Con sempre più cristiani in fuga dalla persecuzione si assiste al fenomeno di una “Chiesa profuga”: a denunciarlo è la World Watch List 2022 (Wwl), la nuova lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo, presentata oggi a Roma (in sala stampa della Camera dei deputati) da Porte Aperte/Open Doors, organizzazione internazionale da oltre 60 anni impegnata a sostenere i cristiani perseguitati nel mondo. Tra i circa 84 milioni di persone forzatamente sfollate nel 2021, sia all’interno del proprio Paese, sia – 26 milioni – oltre i confini (stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – Unhcr) molti, afferma il report, sono cristiani in fuga dalle persecuzioni: “Centinaia di migliaia sono colpiti dalla violenza islamista (nella regione del Sahel) o fuggono dall’arruolamento forzato (Eritrea), dal conflitto civile (Sudan), dalla repressione statale (Iran) e/o dall’oppressione familiare dovuta alla loro fede. La gran parte rimane nella propria regione, sfollata nel Paese o come rifugiata in nazioni vicine”. In alcune parti dell’Africa Subsahariana (compreso il nord-est del Kenya), la ricerca di Porte Aperte/Open Doors indica che “la popolazione cristiana è di fatto quasi sparita”. Negli ultimi anni, “centinaia di chiese sono state chiuse in Burkina Faso, Mali, Niger, cui si sono aggiunte quest’anno 470 nella sola Nigeria. Se i cristiani dovessero tornare – rimarca la ricerca – è probabile che riprendano i violenti attacchi jihadisti. Una volta sfollati o in viaggio rischiano di diventare bersagli di estorsioni, traffico di esseri umani, stupri e detenzione, soprattutto se raggiungono la Libia”. Molti sfollati e rifugiati cristiani continuano a vivere in Iraq, Siria, Libano e Giordania. Se sono una minoranza nei loro Paesi d’origine, riferiscono di ulteriori vulnerabilità quando si trovano nei campi per sfollati e profughi: possono subire discriminazioni (specie se ex musulmani convertiti alla fede cristiana) da parte dei funzionari e persino vedersi negare l’assistenza umanitaria e altre forme di assistenza pratica. Le donne cristiane riferiscono che la loro principale fonte di persecuzione è la violenza sessuale”. A riguardo i ricercatori della Wwl hanno ricevuto “rapporti di donne e bambini sottoposti a stupro, schiavitù sessuale, molestie e altro ancora, sia nei campi e soprattutto mentre viaggiavano in cerca di sicurezza. La povertà e l’insicurezza aggravano la loro vulnerabilità, costringendoli alla prostituzione per sopravvivere. Per queste e altre ragioni, molti rifugiati cristiani preferiscono evitare del tutto i campi, il che significa non arrivare a registrarsi, mancando l’idoneità a ricevere aiuti alimentari, sostegno per i traumi, istruzione scolastica per i figli”. Il conflitto in Myanmar, si legge nel report, “prende di mira lo Stato Chin, a maggioranza cristiana, e le popolazioni cristiane di minoranza (ad esempio negli Stati Kachin, Kayah, Shan); l’esercito birmano ha bombardato le chiese e ha anche ucciso o detenuto leader cristiani”. Le ricerche indicano che “circa 200.000 cristiani sono stati sfollati e altri 20.000 sono fuggiti dal Paese durante il periodo di riferimento della Wwl 2022. Altrove, in parti dell’Africa Sub-Sahariana e in parti dell’Asia, i cristiani lasciano le loro case e i loro paesi con riluttanza, non avendo altro modo per sfuggire alla costante discriminazione e pressione in ambito legale, politico, economico e sociale. Questo costante ‘esodo’ indebolisce le chiese esistenti, mentre i giovani emigrano da Paesi diversi tra loro come la Nigeria e la Malesia”.