia libertà,
la mia memoria, la mia comprensione e tutta la mia volontà,
tutto il mio avere e il mio possedere;
tu me l’hai dato e a te, Signore, lo restituisco;
tutto è tuo, ti esorto a disporne secondo la tua volontà;
dammi il tuo amore e la tua grazia, che questa mi basta.

Mostrandosi molto riconoscenti per i regali e donando qualcosa a nostra volta, ecco come si cresce nell’amore. Non è necessario offrire sempre tutto. Ci si può concentrare su “qualcosa di ciò che si ha o si può avere”. Offrire in un momento la memoria, in un altro – se stiamo leggendo – la comprensione, e se stiamo camminando per strada, qualcosa da dare in elemosina di ciò che si possiede…

Contemplare l’Amore-essere presente

Il secondo punto è “Contemplare come Dio abita, come Dio è presente”. Anche questo amore-essere presente è stato già seminato. Colui che lo ha seminato ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Colui che lo ha seminato è rimasto come Eucaristia e ci ha chiesto di celebrare la sua presenza condividendo il pane “in memoria sua”.

L’amore è essere. L’amore è presenza, è prossimità, vicinanza, compagnia. Ignazio non usa molto la “parola” amore. Ma descrive molto bene le sue opere, i gesti di chi ama… Ecco: il semplice fatto di esserci.
L’amore cresce quando la contemplazione ci fa scrutare e annotare in modo preciso e ordinato i luoghi in cui è stato il Signore, i luoghi in cui so che Lui è presente.

E questo va di pari passo con il discernere i luoghi in cui io posso essere presente, le persone che voglio visitare o accogliere. Questa contemplazione dell’esserci, del luogo, ha a che fare con l’indicazione su “dove occorre mettere più amore”. Ci sono luoghi in cui l’amore “è già stato messo”: il tabernacolo, la casa di famiglia, la scuola, i luoghi in cui i bambini giocano, gli ospedali, la casa dei poveri, la strada… Ci sono luoghi in cui il Signore è nascosto e dove siamo chiamati ad andare per rendere esplicita la sua presenza: sono quelle periferie, quelle zone-limite, dove Egli aspetta che annunciamo la sua presenza affinché possa dare frutto.

Un modo per rispondere a questa “contemplazione dell’abitare di Dio” consiste nel pronunciare delle piccole invocazioni per invitarlo a venire e rimanere:
“Vienimi incontro, Padre. Ritorno pentito, nella speranza che tu voglia abbracciarmi”.
Oppure: “Resta con noi, Signore, perché è tardi e la notte sta giungendo”.
Oppure: “Vieni, Santo Spirito, sei il benvenuto in questo luogo”.
Oppure “Vieni a casa, Gesù, e invita il povero che vuoi, la porta è aperta e il pane è già spezzato”.

Discernere l’amore-lavoro

Il terzo punto che Ignazio ci propone per innamorarci di Dio, è guardarlo lavorare e discernere un nostro modo di lavorare che sia in sintonia con il suo.
L’amore è dono e presenza, ma è anche lavoro, coltivazione, creazione, produzione, istituzione… Tempo.

“Considerare”, dice sant’Ignazio, “come Dio opera e si dà da fare per me in tutte le cose create sulla faccia della terra”.

Ignazio dice che il modo di essere di Dio è come quello di un lavoratore (in latino: “Habet se ad modum laborantis”). Così come nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, nel bestiame, ecc, Dio opera creando, preservando, custodendo la vita e percependo, ecc. Poi, riflettere su me stesso (come lavora Dio).

Su cosa devo riflettere? Ignazio lancia lo spunto senza approfondirlo. È evidente che Dio “opera” in tutta la creazione. È evidente che tutte le cose “operano”, ciascuna secondo la sua natura e il suo istinto: la creazione non rimane mai inattiva. Ignazio lascia che siamo noi a discernere e scegliere – poiché anche noi siamo creature, ma liberi – quale sia il nostro lavoro specifico, quello in cui Dio può “operare con me”, essere presente in me operando, non soltanto dandomi l’essere o dandomi regali, oppure facendo tutto il lavoro per me.

