“Resistenze e oggettive difficoltà. Nonostante la partecipazione nelle chiese sia soprattutto femminile, a livello ecclesiastico sono tanti ancora gli ostacoli riscontrati dalle donne”, secondo la professoressa Simona Segoloni Ruta dell’Istituto Teologico Assisi, intervenuta oggi a Roma, durante la tavola rotonda nell’ambito del 42° convegno Bachelet. “Pensiamo che 50 anni fa fosse meglio, che la famiglia fosse migliore. A questo però corrisponde una grandissima partecipazione delle donne alla vita della Chiesa anche se non hanno mansioni di responsabilità o se le hanno è solo per gentile concessione dei pari”.
Lo studio della teologia interessa molto le donne, ma anche qui trovano freni: “Le religiose che studiano teologia a volte si sentono dire che così dimostrano di avere poca umiltà. C’è una fatica data da una struttura che non è equa ma dall’altra una grande passione delle donne che partecipano”. Quali sono le resistenze al riconoscimento pieno? “La struttura – risponde – è molto restia ad accorgersi che la partecipazione possa essere equa. La prospettiva di una donna che spiega il Vangelo per esempio non ci interessa. La struttura fa fatica ad accogliere questa piena cittadinanza e ad accogliere le donne. C’è una resistenza evidente – sottolinea – sul piano ministeriale. Per esempio, è stata istituita una quarta commissione sul diaconato femminile ma ogni commissione è incapace di dire che non è possibile concederlo. Ci sono delle resistenze viscerali a pensare anche solo alla veste liturgica per una donna che sta dalla parte dell’altare”. Quindi, quali prospettive? “Dipenderà – conclude – da quello che scegliamo di essere, che Chiesa vogliamo diventare. Se assecondare queste resistenze o se favorire ciò che la tradizione ci dice. Con il Vangelo e la tradizione possiamo recuperare degli spazi”.