“Il vostro lavoro appare ingrato agli occhi di una società che mette al centro la proprietà privata come assoluto e non riesce a subordinarla allo stile della comunione e della condivisione per il bene di tutti”. Lo ha detto il Papa, che ricevendo in udienza una delegazione dell’Agenzia delle Entrate ha sottolineato come “accanto ai casi di evasione fiscale, di pagamenti in nero, di illegalità diffusa, voi potete raccontare l’onestà di molte persone che non si sottraggono al loro dovere, che pagano il dovuto contribuendo così al bene comune”. “Alla piaga dell’evasione risponde la semplice rettitudine di tanti contribuenti, e questo è un modello di giustizia sociale”, l’analisi di Francesco: “L’imparzialità del vostro lavoro afferma che non esistono cittadini migliori di altri in base alla loro appartenenza sociale, ma che a tutti è riconosciuta la buona fede di essere leali costruttori della società. C’è un ‘artigianato del bene comune’ che andrebbe narrato, perché le coscienze oneste sono la vera ricchezza della società”. A proposito di imparzialità, il Papa ha definito “sempre attuale l’indicazione di San Paolo ai cristiani di Roma: ‘Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto’. Non si tratta di legittimare qualsiasi potere, ma di aiutare ciascuno a ‘compiere il bene davanti a tutti gli uomini’”.