Questo esercizio equivale a dire: quando lavoro bene – nel mio carisma, nella mia missione, nel mio posto -, il Signore opera con me, fa delle cose attraverso di me… è lì che “raccolgo”, se non “disperdo”, anche se sono iperattivo e produco molto…

Una riflessione interessante può essere la seguente: non posso “essere più di quello che sono” né “dare al Signore più spazio di quello che ho nel mio cuore”, ma quello che posso fare è discernere come, dove e su cosa lavorare di più e meglio, quello che posso fare è specializzarmi nel mio carisma, in modo che Dio lavori meglio per mezzo delle mie mani. In questo, gli artisti e i santi ci danno testimonianza di quanto il nostro lavoro possa potenziare quello del Signore, di quanto posso abbellire e migliorare la creazione. L’amore “lavoro” può crescere facendolo insieme.

Collegare contemplativamente il mio amore al suo Amore

Il quarto punto consiste nel collegare queste varie forme di amore. Consiste nel “vedere come i beni e i doni discendano dall’alto”.

L’amore unisce, collega: collega i beni, collega i cuori, collega le persone. Contemplare come tutto ciò che è sotto sia collegato con ciò che è sopra, faccia crescere il nostro amore. Ed è un servizio stabilire – contemplativamente – questa connessione e fornire il servizio agli altri, come se stessimo fornendo una connessione wi-fi.

Quando ci connettiamo con l’Alto, apprezziamo di più ogni piccola cosa, ogni cosa limitata e fragile, perché la vediamo nella sua origine e nella sua perfezione futura. Ciò che in noi è limitato e misurato proviene da Dio: dalla sua somma potenza, dalla sua somma giustizia, dalla sua suprema bontà, pietà e misericordia…

La dinamica del collegare le cose nell’amore è quella del Magnificat; sebbene Ignazio non lo dica, suppone che ne abbiamo la comprensione. È la dinamica di “magnificare Dio – come fa Nostra Signora – perché ha guardato con bontà alla sua piccolezza”.

Se c’è una contemplazione che fa crescere nell’amore e innamorarsi di Dio e dei nostri popoli, è quella che guarda Dio negli occhi di Maria.
Attraverso questi occhi vediamo chiaramente cosa significa che l’amore è comunicazione, come il nostro Dio è “un Dio che si è innamorato della nostra piccolezza” e quanto possiamo crescere in quell’amore.

La dinamica del Magnificat è anche quella di queste piccole preghiere per crescere nell’amore, che mirano a collegare il piccolo con il grande. Questo è tipicamente cristiano, diceva sant’Ignazio: non farsi piccoli davanti alla grandezza di un amore che può crescere sempre di più e, allo stesso tempo, lasciarsi contenere dalla piccolezza della sua concretizzazione in ogni cosa. Gesù stesso ha stabilito questa connessione tra le diverse forme di amore quando dice: quello che hai fatto al più piccolo di questi miei fratelli, lo hai fatto a me. È la stessa connessione che qualcuno stabilisce quando vede, per esempio, che qualcuno fa del bene a un figlio e dice: quello che fai di bene a mio figlio, lo fai a me.

La speranza di poter crescere facilmente per incontrare Dio in tutte le cose e ogni volta che lo vogliamo, ci permette di discernere “ciò che è di Dio” e ciò che è del maligno, in funzione di ciò che ci fa “crescere nell’amore” e di ciò che non ci permette di crescere in esso o ci scoraggia, ci allontana, ci fa amare di meno, con meno forza, con meno gioia.

