“Una delle sofferenze più grandi che ha causato la pandemia, a noi che rappresentiamo le Istituzioni, è la mancanza del popolo. Abbiamo perso il contatto con il nostro popolo”. Ad evidenziarlo è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, rivolgendosi al sindaco di Perugia, Andrea Romizi, all’inizio dell’omelia della celebrazione dei Primi Vespri che si è tenuta ieri in basilica per la festa del Patrono della diocesi, san Costanzo, alla presenza di una rappresentanza delle Istituzioni civili e religiose cittadine e dei cinque storici rioni della città con i loro capitani ed alfieri in costume medioevale. “È doveroso rispettare le precauzioni per contrastare la diffusione del virus e non creare particolare assembramenti – ha precisato il presule –, benché la comunità ecclesiale e la comunità civile onorino anche quest’anno san Costanzo con una serie di iniziative. Ci troviamo fisicamente in pochi a ricordare stasera il nostro Patrono, presso il luogo della sua sepoltura dove da molti secoli sono soliti recarsi i perugini per pregare e fare memoria della loro storia cristiana. Senza storia un popolo non vive e mi ha fatto tanto piacere in questi anni vedere rifiorire tradizioni belle che ci appartengono e che fanno parte della nostra identità. Diceva il professor La Pira: ‘Una città è come una persona, è unica e irripetibile’”. Molto toccante è stata l’orazione finale dei Primi Vespri letta dal card Bassetti e scritta dal suo predecessore, l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, tornato alla Casa del Padre lo scorso 2 dicembre: “Noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie, Dio di provvidenza infinita, per i grandi segni del tuo amore, profusi nel corso dei secoli su ogni generazione. Guarda benigno la nostra Perugia; a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, le sue ricchezze e le sue miserie, ma la tua provvidenza non viene mai meno. Non privarci del tuo aiuto, o Padre: veglia sulle famiglie e sulle comunità, sulle cattedre, sulle scuole, sugli ospedali, sulle officine, sui cantieri e sulle molteplici espressioni dell’operosità quotidiana; assisti i poveri e gli emarginati. Fa’ che non si estingua nelle nuove generazioni la fede trasmessa dai padri; restino vivi il senso dell’onestà e della generosità, della libertà e della giustizia, la concordia operosa, l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati, la premurosa apertura verso l’umanità che in ogni parte del mondo spera in un avvenire migliore”-