“Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui”. Lo ricorda il vescovo di Sessa Aurunca, mons. Orazio Francesco Piazza, evidenziando che “in Lui siamo liberati dai vincoli che incatenano alla roccia del male e negano la vita: liberazione operante nella fede riposta nella sua via , nella sua verità e nella sua vita . È il paradosso della fede : fidarsi e affidarsi a ciò che è manifestato in un bambino. Non la potenza dei mezzi, ma la semplicità , indifesa e fiduciosa, divengono il mezzo utile per rispondere alla fatica del vivere . In questa Nascita la nostra rinascita come conversione del cuore”. Per il presule, “chi è capace di affidarsi è già sul sentiero di una vita piena”. Il vescovo aggiunge: “Se la misericordia e il perdono sono le condizioni di utilità offerte da Dio, a queste deve corrispondere, da parte dell’Uomo, la consapevolezza che le fragilità/povertà umane non sono un limite per conseguire una vita compiuta, ma la soglia da cui ripartire per esaudire il desiderio di felicità. Le fragilità, tratti comuni a tutti gli uomini, acquistano nuova luce : sono realtà che rendono evidente l’amore di cui ognuno è destinatario, malgrado tutto. Né il male, con tutti i suoi risvolti, né le fragilità umane, che segnano ognuno di noi, possono impedire che questo perdono possa trasformare il cuore e la vita”. Mons. Piazza conclude: “Il dono di questo Figlio è per noi , perché nel cuore di ognuno si radichi la pace, fermento di vita realmente vissuta in tutta la sua bellezza, spesso tragica, ma mai inutile o scontata”.