La proposta, quindi, per coloro che si sentono “poveri in termini di preghiera”, è di mettere in pratica due volte al giorno (o tutte le volte che vogliono e possono, quanto più è, meglio è) qualcuno dei punti per “crescere nell’amore”: ricordare alcuni benefici dell’Amore-dono, rendendo grazie e offrendo; contemplare qualche luogo dove l’amore è presente, e andare a visitarlo; discernere guardando il mio lavoro, per vedere se sono al mio posto e se sto facendo le cose nello stile di Gesù, in modo tale che collabori e non disperda; collegare fra loro le diverse forme di amore, i piccoli gesti fatti con grande amore, come diceva Madre Teresa. Vedremo allora come cresce il nostro amore, meravigliosamente.

Momento di contemplazione

La Contemplazione per raggiungere l’amore, che propone sant’Ignazio per concludere gli Esercizi Spirituali, può aiutarci a compiere una “contemplazione riconoscente” per quest’intero anno che si sta concludendo…

Questa “contemplazione riconoscente di tanto bene ricevuto” può aiutarci a scoprire la presenza di Dio avvolta nella sorpresa e nella speranza che ha sostenuto il nostro cammino durante quest’anno; inoltre, partendo dall’ammirazione di scoprire tutto ciò che Dio ci ha “comunicato di ciò che ha”, compiamo il gesto di offrire noi stessi, sapendo che le Mani del Padre continueranno a sostenere con il loro tenero sguardo e con la provvidenza la nostra vita, avvolta nella piccolezza e nella semplicità della vita quotidiana …

Queste domande possono aiutarci per una contemplazione riconoscente…

  • In quale aspetto della tua vita è cresciuta la speranza durante quest’anno?
  • In cosa hai scoperto “l’opera di Dio nella tua vita”?
  • Quando la speranza è nascosta nella fatica, nel dolore, nella monotonia, siamo soliti chiederci: come posso ravvivare la speranza?

Per questo, voglio concludere con questo testo anonimo, che può esserci d’aiuto per il Natale:

Dove c’è sconforto e sfiducia nel futuro: vieni, Signore Gesù!
Dove crescono l’intolleranza e la violenza: vieni, Signore Gesù!
Dove abbonda l’ingiustizia e si emargina il debole: vieni, Signore Gesù!
Quando la fiamma sta per spegnersi: vieni, Signore Gesù!
Quando i buoni si stancano di fare il bene: vieni, Signore Gesù!
Quando tutto sembra rimanere solo un tentativo: vieni, Signore Gesù!
Quando la solitudine non è sonora, né il silenzio è musica: vieni, Signore Gesù!

Impegnarsi ad annunciare la speranza significa:

  • Parlare con Gesù e parlare di Gesù con la tua vita.
  • Vivere la propria fede nella comunità.
  • Sapersi gustare la vita.
  • Accompagnare i più deboli partendo dalla propria debolezza.
  • Credere nella bontà di un Padre che è tutto tenerezza e amore.
  • Accettare i propri limiti e continuare a cantare.
  • Contemplare Maria come la donna in cui tutte le aspettative si compiono in pienezza.
  • Dare una risposta partendo dai tuoi doni alle sfide che bussano alla tua porta.
  • Seminare gratuità intorno a te.
  • Lasciarsi sorprendere dall’inaspettato, da Dio che arriva sempre con vestiti nuovi.
  • Volere molto bene alle persone.
  • Abbattere ogni frontiera e salutare la nuova umanità che lo Spirito ricrea ogni notte.

Non dobbiamo pensare che si tratti di una lunga contemplazione che potremmo fare una volta ogni tanto. Contiene, ad esempio, due osservazioni sull’amore che potrebbero essere tre tweet; una breve preghiera per offrire se stessi e offrire le cose di ogni momento; alcuni punti che potrebbero essere presentati come quattro brevi filmati, per guardare l’amore di Dio in azione: uno, ricordando i suoi benefici che possono essere di quel giorno o di una tappa; altri due guardando a Dio come è e come opera, in un paesaggio, in una creatura o in un’istituzione, per esempio; l’ultimo, guardando ogni dono come “proveniente dall’alto”, come dal sole vengono i raggi. Si può fare questa contemplazione come chi registra un breve video, nel mezzo della giornata, perché in qualche situazione concreta “scopre” la luce dell’amore di Dio.