Si aprono oggi a Pechino i XXIV Giochi olimpici invernali. Numerosi gli azzurri in gara che, dopo le numerose vittorie di questa estate a Tokyo, proveranno a rendere vincente anche questa Olimpiade. Per saperne di più sulla spedizione azzurra e sugli obiettivi per questa edizione il Sir ha intervistato Claudia Giordani. Vincitrice nel corso della sua carriera di una medaglia d’argento olimpica nello slalom speciale a Innsbruck nel 1976 e di tre gare di Coppa del Mondo fu un’atleta di punta della nazionale italiana femminile di sci degli anni settanta, la cosiddetta “Valanga rosa”. Oggi è vicepresidente Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) e vivrà questa edizione delle Olimpiadi con ancora più trasporto e passione.
Cosa si aspetta da questa Olimpiade?
Chiaramente l’entusiasmo è molto alto perché ogni volta che c’è un appuntamento olimpico cresce l’attesa e si sente la passione anche tra chi magari non segue lo sport abitualmente. È bello condividere e vedere come le emozioni uniscano tutti nel seguire le nostre azzurre e i nostri azzurri. Quindi, soprattutto alla luce di quello che è successo nelle Olimpiadi di questa estate a Tokyo, sono sicura che ci sarà un grande coinvolgimento anche a Pechino.
Lei ha partecipato alle Olimpiadi prima come atleta e successivamente come giornalista e commentatrice sportiva. Oggi, le seguirà da vicepresidente del Coni. Che effetto le fa?
Io sono molto coinvolta. Ho avuto la fortuna di fare due Olimpiadi e di seguire le successive sotto diverse vesti. Questa volta mi sento particolarmente onorata di ricoprire un ruolo istituzionale prestigioso. Anche per me questa sarà una prima volta. Le emozioni sono anche maggiori e spero vada tutto bene e che ci sia la possibilità per i più di gareggiare, visto che per diversi motivi le defezioni ci potrebbero essere. Mi auguro anche che le gare siano equilibrate e che vengano svolte nella massima sicurezza. Poi, naturalmente, più saremo
vincenti e meglio sarà.
Della spedizione azzurra cosa ci vuol dire?
La nostra spedizione è molto competitiva, sia per gli sport invernali che per il ghiaccio. Le aspettative sulla carta sono molto alte: le ragazze e i ragazzi hanno dimostrato di essere tra i migliori al mondo in tante discipline.
Il Paese ospitante quest’anno è la Cina. Che Giochi si aspetta?
Da quello che si sa e viene riportato l’organizzazione prevede delle restrizioni molto rigide. Questo è comprensibile, ma purtroppo limita molto quello che è l’esperienza olimpica, come in parte è successo a Tokyo. A Pechino la situazione sembra essere più marcata: non c’è pubblico e la possibilità di muoversi da un evento all’altro è molto limitata, anche per gli atleti. Questo caratterizzerà un po’ questa edizione sotto il punto di vista dello spirito olimpico. Dal punto di vista tecnico, invece, sembra che gli impianti siano perfettamente all’altezza, anche se non sono magnifici. Purtroppo c’è poca neve e quella poca che c’è è stata prodotta artificialmente da una ditta italiana, il che ci rende orgogliosi. Comunque gli atleti sono abituati a gareggiare in queste condizioni e dovranno dimostrare maggiore bravura e spirito di adattamento.
Le Olimpiadi del 2026 invece saranno ospitate dall’Italia, a Milano e Cortina. Anche se mancano quattro anni, come saranno secondo lei?
Le nostre avranno un’unicità particolare perché saranno le prime diffuse sul territorio e avranno diverse sedi di gara dislocate in uno spazio molto ampio. Stiamo già lavorando perché siano le Olimpiadi di tutta l’Italia e non vediamo l’ora di ricevere, nel giorno di chiusura dei Giochi di Pechino, le bandiere che andranno a Milano e Cortina. Da allora saranno ufficialmente città olimpiche e con loro lo sarà tutta l’Italia.