Dopo lo scontro armato del 24 gennaio scorso fra truppe del Senegal che fanno parte della missione militare della Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale (Cedeao) in missione in Gambia, ed elementi del Movimento delle forze democratiche della Casamance (Mfdc), su richiesta delle parti direttamente coinvolte, una delegazione della Comunità di Sant’Egidio si è recata a Banjul (Gambia) per contribuire a fermare l’escalation e facilitare la riapertura del dialogo, unica via di uscita per un conflitto che dura da oltre 30 anni e ha causato migliaia di vittime e di rifugiati. L’incidente del 24 gennaio ha causato due morti tra le truppe della Cedeao e uno tra gli elementi del Mfdc, provocando anche la cattura di sette militari della Cedeao da parte del Mfdc e l’arresto di 3 sospetti elementi del Mfdc ad opera delle truppe della Cedeao. La sera di domenica 30 gennaio, il capo dell’Mfdc, Salif Sadio, ha accolto l’appello fatto da Sant’Egidio per la riconsegna immediata dei corpi dei due militari uccisi della Cedeao, come gesto umanitario, consegnandoli ad un rappresentante della stessa Comunità degli Stati africani, alla presenza della delegazione di Sant’Egidio guidata da don Angelo Romano, di rappresentanti delle forze armate del Gambia e dei rappresentanti della Croce rossa internazionale, che insieme alla Croce rossa del Gambia hanno operato come intermediario neutrale rendendo possibile il trasporto delle salme. Sant’Egidio ribadisce la necessità di “risolvere rapidamente, attraverso il dialogo tra le parti, le conseguenze dei tragici eventi del 24 gennaio, a partire dalla liberazione dei prigionieri di entrambe le parti. La Comunità rinnova inoltre il suo impegno per una soluzione negoziata che possa finalmente chiudere il conflitto in Casamance”.