Il meccanismo di protezione civile dell’Ue è stato attivato 114 volte nel 2021, 102 volte nel 2020, solo 20 nel 2019. I numeri dei due anni passati rappresentano un picco mai verificatosi nella storia del meccanismo, ed è “principalmente dovuto alla pandemia di Covid-19”. Nello specifico, nei due anni passati il meccanismo si è attivato 127 volte per distribuire dispositivi di protezione individuale o medici, test diagnostici, equipe mediche, medicinali e vaccini e 42 volte per rimpatriare cittadini Ue bloccati all’estero. I dati e i grafici sul sito del Consiglio europeo mostrano che le azioni attivate siano state 36 all’interno dell’Ue e 78 erano al di fuori dei confini dell’unione. Infatti questa struttura di supporto aiuta a fronteggiare emergenze quando esse superano la capacità di risposta di un Paese, ovunque si trovi. A smistare le richieste di assistenza un Centro di coordinamento che “monitora gli eventi in tutto il mondo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e garantisce un rapido dispiegamento del supporto di emergenza attraverso un collegamento diretto con le autorità nazionali di protezione civile”. A sostegno del Centro le mappe satellitari prodotte dal Servizio di gestione delle emergenze Copernicus. Oltre alle attività legate alla pandemia, il meccanismo è stato attivato anche per aiutare i Paesi ad affrontare disastri naturali come incendi boschivi (in Albania, Grecia, Italia, Macedonia del Nord e Turchia nel 2021), terremoti (come in Croazia nel 2020) inondazioni, inquinamento marino, eruzioni vulcaniche, condizioni meteorologiche estreme e tempeste (come il ciclone tropicale Idai in Mozambico nel 2019). Il meccanismo esiste dal 2001 ed è stato attivato oltre 540 volte.