Nasce nel borgo il borgo di Roccaporena, nei luoghi di Santa Rita, là dove “l’impossibile diventa possibile, il primo centro nazionale dedicato ai care leavers. A realizzare il progetto Agevolando, nata nel 2010 da un gruppo di care leavers impegnati nel sociale, in collaborazione con il Comune di Cascia, l’Opera Santa Rita e alcune organizzazioni del Terzo settore locale e nazionale. In Italia sarebbero circa 3.635 i giovani neomaggiorenni (tra i 18 e i 21 anni) in uscita dalle comunità e dagli affidamenti familiari, ai quali si aggiungerebbero i minori stranieri non accompagnati (Msna) divenuti maggiorenni, che ogni anno variano a seconda dell’intensità del fenomeno migratorio complessivo e sarebbero – secondo le stime dell’associazione Agevolando – circa 2.000 nel 2020, quasi il doppio nel 2021. A Federico Zullo, presidente di Agevolando, chiediamo di raccontarci qualcosa di più del progetto a Roccaporena.
Quali obiettivi volete raggiungere con il primo centro nazionale dedicato ai care leavers?
Agevolando ha scelto di partecipare attivamente a questo progetto territoriale poiché ha intravisto l’opportunità di collaborare alla realizzazione di
azioni innovative nell’ambito degli interventi a favore di questi giovani, ovvero la creazione della “comunità diffusa”,
un contesto caratterizzato da percorsi di co-housing temporaneo abilitanti e in grado di promuovere processi di autonomia e di partecipazione sociale di alto valore relazionale, capaci di accrescere fortemente le competenze individuali e le abilità di vita del singolo giovane. Quanto si sta realizzando potrà favorire la realizzazione di attività ed eventi dedicati agli operatori del settore dell’accoglienza che potranno prendere parte a soggiorni e giornate di riflessione, studio e formazione con il fine di costruire e potenziare la comunità di pratiche nel mondo dell’affido, dell’accoglienza in comunità, dell’accompagnamento all’autonomia, della partecipazione giovanile.
Di cosa si occuperà il centro?
Il centro sarà vissuto e partecipato da un gruppo di care leavers che per un periodo più o meno lungo – a seconda delle caratteristiche e dei progetti individuali – potranno abitare in un appartamento per loro costruito all’interno dell’ex convento delle suore. Loro e gli abitanti di Roccaporena e dei dintorni saranno i protagonisti principali della “comunità diffusa” che vedrà nel periodo estivo la sua massima vitalità ospitando durante soggiorni temporanei altri care leavers provenienti da tutta Italia, operatori ed esperti del settore, professionisti legati ai processi trasformativi dell’Hub “Territorintraprendenti”, artisti, camminatori, turisti. Attorno a questi soggiorni verranno realizzati laboratori esperienziali, seminari di studio, corsi di formazione, cammini educanti, escursioni a tema e tanto altro. I care leavers (e anche i giovani neet in carico ai servizi) saranno co-conduttori oltre che beneficiari di tali percorsi.
Perché la scelta è ricaduta sul borgo di Roccaporena, a Cascia?
La sperimentazione è nata nell’ambito del progetto Rockability che dal 2019 promuove a Roccaporena di Cascia uno spazio attivo di relazione e azione per favorire e attuare un programma di trasformazione e rigenerazione dell’area e fornire contributi allo sviluppo del territorio a partire dai suoi elementi identitari, attraverso un metodo di intervento caratterizzato dalla partecipazione e dal confronto costruttivo.Le conoscenze, i saperi locali, le esperienze, le competenze, le attitudini, che ognuno può esprimere, nel progetto diventano un valore e una risorsa per aumentare la capacità di risposta alle problematiche e alle necessità che riguardano le persone, la comunità locale e l’economia del territorio e permettere di prefigurare nuovi orizzonti di sviluppo. Rockability prende in considerazione e connette alcune aree tematiche di riferimento: il welfare territoriale per lo sviluppo di una comunità accogliente e educante nella presa in carico delle fragilità sociali, in particolare quelle legate ai giovani a partire dalla ridefinizione del Centro educativo di Roccaporena; la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e naturalistico, la diffusione di pratiche di turismo responsabile, sostenibile e accessibile; la qualità della vita e dell’ambiente, le opportunità per i giovani. L’area di Roccaporena, quindi, sta vivendo un processo di grande fermento che la spinge sempre più a costituirsi come snodo verso una prospettiva di innovazione socio-culturale ed economica che accoglie e rilancia riflessioni, analisi, esperienze e pratiche nei confronti di altri luoghi del territorio regionale e nazionale. Ci sembra il contesto ideale per poter promuovere importanti opportunità per i care leavers e per il mondo dell’accoglienza eterofamiliare.
