Giornata mondiale malato: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “promuovere una cultura della sofferenza che sia un compendio di gratuità, cura e condivisione”

“Occorre promuovere una cultura della sofferenza che non sia una mera liturgia consolatoria ma un compendio di gratuità, cura e condivisione, un volto della normalità che non ghettizzi ma includa, segno e strumento dell’abbandono totale, tra le braccia di Dio”. Lo ha scritto il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino in un messaggio diffuso in occasione della 30ª Giornata mondiale del malato. Per celebrare questa ricorrenza il presule ha scelto di vistare tre luoghi: l’ospedale di Castrovillari, quello di Trebisacce e la casa di riposo per anziani “Casa Serena” di Cassano. “Quando entrate in un ospedale – ha affermato mons. Savino -, fatelo inginocchiandovi, perché in questo luogo c’è la carne viva di Cristo”. Secondo il vescovo, “occorre passare dal vedere al toccare”. “La civiltà di un Paese – ha ammonito -, si misura dall’attenzione che si da alle politiche socio-sanitarie”. Agli ammalati, agli operatori sanitari e a tutti fedeli della diocesi, ha consegnato il messaggio i cui contenuti sono racchiusi in una nuova visione della Pastorale della salute in chiave profetica. Il vescovo denuncia la cultura “progressocentrica” che produce lo scarto e sottolinea che “la cultura dello scarto è stata, in alcuni casi, protagonista anche della fase pandemica che abbiamo e stiamo ancora attraversando”. Al contrario, “la Pastorale della salute promuove uno sviluppo umano integrale che si fonda sul concetto di cura e rappresenta un antidoto efficace contro quella cultura del non serve ancora, non serve più, che molte volte disorienta anche molti credenti. La Pastorale della salute quindi è un ambito imprescindibile ed indispensabile per l’annuncio della salvezza che il cristiano riceve in eredità per mezzo di Gesù Cristo”. “Tutta la comunità – osserva il vescovo – deve essere investita di questa missione, pur adempiendo alla necessità di avere una adeguata formazione che tenga conto di due pilastri imprescindibili per essere dei buoni operatori di Pastorale della salute: scienza e carità”. Mons. Savino tratteggia poi il profilo del direttore diocesano di Pastorale sanitaria: “Sia un uomo di fede e di comunione” e “sappia abitare i luoghi della sofferenza, abbia la capacità di dialogare con altri saperi e altre professionalità che accompagnano il percorso terapeutico dei malati e delle famiglie; abbia curiosità verso i progressi della scienza clinica e soprattutto dei nuovi problemi etici che si pongono alla coscienza credente con l’avanzare di tali progressi; sia capace, in seno alle strutture socio-sanitarie soprattutto di ispirazione cattolica, di insegnare il senso della gratuità attraverso la cura dei volontari e degli operatori socio-sanitari”.

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