“Dopo mesi di fatica e dolore oggi torniamo a mettere il nostro cuore in festa! Festa per la nostra città, per l’arcidiocesi di Bari-Bitonto, per la Chiesa universale di cui S. Nicola, dopo la Vergine Santa, è il santo più venerato. A lui siamo affezionati per l’intercessione taumaturgica e per la sua storia di vita, che lo rende ai nostri occhi fedele interprete del Vangelo di Cristo. Ecco perché oggi anch’io vengo pellegrino sulla sua tomba a celebrare questa eucaristia”. Lo ha detto, ieri, mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto, celebrando la messa nella festa del patrono, San Nicola, nella omonima basilica a Bari.
“La sua testimonianza, di uomo radicato in Dio e proteso verso gli uomini, lo attesta come esempio di credente e pastore che, rinunziando alle seduzioni del mondo del suo tempo, visse quella pace del cuore, quel radicamento nella fede e quello slancio nella carità che ancora oggi lo rendono fulgido esempio per tutti noi”, ha sottolineato il presule, per il quale “vivere la festa, con il suo tripudio di luci e di suoni, non deve distoglierci dalla centralità che in essa è chiamata ad assumere la dimensione personale di ciascuno. Vivere la festa deve condurci a quello spazio creativo in cui trovi ospitalità la centralità dell’uomo con le sue tradizioni, con il suo desiderio di cielo, con la sua capacità di costruire relazioni, comunità”.
In un contesto simile “desideriamo celebrare la festa di S. Nicola, ‘uomo vittorioso’, saggio, grande nella bontà verso piccoli e oppressi, fu sentinella vigilante del suo popolo”.
“Nonostante la crescente secolarizzazione e lo sfruttamento mirato da parte della propaganda commerciale natalizia – ha osservato mons. Satriano -, la figura di San Nicola rimane imponente e autorevole nel cuore dei baresi e di quanti, nel mondo, guardano a lui come padre e pastore amorevole”.
L’arcivescovo ha tratteggiato due aspetti peculiari e salienti del santo patrono: “L’essere vero pastore del gregge affidatogli e la sua fede operosa”. San Nicola “si prese cura degli altri, non come professionista del disagio, ma come accompagnatore umile, uomo accanto agli uomini; pastore e sentinella della ‘felicità’ dei suoi figli”. Ed “è qui la sfida per tutti noi: ritrovare una responsabilità d’amore verso i fratelli che nasca dall’incontro con Gesù”. Inoltre, “quella di Nicola non è stata una fede disincarnata, ma si è confrontata con l’oggi della sua storia, sapendo farsi carico delle necessità e delle urgenze che egli scorgeva nella vita della sua gente”. “Solo una fede operosa, intrisa di carità, può restituirci la dignità del vivere da figli di Dio, sapendo asciugare le lacrime di chi piange, condividendone i dolori, le attese, le angosce”, ha concluso mons. Satriano.