“La carenza di trasporti pubblici, di servizi sanitari e di servizi educativi, di posti di lavoro qualificati determina un trasferimento di popolazione il quale, a sua volta, provoca il venir meno degli standard minimi per la persistenza di servizi sul territorio e dunque produce una spoliazione ulteriore, sino all’esaurimento”. Lo ha sottolineato, oggi, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Palazzo del Quirinale, in occasione della Giornata internazionale della montagna.
Eppure “la fruizione di alcuni di questi servizi è tutelata costituzionalmente; e l’art. 44 della Costituzione richiede attenzione alla montagna”.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza “intende essere strumento di un approccio nuovo, così come lo è la predisposizione di una nuova legge organica sulla montagna che non dimentichi l’aspirazione ad un governo locale autonomo delle popolazioni, a suo tempo sancito da una legge del 1971”.
“I valori vissuti nelle aree montane – solidarietà, sobrietà e spirito comunitario nel gestire le risorse, amore per la libertà, sottolineano l’esistenza di una cultura varia eppure omogenea, alla quale la comunità nazionale attenta guarda con sentimenti di ammirazione”, ha osservato il capo dello Stato, rivolgendo ai sindaci “l’invito a trasmetterli idealmente ai loro concittadini: a loro, ai loro sacrifici quotidiani, dobbiamo la conservazione di questo bene indispensabile e altrettanto inestimabile”.
“La montagna oggi può essere un modello di economia sostenibile al quale guardare e i cui equilibri vanno gestiti con saggezza – ha affermato il presidente -. Il nostro Paese, nel tempo, ha saputo mettere in campo scelte positive: penso alla legge sui Parchi, approvata dal Parlamento giusto 30 anni addietro, che ha rappresentato uno strumento importante per preservare la identità dei nostri territori. Penso anche al Testo unico in materia di foreste del 2018: si tratta di implementare con coraggio le norme tese a promuovere il nostro patrimonio forestale, nell’ambito delle iniziative assunte anche a livello europeo. È un capitolo significativo, anche in direzione della lotta ai cambiamenti climatici”.
Il futuro delle genti di montagna – e dei territori in cui essi vivono – “è legato alla capacità di saper sfuggire da un lato alla omologazione, dall’altro alla contemplazione di ciò che si è stati. Di guardare, invece, coraggiosamente, alla costruzione di un presente che metta a fattor comune tutte le risorse, anche quelle sin qui trascurate, dall’agricoltura, alle energie alternative, alla gestione forestale, alla creazione di filiere produttive locali”. Ma occorre anche “comprendere come la strada della formazione e della ricerca sia quella che permette di pensare alle zone montane come luoghi di produzione al tempo del digitale. Circostanza questa destinata a mutare radicalmente le modalità di accesso ai processi di innovazione e di partecipazione”. “Goethe ebbe a definire i nostri monti ‘Maestri muti che fanno discepoli silenziosi’. Dobbiamo confidare che questi siano numerosi e operosi”, ha concluso Mattarella.