Con chi realizzerete questo progetto?
In continuità con gli esiti del progetto Rockability, il centro sperimentale della “comunità diffusa” rientra tra i servizi e le pratiche di comunità abilitate e alimentate nell’ambito dell’Hub “Territorintraprendenti”, che è animato e gestito dalla cooperativa sociale Partes di Spoleto. L’Hub è una piattaforma fisica e digitale multiattoriale che promuove una progressiva comunità di riferimento, di cui fa parte anche Agevolando, che non è solo quella locale, ma composta anche da risorse umane e competenze sia regionali sia di altri territori a livello nazionale, attraverso modalità volte a favorire la collaborazione e la cooperazione in rete fra i soggetti del territorio e tra territori (comunità di pratiche).
Che tempi prevede per la sua realizzazione?
La sperimentazione è stata avviata con alcuni test nel 2020 e ha visto la sua massima espressione nella primavera-estate 2021. Grazie a tali esperienze è stato possibile lavorare alla elaborazione di un prototipo di servizio innovativo denominato “comunità diffusa”, che sarà implementato a partire dalla primavera-estate 2022. Qui si innesta il nostro progetto, come parte di questo prototipo.
Agevolando al momento ha anche altri progetti da realizzare?
Agevolando sta lavorando ad un grande progetto che intende raccogliere le competenze e la sensibilità di tante persone e organizzazioni per un obiettivo comune:
rafforzare sotto tutti i punti di vista gli interventi e le politiche a favore dei care leavers sollecitando la partecipazione dei ragazzi e delle ragazze, in primis, e della società tutta.
I giovani più vulnerabili devono poter vedere di fronte a loro immagini positive di futuro. Tra questi giovani comprenderemo anche coloro che non sono stati allontanati e/o non hanno vissuto in comunità e/o affido ma che sono stati presi in carico dai servizi sociali per un intervento di sostegno a loro e alla loro famiglia e che a 18 anni non beneficiano più di un supporto sociale. L’associazione di volontariato Agevolando ormai è troppo limitata e limitante per poter realizzare i tanti progetti che la vedono e la vedranno protagonista, per questo stiamo studiando un nuovo contenitore, forte e dinamico, che accompagnerà tutti noi verso il raggiungimento di tanti obiettivi. Il centro nazionale di Roccaporena è uno di questi.
Qual è la situazione attualmente in Italia per i care leavers?
È stato fatto molto in questi anni, ma ciò non è esaustivo né sufficiente per poter considerare raggiunto l’obiettivo di garantire un adeguato sostegno a tutti i care leavers in uscita dalla tutela nel nostro Paese. La sperimentazione avviata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, è certamente un primo passo rilevante, ma necessita di essere consolidata e trasformata in un dispositivo strutturale e permanente. Restano, inoltre, da affrontare alcuni nodi: il numero dei care leavers destinatari di una misura loro dedicata è ancora limitato; la tipologia di percorsi di leaving care a cui sono destinate delle misure sono ancora ridotti: attualmente sono esclusi i giovani che vivono fuori dalla propria famiglia in seguito a un provvedimento penale, i Msna divenuti maggiorenni e i ragazzi e le ragazze con caratteristiche di particolare fragilità. Se il prosieguo amministrativo è e rimane comunque un dispositivo utile per garantire ai minorenni più vulnerabili, anche Msna, una continuità della presa in carico, e se la sperimentazione nazionale sta portando a graduali cambiamenti migliorativi a livello di sistema per una parte di questi giovani, non è colmato a oggi il gap tra quanto messo in campo dalle istituzioni preposte e quanto ancora occorre nella realtà per mettere nelle condizioni tutti i care leavers di poter usufruire di un adeguato supporto per il raggiungimento della loro autonomia e/o dei loro obiettivi post-accoglienza.