“Questo è l’altro nostro sogno. Abbiamo scritto una lettera al Santo Padre in cui l’abbiamo invitato a venire. Penso che dopo questa situazione critica appena vissuta, sarebbe bellissimo se il Santo Padre potesse visitare il Kazakistan e aiutare questo Paese a compiere con fiducia una nuova tappa della sua storia”. A parlare è mons. José Luis Mumbiela Sierra, vescovo di almaty e presidente dei vescovi cattolici del Kazakistan che in un’intervista al Sir fa il “punto” della situazione dopo i giorni di scontri nel Paese. Facendo riferimento alle parole pronunciate dal Papa domenica scorsa all’Angelus, mons. Mumbiela Sierra commenta: “Il fatto che il Papa abbia parlato del Kazakistan è un segno di comunione. Il suo appello al dialogo e alla fraternità è la strada per questo Paese. Il futuro passa per le parole di Gesù nel Vangelo, ‘beati di operatori di pace’. Non soltanto siamo chiamati a pregare per la pace – Dio mio fai di me uno strumento della pace – ma siamo chiamati anche ad essere operatori attivi di pace. La pace è un dono di Dio ma anche frutto del nostro impegno e del nostro lavoro. Questa pace è anche il sogno di un Kazakistan multietnico, multireligioso, un Kazakistan di pace e di concordia. Stiamo sognando e ma stiamo anche costruendo perché questo sogno si realizzi”. La Chiesa cattolica in Kazakistan è piccola e conta al suo interno varie provenienza europee e asiatiche. La nostra vocazione – dice il vescovo – è quella di “essere una famiglia della pace, essere luce del mondo come Gesù, essere testimoni dei valori del Vangelo, in maniera non solamente spirituale ma totalmente umano, favorendo e promuovendo la giustizia, la solidarietà, la convivenza. Sentiamo di non avere programmi speciali se non quello di essere buoni cristiani in questa terra”.