Il Papa ha cominciato la catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di San Giuseppe il falegname, rivolgendosi “a tutti i lavoratori del mondo, in modo particolare a quelli che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero; alle vittime del lavoro – abbiamo visto che in Italia ultimamente ce ne sono parecchi; ai bambini che sono costretti a lavorare e a quelli che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare”. Francesco ha poi ripetuto un’altra volta questo appello, soffermandosi su ogni categoria dei “lavoratori nascosti”: “I lavoratori che fanno lavori usuranti e il lavoro in nero”, ha proseguito a braccio: “E oggi c’è il lavoro in nero, e tanto; alle vittime del lavoro, che soffrono incidenti del lavoro; ai bambini che sono costretti a lavorare con persone adulte, questo è terribile! E tutti questi sono fratelli e sorelle nostre, che si guadagnano la vita così: non gli danno la dignità. Pensiamo a questo, e questo succede oggi nel mondo”. “Ma penso anche a chi è senza lavoro, a quanti si sentono giustamente feriti nella loro dignità perché non trovano un lavoro”, ha proseguito il Papa, che poi ha aggiunto a braccio: “Quanta gente va a bussare alla porta delle fabbriche, delle imprese, e non trova niente. Feriti nella dignità, perché non trovano questo lavoro”. “Quello che ti dà dignità – ha spiegato Francesco ancora fuor testo – non è portare il pane a casa, puoi prenderlo dalla Caritas. Quello che ti dà dignità è guadagnare il pane, e se noi non diamo alla nostra gente, agli uomini e alle donne, la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale, in quella nazione, in quel continente. I governanti devono dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno ti dà la dignità”.