Papa Francesco: udienza, “il Signore non ci toglie tutte le debolezze, ma ci aiuta prendendoci per mano”. “Guardate come gli infermieri toccano le ferite degli ammalati”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il Signore non ci toglie tutte le debolezze, ma ci aiuta a camminare con le debolezze prendendoci per mano. Prende per mano noi con le nostre debolezze: questa è tenerezza”. Lo ha spiegato, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di San Giuseppe, padre nella tenerezza.  “La tenerezza non è prima di tutto una questione emotiva o sentimentale”, ha puntualizzato Francesco: “è l’esperienza di sentirsi amati e accolti proprio nella nostra povertà e nella nostra miseria, e quindi trasformati dall’amore di Dio. Dio non fa affidamento solo sui nostri talenti, ma anche sulla nostra debolezza redenta. La nostra debolezza è redenta, e lui si affida a quello”. L’esperienza della tenerezza, secondo il Papa, “consiste nel vedere la potenza di Dio passare proprio attraverso ciò che ci rende più fragili; a patto però di convertirci dallo sguardo del maligno, che ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, mentre lo Spirito Santo la porta alla luce con tenerezza”. “È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi”, ha assicurato Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “Guardate come gli infermieri e le infermiere toccano le  ferite degli ammalati: con debolezza, per non ferirli di più. Così il S tocca le nostre ferite, con la tenerezza”.

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